Treasuries Usa a 30 anni rompono soglia chiave, per Gundlach notizia no per colossi auto e multinazionali come Apple
Il Re dei Bond Jeff Gundlach commenta il trend dei tassi sui Treasuries Usa, che nella giornata di ieri sono arrivati a volare fino al record in sette anni: in particolare, i rendimenti decennali sono balzati fino al 3,232%, al record dal maggio del 2011, mentre quelli trentennali hanno testato un nuovo massimo dal 2014, salendo fino al 3,346%.
Intervistato dalla Cnn, Gundlach ha detto che rendimenti ancora più elevati potrebbero scatenare ulteriori timori, in quanto il conseguente e naturale aumento dei tassi sui mutui indebolirebbe il mercato immobiliare. Da segnalare che negli Stati Uniti, gli interessi di diverse tipologie di prestiti che le banche erogano a favore di individui e imprese sono di fatto calcolati sulla base dei rendimenti decennali.
Tassi più elevati, ha continuato Gundlach – che prevede per i tassi a 10 anni e a 30 anni ulteriori fiammate rispettivamente al 3,5% e al 4% – ha aggiunto che i rendimenti più elevati saranno scontati dai grandi colossi automobilistici. A tal proposito General Motors e Ford, ha fatto notare, stanno già iniziando ad assistere a un forte calo delle vendite. Visto inoltre che l’effetto è positivo per il dollaro, conseguenze negative potrebbero essere scontate da multinazionali del calibro di Apple, Boeing e Caterpillar, che vedrebbero tutte erosi gli utili conseguiti all’estero.
Fondatore e amministratore delegato di DoubleLine Capital, il Re dei Bond ha affermato anche che i tassi a 30 anni hanno sfondato al rialzo i massimi degli ultimi anni e che il loro boom potrebbe essere pagato in generale dall’azionario, soprattutto nel caso in cui la velocità a cui i rendimenti stanno volando dovesse diventare eccessiva e, dunque, allarmante.
Tra l’altro, ha aggiunto quella che è una delle voci del mondo dell’alta finanza più ascoltate dalla platea degli investitori, l’azionario globale ex Usa è già sceso in modo significativo dal record sincronizzato testato lo scorso 26 gennaio di quest’anno, “che sarà ricordato nella storia come il picco dell’azionario mondiale in questo ciclo”.
Il punto, sostiene il manager, è che a suo avviso il trend dei tassi potrebbe continuare a confermarsi rialzista. “La curva dei rendimenti si sta irrigidendo – anche a causa del breakout dei tassi trentennali – e questo fattore è un altro segnale che indica che la situazione è cambiata“.
“Così come dico da un po’, due chiusure consecutive dei Treasuries a 30 anni con tassi superiori al 3,25% significano che la dichiarazione che ho fatto nel luglio del 2016, ovvero quella secondo cui avremmo assistito ai minimi (dei titoli di stato Usa in corrispondenza di questi livelli) è pienamente avallata, se guardiamo ai grafici“, ha detto Gundlach, stando a quanto riportato da Reuters.