Notizie Notizie Italia Titolo Tim nel radar: tra i temi caldi quota Vivendi, ma anche dossier Sparkle e Open Fiber

Titolo Tim nel radar: tra i temi caldi quota Vivendi, ma anche dossier Sparkle e Open Fiber

3 Settembre 2024 12:56

Telecom Italia resta sempre una sorvegliata speciale fuori e dentro Piazza Affari. A due mesi di distanza dal closing dell’operazione Rete con il fondo KKR, una delle tappe principali del riassetto del gruppo guidato da Pietro Labriola, il mercato guarda ai dossier ancora sul tavolo, alla quota nelle mani dei francesi di Vivendi (dopo le recenti indiscrezioni) ma anche alle performance del titolo in Borsa, che dopo il tracollo di marzo nel giorno della presentazione del piano “Free to run” salutato con una flessione a doppia cifra.

Ma vediamo quali sono le ultime indiscrezioni di mercato sui vari fronti aperti di Tim, con potenziali risvolti per il titolo in Borsa.

Tim ancora in panne, mercato esamina i dossier sul tavolo

Seduta in rosso oggi a Piazza Affari per Tim che mostra una flessione di circa l’1,5% a quota 0,2315 euro, restando lontana dai massimi dell’anno a quota 0,3041 euro proprio nella prima seduta del 2024.

Da inizio anno l’azione ha registrato un ribasso di oltre il 20%. Senza dubbio nel corso del 2024, il giorno da dimenticare per il titolo è stato il 7 marzo post presentazione del nuovo piano industriale 2024-2026, nel giorno del Capital Market Day 2024. La seduta è stata archiviata dal titolo del gruppo guidato da Pietro Labriola con un sonoro -23,79% a quota 0,2118 euro.

Quota Vivendi, vendita di Sparkle e fusione con Open Fiber

Quota Vivendi, un punto aperto. O almeno il mercato si continua a interrogare sull’evoluzione che potrebbe esserci da qui a fine anno su questo fronte. Dopo le indiscrezioni della scorsa settimana “Il Corriere della Sera” riconferma in avvio di settimana l’esistenza di un progetto di acquisto che avverrebbe “a tappe” da parte di un consorzio di investitori sotto la guida dell’ex consulente dello stesso colosso transalpino, Andrea Pezzi, e Claudio Costamagna (che al momento avrebbero smentito il loro coinvolgimento).

Come sottolineava ieri Equita, che mantiene una raccomandazione di acquisto su Tim, “il progetto di scontrerebbe però con la richiesta di Vivendi di vendita in blocco e di valutazione di 2 miliardi di euro per la partecipazione“. C’è poi una forte componente di incertezza legata alla “possibilità di realizzare una vendita a pezzi per la necessità di un ok dal governo che detiene il golden power sull’asset e per l’incognita antitrust sulle ipotesi di aggregazione della consumer con Iliad”.

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Un rapporto quello tra Tim e Vivendi (azionista di maggioranza di Tim con una quota pari a quasi il 24%) in salita negli ultimi anni, soprattutto dopo la decisione del management gruppo italiano di mettere in vendita la Rete. Un rapporto sempre più difficile come dimostra la netta presa di posizione dei francesi, con l’annuncio ufficiale di astenersi dal voto sul rinnovo del board di Telecom Italia all’assemblea che si è poi tenuta lo scorso 23 aprile. E in particolare nella nota Vivendi ha motivato così la sua scelta:

“In qualità di investitore finanziario, Vivendi si preoccupa che il consiglio e il management di Tim garantiscano una crescita duratura del corso delle azioni attraverso decisioni gestionali nell’interesse della società, rispettose delle prerogative degli azionisti e dei principi di buona governance. Di conseguenza, Vivendi non sostiene la lista presentata dal cda uscente, data la continuità con un consiglio durante il cui mandato il titolo ha perso metà del suo valore e che è responsabile di aver approvato la vendita della rete fissa di Tim nel novembre 2023 ad un prezzo che, a giudizio Vivendi, non riflette il pieno valore dell’asset, senza coinvolgere l’assemblea degli azionisti e il comitato parti correlate e senza fornire, ad oggi, informazioni complete e affidabili al mercato sull’operazione e sui suoi effetti sulla sostenibilità di Tim”.

Tornando ad oggi, su Tim c’è anche la recente analisi “Tim senza rete non decolla torna l’ipotesi spezzatino” pubblicata ieri su “Affari&Finanza” di “La Repubblica” che mette in evidenza le deboli performance del titolo, focalizzandosi sui due dossier chiave per Tim: la conclusione della vendita di Sparkle e la fusione con Open Fiber.

Equita si sofferma sulle “opzioni per il rilancio del titolo”, messe in evidenza dal quotidiano romano. In particolare, tra i possibili catalyst la cessione di Sparkle (su cui non segnala però accelerazioni), la fusione NetCo-OF e il rimborso del canone di concessione.

“Non emergono nel complesso novità di rilievo rispetto a quanto già circolato”, precisano gli esperti della sim milanese, rimarcando, tuttavia, che “sul tema NetCo-OF, l’interesse di KKR è chiaramente quello di minimizzare l’esborso per una possibile aggregazione”. A fronte di questo obiettivo, aggiungono gli esperti, posticipare l’operazione al 2027 (l’earn-out termina il 1/1/27) comporta il rischio che una OF finanziariamente rafforzata proceda con gli investimenti nelle aree bianche e grigie, aumentando la pressione competitiva su NetCo e riducendo le sinergie potenziali in caso di aggregazione con NetCo.