Tim: ancora vendite a Piazza Affari, Labriola nel mirino di Vivendi per la rete
Terza seduta consecutiva in calo per le azioni Telecom Italia, in ribasso del 3,6% in area 0,27 euro. Nelle ultime tre sessioni il titolo mostra un ribasso del 12% circa, in scia alle offerte deludenti per NetCo e allo scontro in assemblea fra i vertici e il primo azionista Vivendi. Ecco cosa sta succedendo intorno a Tim.
Il titolo riduce i guadagni da inizio anno
Continua il momento negativo in borsa per Telecom Italia. Due giorni fa le azioni dell’ex monopolista hanno lasciato sul terreno l’8,3%, ieri hanno chiuso a -1,6% e oggi cedono il 3,6%, riportando titolo sui livelli di inizio febbraio. Il guadagno da inizio anno si erode così a poco più del 26%, una performance comunque superiore a quella dell’indice Ftse Mib (17% circa) che oggi viaggia poco mosso a -0,15%.
Scontro in assemblea fra i vertici di Tim e Vivendi
A trascinare in basso il titolo nella seduta odierna contribuisce soprattutto l’infuocata assemblea dei Soci svoltasi ieri. Innanzitutto, l’assise ha registrato adesioni ai minimi storici, con la partecipazione del solo 53,40% del capitale, di cui solo il 19,5% di investitori istituzionali.
I Soci hanno approvato il bilancio 2022, chiuso con una perdita netta pari a 2,9 miliardi di euro coperta mediante prelievo da riserve, e la conferma nella carica di Consiglieri di Giulio Gallazzi e Massimo Sarmi. Nulla di fatto, invece, sulla nomina del terzo Amministratore, che avrebbe dovuto sostituire il dimissionario Arnaud de Puyfontaine.
L’assemblea ha invece bocciato la politica di remunerazione del management guidato da Pietro Labriola, con il parere contrario di Vivendi, primo azionista della Società con il 24% del capitale.
Offerte insufficienti per la rete di Tim
Lo scontro sulla politica di remunerazione si lega alle critiche rivolte dai transalpini al board in relazione alla cessione di NetCo, la società della rete che raggruppa l’infrastruttura primaria, quella secondaria di Fibercop (di cui Kkr ha il 37,5%) e i cavi sottomarini di Sparkle.
In settimana sono giunte le proposte non vincolanti del consorzio formato da Cassa Depositi e Prestiti e da Macquarie da un lato e da KKR dall’altro, entrambe giudicate insufficienti dagli analisti, o comunque nella parte bassa della forchetta di valutazione.
L’offerta di Cdp-Macquarie si attesterebbe intorno a 19,3 miliardi di euro (compresi earn out per 400 milioni), mentre quella del fondo americano ammonterebbe a 21 miliardi di euro, incluso il debito e 2 miliardi sotto forma di earn out al raggiungimento di determinati obiettivi, perlopiù legati all’eventuale aggregazione con la rivale Open Fiber.
Per Vivendi “perdita di tempo sulla rete”
Tim ha sottolineato nel comunicato post assemblea che “sui risultati ha influito significativamente l’elevato numero di astensioni.”
Il colosso francese ha risposto per vie ufficiose affermando che “l’astensione in assemblea è un chiaro segnale di bocciatura al piano proposto dall’amministratore delegato” e aggiungendo che “è evidente che si sono persi tanti mesi preziosi per discutere di offerte che sono state rigettate dal mercato”.
Offerte, peraltro, nettamente inferiori alla valutazione di almeno 30 miliardi effettuata dal socio francese, che rimarca come l’esito del voto in assemblea sia una “dimostrazione della totale mancanza di una governance adeguata, fatto che da tempo viene sottolineato. È tempo di cambiare passo”.
Gli appuntamenti chiave di maggio
La prossima tappa fondamentale sarà il Cda del 4 maggio, chiamato a valutare le offerte aggiornate per la rete. Laddove il board decidesse di rigettare le proposte o prendere ancora tempo, si aprirebbe verosimilmente una nuova fase di incertezza sul destino dell’infrastruttura più preziosa di Tim.
Ricordiamo che la cessione sarebbe di vitale importanza per ridurre l’oneroso indebitamento dell’azienda (25 miliardi di euro lordi), in un contesto che vede tassi in continua crescita.
La bocciatura delle offerte potrebbe portare a riconsiderare scenari categoricamente esclusi in precedenza, come una possibile dismissione di Tim Brasil. Ma potrebbe anche suonare come un’ammissione di responsabilità da parte del Ceo Labriola, che rischierebbe di perdere la fiducia del mercato e potrebbe essere costretto a fare un passo indietro.
Il 10 maggio verranno poi diffusi i risultati del primo trimestre di Tim, che si preannunciano poco brillanti a causa dell’elevata competizione nel mercato domestico delle telecomunicazioni.
Gli analisti restano positivi su Tim
Nel frattempo, Equita Sim ha confermato la raccomandazione Buy sul titolo, limando il taregt price da 0,41 a 0,39 euro. La valutazione è ottenuta tramite somma delle parti, con NetCo stimata a 18,6 miliardi, Tim Brasil a 6,3 miliardi (in linea con il valore di mercato) e ServCo a 9,4 miliardi. “Il trend domestico non è di pieno supporto alle nostre stime ma pensiamo che il titolo sarà guidato nelle prossime settimane soprattutto dall’evoluzione del tema NetCo”, sottolineano gli analisti.
Anche Banca Akros conferma il giudizio Buy su Tim, con un prezzo obiettivo di 0,4 euro, chiarendo che “l’esito dell’assemblea non è una sorpresa, considerando i rapporti di Vivendi con il board e il management della compagnia. Questo prelude a una resa dei conti sul processo di cessione di NetCo”.
Infine, Intermonte ribadisce il Buy, con target price a 0,42 euro, sottolineando come “il mercato stia sottovalutando in modo l’impatto del materiale del piano di trasformazione del ceo, Pietro Labriola. Sebbene l’appeal speculativo sulla cessione di NetCo possa essersi raffreddato a causa dell’opposizione di Vivendi, il miglioramento della performance operativa nel business domestico e diversi aspetti positivi fanno ben sperare per il prossimo futuro”, spiegano gli esperti Sim, ipotizzando un miglioramento dei conti nel trimestre.