Notizie Notizie Italia Tim: Vivendi di Bolloré spiazza fondo Elliott. Cda Telecom azzerato, partita rinviata

Tim: Vivendi di Bolloré spiazza fondo Elliott. Cda Telecom azzerato, partita rinviata

23 Marzo 2018 12:18

La notizia arriva come una doccia fredda per il fondo Elliott, il fondo attivista di Paul Singer. Con una mossa di ingegneria finanziaria, il finanziere bretone Vincent Bolloré, numero uno di Vivendi (azionista principale di Telecom Italia) fa decadere il cda della compagnia di tlc, attraverso le dimissioni di otto consiglieri, incluse quelle del presidente esecutivo Arnaud de Puyfontaine e del vice presidente esecutivo Giuseppe Recchi. 

Dopo la riunione del cda, arriva in serata la nota successiva alla riunione del cda di Telecom Italia:

“Il cda non ha proceduto all’integrazione dell’ordine del giorno dell’Assemblea del 24 aprile (relativa alla revoca e alla sostituzione dei Consiglieri de Puyfontaine, Crépin, Herzog, Jones, Philippe e Recchi, che saranno tutti dimissionari e cessati). Hanno rassegnato le dimissioni anche Camilla Antonini e Marella Moretti. Franco Bernabè assume la carica di Vice presidente e le deleghe sulla funzione Security e su attività e cespiti della società rilevanti per la difesa e la sicurezza nazionale”.

Inevitabile la decadenza del cda visto che, a dimettersi, sono otto consiglieri su 15.

Vivendi ha di fatto comunicato le dimissioni di tre consiglieri espressi da Vivendi nel cda di Tim, “alla luce del tentativo dell’hedge-fund Elliott, ben conosciuto per le sue iniziative a breve termine, di smantellare Telecom Italia”. Anche altri cinque componenti del board “hanno deciso di dimettersi”.

Così facendo è stato deciso che ci sarà un’assemblea degli azionisti a maggio “per consentire agli shareholder di decidere i componenti del board che preferiscono e quale policy adottare”.

Dal canto suo, il presidente di Tim Arnaud de Puyfontaine afferma nella nota:

“Nella veste di presidente di Tim e nell’interesse di tutti gli azionisti, voglio affrancare il consiglio dal clima di incertezza che si è creato e che distoglie l’attenzione da quella che è la nostra priorità, cioè la rapida realizzazione del piano strategico DigiTim. Confermo il mio impegno a favore del progetto di trasformazione di Tim e sono convinto che questa decisione darà ulteriore stabilità e sostegno al nostro AD Amos Genish e alla sua squadra, permettendogli di creare valore per tutti i nostri stakeholder”.

Bolloré gioca così di anticipo e, a stento, il fondo Elliott riesce a contenere la sua rabbia. In mattinata arriva un comunicato, in cui accusa Vivendi di aver preso una decisione “cinica ed egoista”, allo scopo di prendere tempo.  Il colosso francese è accusato di aver agito solo per servire i suoi interessi, a detrimento dei diritti delle minoranze.

Le dimissioni, si legge nella nota,  ritardano infatti “la possibilità degli azionisti di Telecom Italia di esprimere il loro voto nell’assemblea del 24 aprile”.

Non solo: per Elliott si tratta di “un altro esempio di come i diritti delle minoranze in Telecom Italia siano cancellati e della continua indifferenza alla migliori prassi di governo societario”. Il fondo tiene poi a ricordare di essere un investitore in Telecom dal 1999, “ben prima che Vivendi divenisse azionista della compagnia”.

A questo punto, per il rinnovo integrale bisognerà attendere l’assemblea per il 4 maggio, come stabilito dal cda. E questo significa che in data 24 aprile, con il cda azzerato, l’assemblea si limiterà ad approvare il bilancio 2017 e a nominare il consiglio sindacale.

In questo modo, Bolloré evita che il destino dei sei consiglieri del cda di cui il fondo Elliott aveva chiesto la revoca venga deciso dal voto dell’assemblea di aprile. Il Fondo aveva chiesto la sostituzione dei consiglieri con Massimo Ferrari, Paola Giannotti De Ponti, Luigi Gubitosi, Dante Roscini, Fulvio Conti, Rocco Sabelli.

Giocando d’anticipo, e facendo decadere l’intero cda, il numero uno del colosso francese Bolloré azzera di fatto il rischio di rimanere senza i suoi sei consiglieri, e con solo due, nell’assemblea del 24 aprile (visto che gli otto si sono tutti già dimessi e non devono sottostare a una eventuale bocciatura ‘pubblica’).

Tutto questo, mentre si prepara alla partita contro il fondo attivista di Paul Singer: quella del 4 maggio, per l’appunto, in cui con la presentazione di nuove liste punta a riassicurare la maggioranza del cda alla sua Vivendi.