Usa: mercato lavoro ancora solido, rialzo tassi Fed più probabile
Brutta sorpresa dai dati americani sul mercato del lavoro. I nonfarm payrolls hanno doppiato le aspettative degli analisti, la disoccupazione è rimasta stabile e la crescita dei salari si è moderata solo parzialmente. I numeri aumentano le possibilità che la Fed alzi ancora i tassi d’interesse per raffreddare le persistenti pressioni al rialzo sui prezzi. Ecco i dettagli sul report, la reazione dei mercati e le implicazioni di politica monetaria.
Nonfarm payrolls aumentano a 336 mila, disoccupazione al 3,8%
A settembre le nuove buste paga del settore non agricolo (nonfarm payrolls) sono state 336 mila, all’incirca il doppio rispetto alle 170 mila del consensus di Bloomberg, superando tutte le previsioni degli analisti e segnando l’incremento massimo da gennaio. La revisione delle rilevazioni precedenti ha portato ad un aumento complessivo di 119 mila impieghi tra luglio e agosto, con quest’ultima lettura corretta al rialzo da 187 a 227 mila.
Il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 3,8%, nonostante le attese fissate al 3,7%. Per quanto riguarda i salari medi orari, su base mensile si registra una crescita dello 0,2%, in linea con il mese precedente e inferiore allo 0,3% stimato, mentre su base tendenziale si assiste ad un lieve rallentamento, dal 4,3% al 4,2% (consensus 4,3%).
La reazione dei mercati ai dati sul lavoro Usa
In seguito alla pubblicazione del rapporto, i futures azionari hanno registrato una brusca correzione, puntando verso un avvio negativo di circa un punto percentuale a Wall Street per l’S&P500 e il Nasdaq. Si impennano i rendimenti dei Treasury, in aumento di circa 11 punti sulla scadenza decennale, al 4,84%, e di 8su quella biennale, al 5,11%. L’euro/dollaro si deprezza a 1,052, con il biglietto verde sostenuto dal job report.
Inoltre, le probabilità di un altro aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve entro la fine dell’anno sono salite, in quanto i dati sembrano confermare i toni restrittivi dei funzionari dell’istituto e i dot plot pubblicati dopo l’ultima riunione. I futures sui Fed Funds prezzano un rialzo dei tassi entro dicembre con una probabilità intorno al 50%, rispetto a quella precedente inferiore al 40%.
Gli ultimi dati sul mercato del lavoro Usa e le implicazioni per la Fed
I dati di oggi coronano una settimana che ha fornito diversi spunti macroeconomici sul mercato del lavoro statunitense.
Il rapporto JOLTs di agosto sulle offerte di lavoro ha evidenziato un marcato incremento a 9,61 milioni, rispetto a 8,92 milioni di luglio e 8,82 milioni del consensus, un segnale di forte domanda e dunque di potenziali pressioni al rialzo sui salari.
Successivamente, i dati dell’ADP Research Institute hanno evidenziato 89 mila nuovi impieghi nel settore privato, il valore più contenuto dall’inizio del 2021, suggerendo invece una moderazione dell’occupazione e allentando le tensioni (soprattutto sull’obbligazionario).
Il report di oggi però ha un peso specifico molto più elevato e rimette tutto in discussione. Nell’ultima riunione i funzionari di politica monetaria hanno lasciato invariati i tassi, lasciando però aperta la porta a ulteriori strette e segnalando che il costo del denaro rimarrà su livelli elevati anche nel 2024.
La view di ING
Secondo gli analisti di ING, la forza del mercato del lavoro “mantiene viva la prospettiva di un altro aumento dei tassi e si adatta alla narrativa della Fed di tassi ‘più alti per più tempo”.
Gli esperti spostano l’attenzione sui dati della prossima settimana relativi ai prezzi al consumo e alla produzione. Le “colombe” della Fed porranno l’accento sul “rialzo della disoccupazione e sul basso livello dei salari”; tuttavia, questo non avrà molta importanza se i rapporti CPI e PPI della prossima settimana mostreranno un’inflazione ancora troppo elevata. “L’attuale consenso è che l’indice dei prezzi al consumo core aumenti dello 0,3% su base mensile, un valore ancora troppo elevato per la Fed, che vuole vedere un incremento congiunturale dello 0,1% o dello 0,2%.”
In ogni caso, gli analisti di ING ritengono che “la politica monetaria sia sufficientemente restrittiva; non crediamo che la Fed aumenterà nuovamente i tassi, ma un’inflazione elevata garantirebbe di raggiungere il 5% sui rendimenti dei Treasury USA a 10 anni.”