USA, a luglio rallenta la crescita dei prezzi al consumo (+8,5%), il Nasdaq sale (+2,5% )
A luglio i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati dell‘8,5% rispetto a un anno fa, un ritmo in rallentamento rispetto al mese precedente (+9,1%) dovuto principalmente al calo dei prezzi della benzina. Mentre su base mensile, i prezzi sono rimasti invariati poiché i prezzi dell’energia sono diminuiti sostanzialmente del 4,6% e la benzina è scesa del 7,7%. Ciò ha compensato un aumento mensile dell‘1,1% dei prezzi dei generi alimentari e un aumento dello 0,5% dei costi degli alloggi.
L’inflazione core, depurata dai prezzi alimentari ed energetici, il cosiddetto CPI core è aumentato del 5,9% annuo e dello 0,3% su base mensile, dunque sotto le stime rispettive del 6,1% e dello 0,5%.
Ricordiamo che anche con numeri inferiori alle attese, si tratta di livelli d’inflazione vicini ai massimi da 40 anni.
I mercati reagiscono positivamente al calo dell’inflazione supponendo che la FED sarà meno aggressiva del previsto in termini di politica sui tassi. Il Dow Jones guadagna 400 punti in preapertura a quota 22,193 punti, mentre il Nasdaq Composite guadagna il 2,5% a quota 13,333 punti, anche lo S&P 500 sta segnando un rialzo dell’1,75% a 4,194 punti. Il dollar index (DXY) perde l’1% a quota 105,18.
Il balzo dei prezzi degli alimentari ha portato l’aumento su base annuale al 10,9%, il ritmo più veloce da maggio 1979. Nonostante il calo mensile dell’indice energetico, i prezzi dell’elettricità sono aumentati dell’1,6% su mense e del 15,2% rispetto a un anno fa. L’indice energetico è aumentato del 32,9% rispetto a un anno fa.
Mentre i prezzi dei veicoli usati hanno registrato un calo mensile dello 0,4%, anche i prezzi dell’abbigliamento sono diminuiti, in calo dello 0,1%, e i servizi di trasporto sono diminuiti dello 0,5% a causa del calo dei prezzi delle tariffe delle compagnie aeree diminuite dell’1,8% per il mese e del 7,8% rispetto a un anno fa.
I numeri indicano che le pressioni inflazionistiche si stanno leggermente attenuando, ma rimangono comunque vicine ai livelli più alti dall’inizio degli anni ’80.
Le catene di approvvigionamento intasate, la domanda smisurata di beni rispetto ai servizi e migliaia di miliardi di dollari di stimoli fiscali e monetari legati alla pandemia hanno contribuito per creare un ambiente di prezzi elevati e crescita economica in rallentamento che messo in subbuglio i mercati finanziari.
La Federal Reserve sta aumentando i tassi di interesse da inizio anno in maniera aggressiva con la speranza di far tornare i numeri sull’inflazione al proprio target di lungo periodo del 2%. La banca centrale ha finora aumentato i tassi di riferimento del 2,25% nel 2022 e i diversi membri della FED hanno fornito delle indicazioni che stanno arrivando altri aumenti di almeno 50 punti base.
Non sono mancate però anche delle buone notizie all’inizio di questa settimana, un sondaggio della Fed di New York ha indicato che i consumatori hanno ridotto le aspettative di inflazione per i prossimi trimestri. Ma per ora, l’impennata del costo della vita rimane un problema soprattutto per i ceti di medio/basso reddito.