Notizie Notizie Italia Ubp: Pil Italia +0,8% nel 2024 e +1,1% nel 2025, ancora troppe incertezze

Ubp: Pil Italia +0,8% nel 2024 e +1,1% nel 2025, ancora troppe incertezze

5 Febbraio 2024 15:07

L’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) ha diffuso le previsioni macroeconomiche aggiornate per l’economia italiana, con riferimento al triennio 2023-2025. Le stime, contenute nella Nota sulla congiuntura di febbraio 2024, sono fortemente influenzate dalle incertezze legate alle tensioni geopolitiche. Per quanto i disordini nella regione mediorientale non abbiano finora inciso sui prezzi delle materie prime energetiche, i nuovi fattori di rischio pesano sulle prospettive di allentamento della politica monetaria per quest’anno.

Eppure non mancano segnali positivi, sia sul fronte internazionale, sia per l’Italia, seppur soggetti a condizioni. Tra questi, il deciso calo dell’inflazione sia nell’area euro (al 2,8% in gennaio) sia negli Stati Uniti (al 3,4% in dicembre), anche se la dinamica di fondo dei prezzi rimane vischiosa. Le aspettative sull’inflazione appaiono relativamente stabili, nell’intervallo compreso tra il 2,0 e il 2,5%, quindi in prossimità del target delle banche centrali.

Le previsioni sul Pil dell’Italia nel triennio 2023-25

Per il 2023 l’Upb stima una crescita dell’attività economica italiana dello 0,6%, rispetto allo 0,7 per cento desumibile dalle serie trimestrali.

Per quanto riguarda il 2024, invece, si prevede una lieve accelerazione del Pil, allo 0,8 per cento; dopo un primo trimestre ancora debole, a causa delle persistenti tensioni globali, la crescita dovrebbe rafforzarsi gradualmente, beneficiando della minore inflazione e dell’accelerazione della domanda estera.

Nel 2025 la dinamica del Pil dovrebbe consolidarsi all’1,1 per cento, ipotizzando un miglioramento graduale del contesto geopolitico ed economico internazionale e l’avvio della normalizzazione della politica monetaria dalla metà di quest’anno.

Le previsioni si basano sull’ipotesi della completa attuazione dei programmi di investimento del PNRR e sull’attesa che le tensioni geopolitiche nell’area mediorientale si diradino nel breve termine.

previsioni Upb economia italiana
Variazioni percentuali, salvo per i contributi alla crescita del PIL (punti percentuali), il tasso di disoccupazione (percentuale), il tasso di cambio e il prezzo del petrolio (livelli).

I rischi per la crescita del Pil sono orientati al ribasso

Nel confronto con il quadro macroeconomico formulato dall’UPB in ottobre, in occasione dell’esercizio di validazione delle previsioni della Nadef 2023, la minore crescita del Pil (due decimi di punto nella media del 2024-25) ha riflesso il deterioramento delle ipotesi sul commercio internazionale e il lieve apprezzamento del tasso di cambio.

Dal terzo trimestre del 2022 l’economia del Bel Paese è risultata complessivamente debole, registrando una variazione congiunturale del PIL di appena un decimo di punto nella media dei sei trimestri.

Le prospettive per l’economia italiana sono esposte a molteplici rischi, complessivamente sfavorevoli. Le fonti di incertezza sono prevalentemente di natura esogena in quanto provengono da fattori internazionali, in particolare geo-politici (guerra in Ucraina e Medio Oriente), che potrebbero frenare il commercio globale. Il robusto recupero degli scambi internazionali per il 2024 è però essenziale per concretizzare l’accelerazione del PIL italiano nel biennio di previsione.

Fattori di incertezza: geopolitica, fondi PNRR e politiche europee

Riguardo agli effetti delle tensioni sui prezzi, gli aumenti dei costi di trasporto causati dagli attacchi nel Mar Rosso potrebbero incidere sui prezzi al consumo in Italia, per un paio di decimi di punto percentuale in un orizzonte biennale.

Nel complesso, la flessione dell’inflazione rappresenta dunque un pilastro chiave del quadro macroeconomico e l’evoluzione dei prezzi quest’anno dipenderà molto da variabili esterne, quali i costi delle materie prime.

Inoltre, come già segnalato dall’UPB, sussistono criticità legate all’utilizzo efficiente dei fondi europei del programma Next Generation EU (NGEU) da parte dell’Italia.

Vi sono, infine, fattori d’incertezza sulle politiche monetarie e la riforma della governance dei conti pubblici nella UE, in particolare per le tempistiche dei prossimi sviluppi.