UniCredit verso operazione Prisma: piano per liberarsi di 6 MLD di Npl. Ma occhio anche ai rumor su altro piano Mustier
Novità su UniCredit, oggetto anche di nuove indiscrezioni. La novità riguarda il piano di pulizia di bilancio della banca guidata da Jean-Pierre Mustier, che continua ad andare avanti. Tanto che nelle ultime ore l’agenzia tedesca Scope Ratings ha reso nota l’intenzione dell’istituto di procedere a una ulteriore vendita di crediti deteriorati per un valore nominale di 6,057 miliardi di euro.
Obiettivo: accelerare la pulizia del bilancio in vista del nuovo piano che sarà presentato il prossimo dicembre.
L’operazione ha ottenuto da Scope Ratings, stando a quanto si legge nel report dell’agenzia, un rating BBB+.
Il portafoglio di crediti deteriorati, denominato Prisma, include sofferenze garantite e non garantite concesse a privati.
Il Sole 24 Ore dà ulteriori dettagli sull’operazione, scrivendo che “il progetto, che fa perno sull’utilizzo delle garanzie pubbliche Gacs, dovrebbe prevedere il supporto di DoValue (la ex-doBank) che agirà in qualità di master e special servicer”.
“Nel dettaglio – riporta il quotidiano di Confindustria – la struttura è composta da tre classi di note: senior per 1,2 miliardi (su cui l’agenzia di rating tedesca ha assegnato il rating Bbb+), mezzanine per 80 milioni e junior per 30 milioni. Le classi senior e mezzanine pagheranno un tasso variabile basato sull’Euribor a sei mesi, più un margine rispettivamente dell’1,5% e del 9,0%. Il capitale e gli interessi di classe J sono subordinati al rimborso delle obbligazioni senior e mezzanine. Le obbligazioni sono state strutturate tenendo conto dei requisiti dello schema delle Gacs aggiornato al 2019″ .
Da segnalare che la notizia è stata data dalla stessa agenzia tedesca Scope Ratings. UniCredit non ha rilasciato al momento commenti, ma chiaro è sempre stato il suo obiettivo di procedere con l’operazione di pulizia di bilancio.
UNICREDIT, REUTERS: MUSTIER VUOLE RENDERLA MENO ITALIANA PER RILANCIARE TITOLO
Di UniCredit si parla però oggi anche in relazione ad alcuni rumor che sono stati riportati da Reuters, in un articolo che ha un titolo più che indicativo: “UniCredit vuole diventare meno italiana per rilancio quotazioni”.
Il riferimento è a quella subholding tedesca, in cui far confluire tutte le sue attività estere, di cui si è già vociferato.Così si legge nell’articolo di Reuters:
“Chi può dire con certezza che il debito italiano non sarà declassato a ‘junk’?”, ha detto una fonte, parlando in condizione di anonimato e descrivendo la riorganizzazione dell’istituto come una polizza assicurativa se l’economia italiana continuasse ad andare male. “La banca deve essere pronta a quella eventualità”, ha detto la fonte, notando che Moody’s attualmente valuta la terza più grande economia della zona euro – gravata dal secondo più alto rapporto debito/Pil nel blocco della moneta unica – solo un notch sopra il non-investment grade. La Germania ha un rating tripla A da parte di tutte le principali agenzie di rating”.
Giusto per avere un’idea di quanto UniCredit sconti il rischio Italia, Reuters ricorda come, per “collocare un bond a 5 anni da 3 miliardi di dollari a novembre dello scorso anno, in un momento di tensione sugli asset italiani, UniCredit ha dovuto pagare una cedola alta pari al 7,8%”.
“UniCredit è per dimensione uno dei principali gruppi europei ma, a causa delle sue radici italiane, viene dagli investitori associato al rischio Italia in misura a mio parere eccessiva perché non tiene dovuto conto della sua diversificazione geografica”, ha detto a Reuters Stefano Caselli, professore ordinario di economia degli intermediari finanziari presso l’Università Bocconi.
Certo è che, prima con i rumor secondo cui la banca si appresterebbe ad annunciare un maxi taglio alla forza lavoro di ben 20.000 unità, in occasione della presentazione del piano industriale in calendario il prossimo 3 dicembre, sia dopo il grande spavento che il ceo Jean Pierre Mustier ha fatto prendere ai correntisti italiani, nel momento in cui ha parlato della necessità di imporre i tassi negativi sui depositi con oltre 100.000 euro (prima che la banca stessa smentisse l’AD), e ora con le mire di diventare meno italiana, UniCredit rischia davvero di essere percepita come una banca sempre meno italiana, al di là di quelle che siano le sue reali intenzioni. Così come, vista l’eterna rivalità tra l’Italia e la Francia, di certo la percezione che gli italiani hanno della banca non ha grandi chances di migliorare, visto che tutti questi piani proverrebbero da un banchiere francese.