UniCredit, Orcel parla di crisi banche e striglia l’Europa
Andrea Orcel, ceo di UniCredit, parla di crisi banche e di Europa
Andrea Orcel, ceo di UniCredit, a 360 gradi, parla della crisi bancaria esplosa a marzo, reitera la solidità dei fondamentali di Piazza Gae Aulenti e lancia più di una frecciatina all’Europa, per la precisione all’Unione europea (UE). Un’Europa che dovrebbe, a suo avviso, essere più integrata, e che risulta ancora frammentata.
Il banchiere ha commentato la crisi esplosa sui mercati nel mese di marzo, affermando che i problemi che hanno travolto alcune banche sono stati “incidenti isolati”.
Orcel ha parlato anche delle condizioni in cui versa UniCredit, affermando che la banca è ben capitalizzata e dispone di buoni livelli di liquidità.
Un giudizio positivo è stato dato anche all’insieme delle regole che sono state varate per regolamentare il comparto delle banche.
Ma una critica c’è stata, ed è stata rivolta all’Unione europea.
Orcel su crisi banche esplosa con casi SVB e Credit Suisse
Nel commentare i recenti eventi che hanno travolto il settore bancario globale, il numero uno di UniCredit ha praticamente condiviso la view delle stesse autorità finanziarie degli Stati Uniti e anche europee, come Fed e Bce, che avevano messo subito in chiaro come le crisi che avevano colpito alcuni istituti di credito avessero una natura idiosincratica.
Il riferimento, quando si parla di crisi, è al crac della banca californiana delle start-up SVB (Silicon Valley Bank) e al dramma di Credit Suisse, che la Banca centrale svizzera SNB e le autorità finanziarie svizzere hanno alla fine deciso di risolvere facendo convolare l’istituto a nozze con la rivale di casa UBS.
Alla notizia dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS era seguita tra l’altro, vale la pena di ricordare, la rabbia di quegli obbligazionisti che, di colpo, si ritrovavano in mano bond AT1 di un valore pari a zero.
Esplodeva così in quei giorni anche il timore per il futuro di queste obbligazioni bancarie, accompagnato da nuovi e continui tonfi in Borsa delle azioni degli istituti di credito.
La paura di quei giorni riportava sui mercati lo spettro della crisi finanziaria del 2008: d’altronde, Silicon Valley Bank è stata la banca americana più grande a fallire dopo il crac di Washington Mutual di quell’anno. Anno a cui si fa risalire anche l’incubo di Lehman Brothers.
Gli interventi e le rassicurazioni delle autorità finanziarie globale sono riusciti alla fine a riportare la calma sui mercati.
Diversi sono stati i commenti anche di strategist e analisti, che hanno messo in evidenza la solidità del sistema bancario made in Usa e made in Europe, grazie ai rispettivi impianti normativi lanciato proprio a seguito della crisi finanziaria del 2008, imperniati su regole severe che impongono il rispetto di livelli minimi di capitali e di liquidità che le banche devono detenere.
Orcel parla alla Bloomberg New Economy Gateway Europe
Sulla questione, nel corso di un intervento alla conferenza Bloomberg New Economy Gateway Europe, che si sta tenendo in Irlanda, vicino Dublino, Andrea Orcel ha detto oggi la sua, facendo notare che i recenti problemi delle banche “sono stati casi isolati, decisamente idiosincratici, che hanno messo in luce come la regolamentazione debba essere applicata in modo costante non solo alle banche di qualsiasi dimensione, ma anche a tutti gli intermediari finanziari“.
L’AD di UniCredit ha puntualizzato allo stesso tempo che non è realistico aspettarsi che le banche eliminino tutti i rischi, in quanto un atteggiamento del genere andrebbe a negare lo stesso ruolo che ricoprono nell’economia.
“Quando ci si trova in queste situazioni, alla gente viene ricordato che le banche non sono tutte uguali, che ci sono banche solide e banche meno solide – ha continuato Orcel – Di conseguenza, si assiste a un flusso di depositi e a un flusso di liquidità verso la qualità di quelle banche più forti, allontanandosi dalle banche più deboli”.
Con UniCredit che è presente in 13 paesi europei tra cui in modo incisivo in Germania, Orcel ha detto che l’obiettivo della banca è quello di essere una banca per l’Europa.
Detto questo, il banchiere ha sottolineato che le fusioni transfrontaliere sono difficili, dal momento che gli incentivi sono limitati.
“Con UE più integrata opportunità immense per UniCredit”
Una Unione europea più integrata “creerebbe una opportunità immensa per UniCredit – ha detto Andrea Orcel – Ma UniCredit non può diventare una banca pan-europea se “l’UE è frammentata. E nessuna altra banca può farlo”.
Di fatto, in un’Europa ancora orfana dell’Unione bancaria, le banche europee non dispongono della liberta di trasferire capitali e liquidità tra una nazione e un’altra.
E, “se non esiste un mercato unificato, se non ci sono capitali e liquidità liberi di fluire e mancano regole comuni, le sinergie alla fine capitolano e il risultato è che c’è davvero un incentivo ridotto a puntare sulle operazioni di fusione e di acquisizione transfrontaliere”, ha spiegato Orcel.
UniCredit sarà dunque costretta a guardare all’Italia?
Qualche giorno fa si sono ripresentati i rumor, di vecchia data, su una possibile fusione tra Piazza Gae Aulenti e Banco BPM.
In questo caso tuttavia, nonostante i benefici del deal, l’ostacolo è rappresentato da un altro fattore: non dall’Europa, ma dalla politica italiana, almeno secondo alcuni analisti. Insomma, per ora la strada verso una operazione di M&A, per UniCredit, sembra in salita. Va detto tuttavia che il ceo Orcel è stato il primo a rimarcare come il perseguimento di una operazione di fusione o acquisizione non sia la priorità di Piazza Gae Aulenti. Se ha senso, ok. Ma può anche aspettare.