Triste record per Apple: fatturato periodo shopping festivo in calo per prima volta da attacco Torri Gemelle
La buona notizia è che, stavolta, Apple non ha scioccato i mercati. D’altronde, lo aveva già fatto lo scorso 2 gennaio quando aveva annunciato, con una lettera dell’AD Tim Cook, una pesante revisione al ribasso sul fatturato, a causa del rallentamento dell’economia cinese.
Quel giorno, il tonfo del titolo aveva avuto un effetto domino sui mercati, provocando perfino un flash crash sul mercato del forex. Il titolo aveva lasciato sul terreno il 10% del suo valore, chiudendo la sessione del 2 gennaio a quota $157,92.
Ieri Apple ha tolto il velo sui suoi conti – che si riferiscono al suo primo trimestre fiscale del 2019, ovvero al trimestre che è terminato a dicembre – e la reazione dei mercati è stata positiva. L’azione è salita fino a +6% circa nelle contrattazioni dell’afterhours di Wall Street, oscillando attorno a quota $165.
Certo, rimane lontano il record assoluto testato lo scorso 2 ottobre, a $233,47 per azione. Da quel valore fino ai $156 dello scorso 2 gennaio, la perdita è stata del 33% circa.
Andando a leggere i numeri di bilancio, si nota che la delusione non è mancata, ed è stata rappresentata dalle vendite dell’iPhone, sempre più croce e delizia del colosso californiano. Il problema di Apple, concordano infatti diversi analisti, è la sua dipendenza dal suo indiscutibile fiore all’occhiello, il noto smartphone iPhone, che starebbe tuttavia stancando gli utenti, assediati e tentati da continue offerte dei competitor del gigante.
Manca una innovazione di quelle storiche che consenta all’iPhone di ritornare sul podio del mercato. O, magari, come fanno notare altri esperti, manca l’offerta di un prodotto o servizio che possa recidere quello che è diventato un cordone ombelicale tra Apple e l’Iphone.
Ma veniamo ai numeri:
L’utile per azione si è attestato a $4,18, rispetto ai $4,17 previsti dal consensus di Refinitiv e ai $3,89 del primo trimestre dell’anno precedente. Non è stato centrato, così, il “Whisper number”, ovvero la view non ufficiale di Wall Street sugli utili: questa aveva indicato un valore superiore per l’utile per azione, pari a $4,25.
Il fatturato è stato di $84,3 miliardi, rispetto agli $83,97 miliardi attesi dal consensus. Altri analisti avevano previsto un valore attorno agli $84 miliardi, in linea con quanto emerso dall’annuncio shock di inizio gennaìo, quando Cook aveva per l’appunto tagliato le stime sul fatturato del trimestre da $92 miliardi precedentemente attesi a $84 miliardi.
L’ammontare totale, ovvero gli $84,3 miliardi, indica di fatto una flessione del giro d’affari del 5% su base annua. Si tratta del primo calo del fatturato avvenuto durante la stagione di shopping festivo dal 2001, ovvero dall’anno dell‘attacco alle Torri Gemelle, sferrato l’11 settembre del 2001.
Nello specifico, il fatturato legato alle vendite di iPhone è stato pari a $51,98 miliardi, rispetto ai $52,67 miliardi stimati. Il fatturato legato ai servizi si è attestato a $10,9 miliardi, contro i $10,87 miliardi stimati.
Per il secondo trimestre fiscale, Apple prevede un fatturato compreso tra $55 miliardi e $59 miliardi, rispetto ai $58,83 miliardi previsti dagli analisti.
C’è da dire che il colosso guidato da Cook ha pubblicato un bilancio basato su una nuova struttura, rendendo pubblici i dati sul margine lordo dei segmenti dei prodotti e dei servizi, e non riportando i numeri sulle vendite delle unità di iPhone.
La nuova struttura di bilancio, annunciata a novembre, è stata lanciata per spostare l’attenzione dei mercati dai numeri dell’iPhone a quelli di altri business in cui Apple – identificata tuttora con l’iPhone- opera.
Detto questo, guardando al trend del titolo, alcuni analisti fanno notare come le perdite recenti scattate dallo scorso ottobre potrebbero aver creato una opportunità di acquisto. E’ quanto ritiene, tra gli altri, King Lip, responsabile strategist presso Baker Avenue Asset Management, che è intervenuto nella trasmissione “Squawk Box” della Cnbc, dopo la diffusione degli utili.
“Il titolo è conveniente, venduto a bassi multipli. E la ragione per cui a nostro avviso viene venduto a bassi multipli è la crescita dell’azienda, che si è indebolita”.
“Ci risulta molto chiaro – ha continuato l’esperto – che il tasso di crescita storico a due cifre faccia parte ormai del passato, almeno nel breve termine, e non sembra che ci sia alcun elemento catalizzatore che possa cambiare questo fatto”.
Cosa potrebbe giustificare un forte recupero dell’azione? Lip concorda sul fatto che la parola chiave è ‘innovazione’.
“Abbiamo davvero bisogno di qualcosa di simile a una Killer App o di un prodotto Killer che Apple sia capace di lanciare nei prossimi…6-12 mesi”
Dello stesso avviso e forse più fiducioso nelle potenzialità di Apple Daniel Flax, analista della divisione di ricerca presso Neuberger Berman, intervistato anche da lui dalla Cnbc, in questo caso prima della comunicazione dei risultati di bilancio.
“L’Apple Watch, gli AirPods, questi prodotti dimostrano che Apple sta davvero continuando a innovare, e per noi l’innovazione è cruciale per la creazione di valore a favore dei clienti e, ovviamente, dei loro azionisti, nel medio termine”. E’ necessario che Apple “si reinventi continuamente”.
“A noi piace il titolo – ha aggiunto Flax – E crediamo che ci sia un valore aggiunto che i vertici potranno creare nel corso dei prossimi due anni”.
Riguardo al calo del fatturato, il primo del periodo di shopping festivo dagli attacchi dell’11 settembre, l’AD Tim Cook ha motivato il trend affermando che il 100% di quella flessione è dovuta alla performance nel mercato cinese, dove il giro d’affari del colosso è sceso di $5 miliardi circa rispetto allo stesso periodo del primo trimestre fiscale del 2018.
Confermata dunque la ‘colpa’ della Cina, che ha portato anche altri giganti della Corporate America, come Caterpillar e Nvidia, a snocciolare dati e previsioni poco confortanti sul futuro, almeno nell’immediato.