Notizie Indici e quotazioni Theresa May pronta a dimettersi, ma paura no-deal Brexit rimane. Economist: sterlina precipiterebbe a minimo da 1985

Theresa May pronta a dimettersi, ma paura no-deal Brexit rimane. Economist: sterlina precipiterebbe a minimo da 1985

28 Marzo 2019 09:04

Sterlina in preda alla massima volatilità, dopo gli ultimi sviluppi sulla Brexit, che si riassumono, principalmente, nella decisione della premier britannica Theresa May di rassegnare le dimissioni, in caso di approvazione della sua proposta concordata con l’Ue lo scorso novembre sui termini del divorzio, da parte del Parlamento UK.

Nella serata di ieri, dopo una riunione della Camera dei Comuni in cui ben otto opzioni alternative al piano attuale della Brexit – tra cui la permanenza nell’Unione doganale, la no-deal Brexit, un secondo referendum, un accordo di uscita in stile norvegese – sono state rigettate, e a seguito di un meeting con il gruppo parlamentare dei Tory, May si è così espressa:

“Ho avvertito molto chiaramente ciò che il gruppo parlamentare (dei Tory) desidera. Sono consapevole del desiderio di un nuovo approccio – e di una nuova leadership-  nella seconda fase delle trattative sulla Brexit, e non mi metterò in mezzo”. Di conseguenza, “sono pronta a lasciare questo incarico prima di quanto intendessi fare, per fare ciò che è giusto per il nostro paese e il nostro partito”.

Tuttavia, a conferma di come la sterlina sia ormai ostaggio della Brexit, occhio al grafico che dimostra come la valuta UK abbia perso tutti i guadagni messi a segno nel corso della giornata di ieri, quando è arrivato l’annuncio del partito degli Unionisti DUP, che ha già precisato che non darà il proprio appoggio alla proposta, nonostante l’intenzione della premier di porre fine alla sua leadership.

Da segnalare che, se entro il 12 aprile la proposta di divorzio che la premier ha concordato con Bruxelles lo scorso novembre sarà bocciata da Westminster per la terza volta, il 12 aprile sarà la data in cui si concretizzerà lo scenario peggiore: la Hard Brexit, o anche uscita disordinata del paese dall’Unione europea e, in sostanza, un no deal Brexit.

Se invece, entro quella data, quella proposta riceverà finalmente l’approvazione della Camera dei Comuni, allora il Regno Unito avrà tempo fino al prossimo 22 maggio, per approntare le misure e seguire l’iter legislativo che possa ‘consacrare’ la sua uscita di scena dal blocco europeo.

Ma la volatilità che sta colpendo in queste ultime ore la sterlina potrebbe non essere nulla rispetto a ciò che potrebbe verificarsi nel caso di un no-deal Brexit.

A fare qualche calcolo è stato l’Economist, che ha avvertito che, in caso di Hard Brexit, la valuta capitolerebbe al minimo dal 1985, e che ricorda che, per ogni aumento di 10 punti percentuali della probabilità di una no-deal Brexit, la sterlina ha perso due centesimi nei confronti del dollaro.

Le stime sono elaborate sulla base di quanto stanno scontando gli scommettitori: ovvero sulla probabilità che oscilla tra il 10% e il 25% che si concretizzi il no-deal Brexit.

 

Se questa relazione dovesse confermarsi ancora vera, scrive l’Economist, nel caso di una Hard Brexit, la probabilità che la sterlina scenda dal valore attuale attorno a $1,32 al range compreso tra $1,08 (l’ultima volta è stato testato nel 1985) e quota $1,18 sarebbe pari al 95%. Il valore considerato più probabile è  pari a $1,13.

 

Sempre lo stesso scenario scatenerebbe una corsa ai cosiddetti asset rifugio, tra cui l’oro e i gilts, i titoli di stato britannici.

Dal metodo adottato, risulta che, in caso di no-deal Brexit, i bond britannici e quelli irlandesi segnerebbero trend diametralmente opposti. Una Brexit disordinata colpirebbe il debito irlandese, provocando un aumento dello spread tra i tassi di interesse dei bond irlandesi e quelli dei Bund tedeschi dallo 0,6 di punti percentuali attuale a 1,4.

I gilts, invece, ovvero i bond britannici, beneficerebbero delle decisioni della Bank of England (nel caso dei bond irlandesi questi dipendono dalle decisioni della Bce, che non tengono conto di un solo paese) che, in caso di uno scenario drammatico quale quello della Hard Brexit, taglierebbe i tassi per dare un assist all’economia. I tassi dei titoli di stato decennali scenderebbero così dall’1% allo 0,6%.

Intanto, oggi la sterlina è sotto pressione nei confronti del dollaro, oscillando attorno a $1,3150; la valuta arretra anche sull’euro, con il rapporto EUR/GBP +0,36% a 0,8550 circa.