UniCredit, Intesa, Banco BPM: titoli travolti dai sell
UniCredit, Banco BPM e Intesa in caduta libera a Piazza Affari
Banche italiane attaccate da forti sell off a Piazza Affari: UniCredit affonda del 4,5%, Banco BPM perde più del 4%, male anche Intesa SanPaolo, Bper, Mps, che segnano un tonfo compreso tra il 3% e il 4%.
Cosa succede al settore?
I motivi del sell off sono diversi: in generale, le ultime sessioni hanno visto tornare protagonista il timore che la crisi delle banche, che ha assillato i mercati nel mese di marzo, non si sia ancora conclusa.
Questo timore è stato rinfocolato dal caso First Republic, banca regionale Usa che gli investitori, da settimane, vedono come la prossima pedina a cadere, dopo il fallimento di Silicon Valley Bank (SVB) .
Il titolo First Republic in realtà oggi è in rialzo, sulla scia di alcune indiscrezioni secondo cui le autorità federali degli Stati Uniti, in prima linea Fed, dipartimento del Tesoro e Federal Deposit Insurance Corp, avrebbero iniziato a intavolare trattative con alcune società finanziarie per salvare l’istituto.
Il rialzo del titolo non allontana però di certo la paura per il destino di First Republic, che ora rischia di uscire anche dall’indice S&P 500, dopo che le azioni sono collassate nell’arco delle ultime sessioni del 64%, facendo scendere la capitalizzazione di mercato al di sotto di $1 miliardo.
Gli smobilizzi che hanno preso d’assalto la banca hanno azzerato un valore di mercato superiore ai $21 miliardi.
Paura recessione, focus Pil Usa ed Eurozona
Ma le pesanti vendite che colpiscono le banche italiane, e in generale le banche europee, sono dovute anche ai timori di una recessione nel mondo.
Nella giornata di ieri, il dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha annunciato che, nel primo trimestre dell’anno, il Pil Usa è salito al ritmo annualizzato dell’1,1%, decisamente al di sotto del rialzo pari a +2% che era stato previsto dagli economisti, e in deciso rallentamento rispetto al +2,6% del quarto trimestre del 2022.
La pubblicazione del dato ha scatenato i timori, mai del tutto rientrati, di un’economia destinata a cadere in recessione.
Il dubbio è stato ulteriormente riacceso con la diffusione, oggi, dei dati relativi al Pil dell’area euro, che hanno indicato una crescita, per l’economia dell’Eurozona, di appena lo 0,1%, nei primi tre mesi dell’anno.
Anche questo dato è stato inferiore alle attese, che puntavano su una crescita sempre anemica, pari al +0,2%, ma superiore a quella effettiva.
Su base annua, il Pil dell’Eurozona è cresciuto dell’1,3%, al di sotto di un outlook pari a +1,4%.
Nelle ultime sessioni, la paura per l’avvento di una recessione e il caso First Republic sono stati dunque alcuni fattori che hanno riportato le vendite sui titoli delle banche.
Vanno menzionati anche gli attacchi short contro le banche europee, che diversi fondi stanno portando avanti, e che vedono protagonista anche una grande banca italiana.
Si teme in generale che gli istituti di credito tornino a far fronte al problema degli NPL, crediti deteriorati:
con il rischio che, con il rallentamento economico e l’aumento dei costi di finanziamento, le famiglie e le imprese non riescano più a rimborsare i prestiti ricevuti dalle banche, è sicuramente presente.
C’è poi grande attesa, ma altrettanta grande cautela, per le trimestrali delle Big italiane, che saranno comunicate ai mercati a partire dal prossimo 3 maggio, quando a cominicare i risultati di bilancio sarà UniCredit.
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Oggi le condizioni in cui versano le banche europee sono state illustrate anche dal Fondo Monetario Internazionale.
Nel suo nuovo outlook dedicato all’economia europea, l’Fmi ha lanciato un alert sulle prospettive del mercato immobiliare in Europa, parlando delle sfide per l’economia dell’area e, di conseguenza, anche di quelle per le banche europee, che rischiano di non veder tornare indietro tutti i crediti che hanno erogato a famiglie e imprese.
Intesa SanPaolo: cosa ha detto oggi Carlo Messina
Tra gli istituti di credito, oggi osservata speciale è Intesa SanPaolo, nel giorno dell’assemblea degli azionisti, che ha dato il via libera ai conti del 2022.
Il numero uno Carlo Messina ha preso la parola, facendo notare che i risultati raggiunti nel 2022 sono l’ulteriore dimostrazione di come la banca, “anche in contesti estremamente difficili, abbia saputo generare una redditività notevole e sostenibile, grazie a un modello di business fortemente diversificato e resiliente, a vantaggio di tutti gli stakeholders”.
Messina ha ricordato che “quello del 2022 è stato il miglior bilancio di Intesa Sanpaolo dal 2007“. Un bilancio che permette alla banca di “remunerare in maniera significativa” i suoi azionisti, a fronte di “una solida posizione patrimoniale”.
Il ceo ha sottolineato che “l’assemblea ha approvato un ammontare complessivo di dividendi per 3.048 milioni di euro, considerando l’acconto già pagato per 1.400 milioni e il saldo ancora da corrispondere per 1.648 milioni, con un payout ratio pari al 70% dell’utile. A questi – ha detto ancora Messina – va sommata la seconda tranche del buyback conclusa di recente, per 1,7 miliardi”.
Messina ha rimarcato anche che “la realizzazione del piano d’impresa 2022-2025 è partita a pieno ritmo, con il lancio di tutte le sue iniziative nonostante il contesto sfidante”.