Tim e il piano Fratelli d’Italia: Equita individua “due difetti”. Titolo con certo appeal speculativo
Mentre mancano meno di due mesi alle elezioni politiche del 25 settembre, quando gli italiani saranno chiamati al voto dopo la caduta in piena estate del governo Draghi, tengono banco le indiscrezioni su come potranno muoversi i partiti e le coalizioni su alcune tematiche economico-finanziarie calde. Si guarda negli ultimi giorni al programma del centrodestra che punta a rinegoziare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di Draghi.
Ma non solo, sul tavolo c’è anche la questione Telecom Italia. Nel fine settimana i quotidiani nazionali hanno ripreso il tema speculativo sollevato da Bloomberg venerdì scorso circa un piano sostenuto da Fratelli d’Italia che prevederebbe un`Opa da parte di Cassa Depositi e Prestiti su Tim e la cessione dei clienti e del Brasile a terzi. Secondo “La Repubblica” un piano così potrebbe essere attuato solo a valle delle elezioni, così come probabilmente si dovrà attendere l’esito elettorale anche per l`avanzamento del piano attuale che prevede un`offerta per la sola rete.
Il piano e i due difetti, secondo Equita
Passando al setaccio le indiscrezioni degli ultimi giorni Equita, che conferma la valutazione hold (tenere in portafoglio) su Tim individua due difetti. “CDP dovrebbe sostanzialmente avere già un accordo con una terza parte pronta a rilevare gli asset esterni alla rete in modo da non aumentare il rischio antitrust rispetto all’operazione sulla sola rete. Non è uno scenario irrealistico (es CVC potrebbe essere interessata a partecipare all`opa) ma sarebbe comunque complesso”, spiegano gli esperti della sim milanese che si soffermano sul secondo “difetto” del piano. “Il rischio per CDP di non raggiungere il controllo della straordinaria (condizione che immaginiamo vincolante) sarebbe piuttosto alto se Vivendi decidesse di non aderire con il proprio 24%”, scrivono ancora gli analisti.
Secondo Equita “qualsiasi decisione su Tim potrà avvenire solo a valle delle elezioni. Il piano attuale ci sembra più lineare e giá condiviso. Un’Opa da parte di Cdp avrebbe senso solo in caso di impossibilità a trovare un accordo sul valore della rete con il cda di Tim o con Vivendi. In entrambi gli scenari, il titolo avrebbe un certo appeal speculativo con tempistiche non immediate ma comunque ragionevoli e valutazioni speculative che sono espresse dal nostro target di 0,39 euro per azione (costruito sullo scenario di realizzazione della rete unica)”. “Il rischio principale rispetto allo scenario speculativo è che il Governo che sarà nominato post elezioni non sia interessato a portare avanti l’ipotesi rete unica, scenario che al momento non trova elementi di supporto”, sottolineano ancora dalla sim.
Tim in rosso in Borsa, -46,5% YTD
Intanto a Piazza Affari, il titolo Tim arranca e cede oltre il 3% sui minimi di giornata. Livelli ben lontani dal +6% circa registrato venerdì scorso in scia alle prime indiscrezioni di Bloomberg sul potenziale piano di nazionalizzazione del partito di Giorgia Meloni. Riparte la striscia negativa per Tim che da inizio anno ha messo a segno un calo di circa il 46,5 per cento.