Tupperware: conti in declino e modello di vendita in crisi, titolo a picco
Le azioni di Tupperware Brands, la popolare azienda americana che produce contenitori per alimenti, sono crollate del 48,8% nella seduta di lunedì, toccando i minimi degli ultimi tre anni.
A innescare il tracollo è stata una comunicazione della società stessa che ne mette in dubbio la continuità aziendale e annuncia l’assunzione di consulenti finanziari per far fronte alle sfide imminenti. Una mossa che arriva all’apice di una crisi a livello finanziario e di business model, che ha portato il titolo a perdere il 93% del proprio valore in borsa nell’ultimo anno.
Crisi di liquidità e declino del modello di vendita
Tupperware Brands ha ritardato l’approvazione della relazione annuale al 31 dicembre 2022, affermando che “è probabile che si verifichi una violazione dei covenant sulla linea di credito”.
Citando una crisi di liquidità, Tupperware ha espresso “sostanziali dubbi sulla sua capacità di continuare a operare“.
Miguel Fernandez, Presidente e CEO dell’azienda, ha dichiarato:
“Tupperware ha intrapreso un percorso per ristrutturare l’attività operativa e risolvere le problematiche relative al capitale e alla liquidità. L’azienda sta facendo tutto ciò che è in suo potere per mitigare l’impatto dei recenti eventi e stiamo adottando provvedimenti immediati per cercare ulteriori finanziamenti e migliorare la nostra posizione finanziaria”.
Nell’ultimo trimestre, secondo i dati preliminari diffusi a marzo, l’azienda ha registrato un crollo delle vendite da quasi 500 a poco più di 300 milioni di dollari e una perdita inattesa di 35 milioni.
Da anni, Tupperware stenta nel mantenere la propria forza vendita, in diminuzione del 18% solo nell’ultimo anno, anche a causa delle molteplici alternative nell’ambito dei lavori temporanei.
L’elevato indebitamento ha portato a ripetuti tentativi di ottenere nuove concessioni di credito dalle banche per rispettare gli impegni finanziari. Tupperware sta anche esplorando eventuali cessioni di immobili o operazioni di leasing.
Storia del modello di vendita basato sugli Home Party
La crisi di Tupperware segna il declino di un modello di vendita esploso negli anni ’50 e basato sulle relazioni umane. I contenitori in polietilene con coperchio ermetico a tenuta stagna nacquero nel dopoguerra, ma all’epoca la plastica era un materiale poco familiare nelle case.
I prodotti per alimenti divennero popolari grazie all’intuizione di una casalinga di nome Brownie Wise che iniziò a organizzare feste in casa per presentarli a parenti e amici.
L’azienda cominciò dunque a ingaggiare rappresentanti in grado di estendere la rete di vendita attraverso relazioni personali, cosicché gli home party divennero l’unico modo per acquistare i prodotti Tupperware, che furono ritirati da tutti i negozi.
Il business model di Tupperware non ha saputo innovarsi
Per anni le feste private sono rimaste al centro del modello di vendita di Tupperware, che ha fondato la propria crescita sul network marketing e sull’esperienza del cliente. Tuttavia, nonostante l’implementazione dello store online, il modello di vendita non è stato in grado di innovarsi e rimanere al passo con i tempi in un’era pervasa dalla digitalizzazione, in cui la vendita è basata su un approccio di multicanalità dove online e offline si fondono nel cosiddetto “Phygital”.
Sebbene i prodotti siano ancora venduti al dettaglio in oltre 100 paesi, il Gruppo si appresta a chiudere una fabbrica greca dopo 56 anni di attività e ha dovuto già cedere asset nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Nuova Zelanda e Israele.
Lo scorso anno Tupperware ha siglato un accordo di distribuzione con Target per attrarre nuovi clienti, ma le vendite tramite questo canale hanno rappresentato solo l’1% del giro d’affari del quarto trimestre.
La sfida per tentare di salvare Tupperware
Gli sforzi di innovazione dell’azienda, che deve fare i conti anche con un progressivo abbandono della plastica a favore di soluzioni più ecologiche e riciclabili, non sono stati sufficienti a tamponare la perdita di clienti e di forza vendita.
Per far fronte alla crisi di liquidità e rimettere in sesto i propri conti, la società dovrà essere in grado di riconciliarsi con un pubblico più giovane, innovando il proprio modello di vendita e riuscendo a reggere la concorrenza di rivenditori come Amazon, in grado di offrire prodotti simili a prezzi molto più contenuti.