Notizie Notizie Italia Ue peggiora outlook Italia, spread sale. Ma la stessa Bruxelles conferma: investitori più positivi su carta italiana

Ue peggiora outlook Italia, spread sale. Ma la stessa Bruxelles conferma: investitori più positivi su carta italiana

7 Maggio 2019 16:21

E lo spread BTP-Bund sale. D’altronde, non poteva essere altrimenti dopo le pessime previsioni economiche sull’Italia che la Commissione europea ha reso note nella giornata di oggi. Nel 2019 il Pil italiano crescerà ancora meno rispetto a quel +0,2% che era stato stimato in precedenza da Bruxelles, facendo appena +0,1%, prima di segnare una ripresa nel 2020. 

Il deficit e il debito italiani continueranno a salire: ergo, la situazione fiscale in cui versa l’Italia peggiorerà secondo l’Ue sia quest’anno che il prossimo. La spiegazione, come rileva un articolo di Bloomberg, è ovvia: l’espansione dell’economia non sarà sufficientemente solida da fermare il deterioramento dei conti pubblici italiani.

E così il deficit-Pil salirà fino al 2,5% quest’anno, per fare un vero e proprio boom nel 2020, al 3,5%; il debito-Pil è stimato al 133,7 per cento nel 2019 e al 135,2 per cento nel 2020. 

Colpa della spesa pubblica, che aumenterà, anche per colpa, secondo Bruxelles, del reddito di cittadinanza e di Quota 100, le misure volute a tutti i costi rispettivamente dal M5S e dalla Lega:

“La spesa pubblica in Italia – si legge nelle previsioni primaverili della Commissione – è destinata ad aumentare in modo significativo a causa dell’introduzione del reddito di cittadinanza e di diverse disposizioni concernenti le pensioni, compreso il nuovo regime di prepensionamento (ovvero ‘Quota 100’)”, anche se “alcuni risparmi sono attesi da una nuova ‘spending review'”.  Secondo Bruxelles, “nel 2019, il disavanzo delle amministrazioni pubbliche è previsto in aumento, al 2,5% del Pil (appunto, rapporto deficit-Pil), principalmente a causa del rallentamento della crescita economica”.

Non è dunque una sorpresa che i BTP scontino questo scenario, riposizionandosi sopra quota 260 punti base. C’è però una nota positiva che riguarda proprio il mercato dei titoli di stato.

Si tratta ovviamente di una realtà incontrovertibile, che la Commissione europea mette comunque nero su bianco nel suo rapporto: “Nel marzo del 2019, lo spread tra i tassi dei bond sovrani tedeschi e italiani a 10 anni è sceso sotto i 250 punti base, per rimanere attorno a quei livelli ad aprile, significativamente inferiori a quei 320 punti base che abbiamo visto in diversi casi lo scorso autunno”, nelle settimane di alta tensione tra Roma e Bruxelles sulla legge di bilancio. “Questo – ricorda l’Ue – lascia pensare che i partecipanti al mercato sono diventati più ottimisti sui problemi di budget dell’Italia”: di fatto, “la domanda degli investitori per la carta italiana è stata di recente solida”.

I fondamentali economici italiani continuano tuttavia a rimanere sotto i riflettori.

Occhio alla nota dell’Unione nazionale dei Consumatori successiva alla pubblicazione delle nuove stime Ue sull’Italia:

La Commissione Ue taglia le stime di crescita dell’Italia. Il Pil si attesterà nel 2019 a +0,1% e nel 2020 a +0,7%. “Quello che troviamo preoccupante, non è tanto la stima del Pil, in linea con quella degli altri previsori, quanto l’analisi sulla spesa dei consumatori, che tenderanno a risparmiare” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “I consumi delle famiglie rappresentano il 60% del Pil. Se, quindi, restano al palo, non potremo mai uscire dalla crisi. Ecco perché la politica economica del Governo dovrebbe mirare a rilanciare la capacità di spesa delle famiglie, non di tutte, ma solo di quel 50% meno benestante che fatica ad arrivare a fine mese” prosegue Dona.

No, quindi, alla flat tax. Se si aiutano anche le famiglie più abbienti, infatti, il rialzo del loro reddito disponibile non andrà in consumi ma in risparmi. Secondo i dati di Bankitalia, la propensione marginale al consumo dell’ultimo quintile è la metà rispetto al primo quintile, ossia rispetto ai più poveri. Aiutare chi ha più bisogno, insomma, non è solo un fatto di equità, ma anche una necessità economica” conclude Dona.