TIM: giudice rinvia partita Vivendi-Elliott. Il fondo: democrazia solo ritardata, non negata
L’assemblea di TIM di domani 24 aprile, tanto attesa dai mercati, quella che avrebbe potuto inaugurare una nuova era per la compagnia telefonica italiana, e quella che alcuni fondi pro-Elliott avevano considerato un’occasione per dare il via a una nuova gestione del gruppo, viene svuotata di significato dalla decisione del giudice di Milano.
Il giudice civile Elena Riva Crugnola accoglie infatti il duplice ricorso d’urgenza del Cda Tim e di Vivendi, presentato contro la decisione del collegio dei sindaci di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea di domani, con le richieste del fondo statunitense Elliott.
Ciò significa che l’assemblea ci sarà, ma solo per approvare il bilancio del 2017. Quanto invece il fondo attivista Elliott aveva chiesto – e ottenuto – dal collegio sindacale di TIM, ovvero che domani si votasse anche per la revoca di sei consiglieri del cda di TIM, scompare dall’ordine del giorno. ù
Ma la partita non si chiude certo qui: si tratta solo di un rinvio a quella che diventa a questo punto la vera assemblea che definirà il futuro di Telecom Italia: quella del 4 maggio del 2018.
Il fondo di Paul Singer non si fa certo scoraggiare e in un comunicato scrive che la decisione del giudice civile di Milano “è solamente democrazia ritardata, non democrazia negata”
“Elliott Advisors Limited (“Elliott”) crede che la decisione odierna sia solamente democazia ritardata, non democrazia negata; gli azionisti potranno esprimere la loro volontà alla assemblea straordinaria del 4 maggio“.
Cos’ si legge nell’ordinanza del giudice, che difende praticamente la decisione di Vivendi, azionista di maggioranza di TIM con una quota del 24% circa, di far decadere l’intero cda verso la fine di marzo. Decisione adottata dai francesi per prendere tempo, ed evitare che il destino dei sei consiglieri del cda di cui il fondo Elliott aveva chiesto la revoca fosse deciso dal voto dell’assemblea di domani. Un piano orchestrato a puntino, che prevedeva che l’assemblea di domani (e di fatto, con la decisione dei giudici, sarà così) si limitasse ad approvare il bilancio 2017 e a nominare il nuovo collegio sindacale.
Il piano di Vivendi era saltato però in aria dopo la decisione del collegio sindacale di includere nell’ordine del giorno le richieste del fondo, esattamente quella di sostituire sei membri del cda di TIM con altrettanti sei nuovi consiglieri. E a quel punto, Tim aveva deciso di ricorrere alle vie legali, contro la decisione del collegio sindacale.
Oggi, il giudice le ha dato ragione, anche in merito alla scelta di far dimettere tutti i consiglieri del suo cda.
Tale dimissione, “oltre che non palesemente giustificata” non è neppure “diretta a perseguire un intento di danno in capo a Elliott”, che aveva richiesto “la revoca di taluni dei dimissionari e la loro sostituzione nell’assemblea del 24 aprile”.
Praticamente, “l’unico effetto prodotto dalle dimissioni” è quello di comportare “non la sostituzione dei soli amministratori per Elliot revocandi” ma quella “dell’intero cda, secondo la previsione statutaria (..) Che poi, come sottolineato da Elliot, la conseguenza delle dimissioni comporti, attraverso l’innesco della clausola ‘simul stabunt simul cadent’, anche l’innesco del voto di lista, non previsto invece secondo prassi interpretativa costante in Tim per le sostituzioni solo parziali di membri del cda”, tutto ciò “non configura, ad avviso del Tribunale, quella conseguenza di sicuro pregiudizio della posizione di Elliott” che secondo il fondo deriva “dalla condotta degli amministratori dimissioniari e della socia Vivendi”.
Per il giudice, la decisione dei sindaci di Tim di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea dei soci di domani con le richieste del fondo Elliott è “contraria alle regole legali e convenzionali”. Perchè in questo caso l’assemblea di Tim di domani si svolgerebbe “in contrasto con tali regole” e sarebbe “passibile di sfociare in deliberazioni invalide”.
Il problema, rileva il giudice civile di Milano, è che una delibera “medio tempore” come quella dei sindaci di Tim “appare suscettibile di dar corso ad un’assemblea su un odg per così dire ‘impossibile’ ai sensi statutari e normativi, con tutte le conseguenze in termini di successiva conflittualità endo-societaria”.
Sulla posizione presa dai sindaci si era espresso venerdì scorso anche Franco Bernabé che, nel rivolgersi al giudice civile di Milano Elena Riva Crugnola aveva parlato di “conflittualità innescata” dalla decisione del collegio di integrare l’ordine del giorno dell’assemblea dei soci di domani con le richieste del fondo Elliott. Tale decisione, aveva sottolineato Bernabè, “è potenzialmente produttiva di danni” per il gruppo di tlc.