Ubi Banca, Massiah su spread: ‘ognuno faccia possibile per far tornare fiducia su Italia’. Ma la banca comunque ha ridotto quota investita in BTP
Parla del futuro della banca, ma anche dello spread, dopo i forti scossoni degli ultimi giorni, che hanno portato i tassi sui BTP decennali a volare oltre la soglia del 3,4%, al record dal 2014. A margine di un convegno che è stato organizzato dalla stessa banva Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi Banca, fredda le ipotesi di M&A.
“Non c’è nessun dossier aperto. Non posso che annoiarvi come un disco rotto: penso che la concentrazione nel sistema nazionale italiano sia un fatto che avverrà in futuro”. Più che sulle fusioni, l’attenzione di Massiah sembra concentrata sui movimenti che stanno interessando i titoli governativi italiani: movimenti che sono diventati violenti, dopo che, nell’annunciare il Def – di cui manca ancora, comunque, un documento ufficiale, il governo M5S-Lega ha annunciato un target sul deficit-Pil pari al 2,4%, ben al di sopra del livello considerato tollerabile per i piani alti di Bruxelles.
“Non commento le scelte del governo – tiene a precisare il manager – (ma) credo che la preoccupazione sull’innalzamento dello spread sia di tutti. Evidentemente in primis del governo, di coloro che agiscono sui mercati finanziari e ancora più dei cittadini”.
“Non dobbiamo scordarci che l’effetto dello spread va soprattutto addosso ai risparmiatori. C’è uno costo aggiuntivo inevitabile della materia prima moneta nelle sue forme più articolate, che vanno dal richiedere un mutuo ad andare a prendere un finanziamento o un prestito personale. Se il costo del funding e dei depositi tende a crescere, ed è già inevitabilmente cresciuto, questo si ribalta sui costi finali. Se aumenta il costo del petrolio il costo finale al consumatore aumenta”.
“E’ chiaro che dobbiamo fare tutto il possibile perchè torni una maggiore fiducia nei confronti degli asset italiani. E ognuno per la sua parte sta cercando di fare questo”.
Detto questo, per ora Ubi Banca la sua decisione l’ha presa e sembra anche da un bel po’: la banca ha ridotto la quota investita in titoli di stato italiani. Così Massiah: “Per la verità noi abbiamo già rivisitato il nostro portafoglio prima ancora di questa risalita della febbre sullo spread e ci troviamo con un portafoglio che è molto più diversificato. Prima avevamo una concentrazione notevole, oltre il 90%, sui titoli governativi italiani. Adesso la concentrazione è circa il 60%. Il nostro piano al 2020 prevede una concentrazione al 50%. Buona parte della strada è stata già percorsa, è rimasta una cifra relativamente limitata”.
Alla domanda se Ubi tornerà a riposizionarsi sui BTP, Massiah ha sottolineato: “Non è che non ricominceremo a comprare, semplicemente abbiamo un piano, come è giusto che sia, di diversificazione. Qualunque investitore non vuole avere una concentrazione eccessiva su un singolo asset e si era creata una situazione in Italia di eccesso di concentrazione, derivante dalla famosa situazione degli spread a oltre 500″. Insomma, si trattava di una “eredità dell’altra crisi precedente.Siamo già alla terza crisi e sostanzialmente era rimasta una forte concentrazione, che andava ridotta e noi lo abbiamo fatto. La riduzione ulteriore adesso è marginale”.
Il manager insiste che la decisione non ha nulla a che vedere con un eventuale timore di rimanere posizionati sul debito italiano.
“No, (la scelta) è totalmente collegata a una diversificazione del portafoglio, necessaria per chiunque. Le vecchie logiche di non tenere tutte le uova in un paniere sono ancora vere”.