Treasury oltre il 2,5%, svolta BoJ. Gross non ha dubbi: è bear market per i bond
Strappo al rialzo del rendimento del Treasury decennale ch ieri si è portato di slancio oltre il 2,5% di rendimento, livello che non rompeva da oltre 9 mesi. Inoltre la curva dei rendimenti da 2 a 10 anni è aumentata di 6 punti base, il più consistente da novembre 2016, con un dislivello di ben 58 punti base.
A guidare il movimento di ieri, con il treasury spintosi fino al 2,55%, è l’attesa per una ripresa dell’inflazione Usa (dato di dicembre in arrivo venerdì) e soprattutto il taglio a sorpresa degli acquisti di titoli di stato giapponesi a lunga scadenza da parte della Bank of Japan. Movimento al rialzo dei rendimenti che ha coinvolto anche i titoli di Stato europei.
Lo strappo dei rendimenti non è passato inosservato e Bill Gross ha sentenziato via Twitter: “Il mercato obbligazionario Orso è confermato”, ha detto ieri Gross notando che le linee di tendenza a 25 anni sono state infrante nelle scadenze dei Treasury a cinque e dieci anni.
“Effettivamente, la svolta del quadro tecnico sembra coronare l’impatto sui tassi del deficit in aumento, del ciclo robusto, con l’eventuale wild card dell’inflazione. Vediamo se il breakout tiene”, commenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.
Il tapering invisibile della BoJ
Da Tokyo hanno specificato che le azioni della BOJ non sono da interpretare come un imminente cambio di rotta della politica ultra-accomodante, ma il mercato lo ha subito interpretato come un altro segno del progressivo disimpegno delle banche centrali con anche la Bce che quest’anno progressivamente dovrebbe andare a concludere il piano di quantitative easing.
“La decisione della BoJ in effetti è una piccola modifica della politica, non uno shock. Il tapering “invisibile” è stato un segreto di Pulcinella per un po ‘di tempo e i dati della BoJ mostrano che ha effettivamente ha preso il via alla fine del 2016 (la Banca ha acquistato 58 trilioni di di obbligazioni lo scorso anno in contrapposizione ai piani per 80 trilioni di yen”, rimarca Neil Mellor, Senior Strategist valutario di BNY Mellon. “Tuttavia – aggiunge – è il contesto in cui è stata presa questa decisione che potrebbe spiegare la sua risonanza”.