Notizie Notizie Mondo Trump dà seguito a minacce dazi contro Cina. Conto salato per azionario globale: bruciati $2,1 trilioni

Trump dà seguito a minacce dazi contro Cina. Conto salato per azionario globale: bruciati $2,1 trilioni

10 Maggio 2019 08:37

E’ ufficiale: gli Stati Uniti di Donald Trump hanno alzato i dazi doganali su $200 miliardi di prodotti cinesi importati, dal 10% al 25%. Il rialzo è scattato passata la mezzanotte ora di New York. Era stato questo, infatti, il termine stabilito dall’amministrazione americana, entro cui Pechino e Washington avrebbero dovuto trovare una intesa commerciale. Così non è stato, nonostante l’arrivo a Washington del vicepremier cinese Liu He. Quel tweet infuocato di domenica scorsa, che aveva scosso il mondo intero e che qualcuno aveva sperato fosse solo una delle tante esternazioni del presidente americano, è diventato così realtà.

La Cina non starà certo a guardare, tutt’altro: i funzionari cinesi hanno chiaramente detto che risponderanno all’attacco Usa, senza fornire tuttavia ulteriori dettagli.

I negoziati proseguiranno nella giornata di oggi ma, come ha fatto notare alla Cnbc Nick Marro, analista presso l’Economist Intelligence Unit, “la possibilità di un’intesa è scesa in modo significativo, e il rischio che le trattative vengano ulteriormente affossate è ora più elevato”.

Tra l’altro, l’imposizione delle tariffe ovviamente rende di per sé i rapporti tra le controparti più tesi e, secondo Marro, “cancella molta della buona volontà e del momentum positivo che erano emersi nel corso del primo trimestre”.

C’è da dire che, pur se ostaggio delle notizie relative all’evolversi dei rapporti Usa-Cina, i mercati azionari, almeno nelle ultime ore, non sono crollati.

Detto questo, il dazio – è il caso di dirlo – che i mercati hanno pagato questa settimana si conferma particolarmente elevato. L’indice che misura l’azionario globale, ovvero l’MSCI AC World Index, ha perso $2,1 trilioni di valore di mercato; l’indice giapponese Topix ha azzerato più della metà del rally incassato nel 2019. Lo S&P 500 si avvia a concludere la settimana peggiore dal sell off dello scorso Natale, dopo essere sceso per quattro sessioni consecutive. E gli investitori stranieri, riporta Bloomberg, hanno scaricato i titoli azionari cinesi nelle ore precedenti la scadenza del termine, vendendo azioni per un valore medio netto di 4,4 miliardi di yuan, l’equivalente di $640 milioni, al giorno.  Il Dow Jones ha perso più di 650 punti negli ultimi cinque giorni di contrattazioni, lo S&P 500 -2,5% circa.

Non aiutano certo i toni infuocati che accompagnano le dichiarazioni di Trump. Ieri, poco prima dell’incontro tra i funzionari americani e la delegazione cinese arrivata a Washington con il vice premier cinese Liu-He, il presidente ha definito l’imposizione dei dazi un’alternativa ‘eccellente’ al raggiungimento di un accordo commerciale.

Ancora prima aveva postato due tweet in cui aveva descritto i dazi come uno strumento per far cassa. Nell’affermare che era stata la Cina a rompere l’accordo, Trump aveva infatti tuonato:

“La ragione per cui la Cina si è ritirata e sta cercando di rinegoziare l’accordo sul commercio è la SPERANZA sincera di poter ‘trattare’ con Joe Biden o con qualcuno dei democratici molto deboli, e dunque continuare a spennare gli Stati Uniti ($500 miliardi l’anno) nei prossimi anni”.

In un altro tweet aveva scritto:

“Immaginate un po’..questa cosa non accadrà! La Cina ci ha appena informati che il (vicepremier) sta venendo negli Usa per concludere un accordo. Vedremo, ma sono molto contento dei dazi da più di $100 miliardi l’anno che finiscono nelle casse americane…una cosa grande per noi, non per la Cina!”.