Telecom Italia, ecco cosa manca per una svolta rialzista
Dai minimi del 27 maggio il titolo Telecom Italia si è risollevato di circa il 8% dando segnali di ripresa che necessitano di conferme. Gli ultimi rumor su una possiile accelerazione sul fronte Open Fiber fanno bene al titolo, ma gli analisti cercano delle conferme anche sul fronte dei fondamentali.
Oggi il titolo sale di quasi il 2% a 0,471 euro.
Segnali incoraggianti, ma non sufficienti a detta di Credit Suisse
Oggi gli analisti di Credit Suisse hanno confermato la raccomandazione neutral con prezzo obiettivo a 0,50 euro indicando cosa sarebbe necessario per cambiare valutazione in positivo sul titolo. “L’outlook di Telecom Italia sta migliorando e vediamo un margine per un rimbalzo a livello nazionale nella seconda metà dell’anno. Tuttavia, non riteniamo che sia sufficiente per un upgrade”, rimarca il broker elvetico che sottolinea vari elementi confortanti come la telefonia mobile domestica che sembra essere vicina a curvare, la perdita della linea fissa dovrebbe migliorare dopo il clean-up e TI sta riducendo l’organico del 10%. Sullo sfondo poi rimane il possibile accordo con Open Fiber. Le azioni però viaggiano ancora vicino ai minimi “suggerendo che poco è previsto per uno qualsiasi di questi fattori”. Credit Suisse ritiene che i catalyst per Tim saranno il graduale rafforzamento del mobile a partire dal secondo quarter, minori perdite nel fisso e il potenziale annuncio dell’accordo con Open Fiber.
Accordo con Open Fiber, possibile cda decisivo il 1° agosto
Intanto la maggiore tlc italiana cerca di accelerare i tempi per convolare a nozze con Open Fiber. L’operazioen dovrebe strutturarsi con l’acquisto del controllo del 50% di Open Fiber in mano a Cdp (l’altro 50% è dell’Enel); la contropartita saranno azioni Telecom e, stando a quanto riporta oggi Il Sole 24 Ore, anche la fusione tra quest’ultima e Flash Fiber, joint con Fastweb per lo sviluppo della rete in fibra, sotto l’egida di Tim che avrebbe il controllo dei due terzi del capitale. Cdp, che già detiene una quota rilevante in Telecom del 9,9%, salirebbe in maniera consistente nel capitale andando a detenere una quota simile se non superiore a quella di Vivendi, primo azionista della maggiore tlc italiana con il 23,94%, ma in minoranza nel cda.
La quota a cui salirà Cdp dipenderà dalla valutazione che verrà data a Open Fiber. A dare un’indicazione circa la possibile valutazione di Open Fiber è un articolo di Repubblica che parla di una possibile intesa sulla base dei 2 miliardi per il 100% di OF. Tuttavia i prezzi potrebbero essere rivisti al momento del closing e aggiustati anche in base al concambio in azioni Telecom con cui l’ex monopolista delle tlc pagherebbe Cdp per rilevare il suo 50% di Open Fiber. Sempre il quotidiano diretto da Carlo Verdelli sottolinea come una volta salita ulteriormente nel capitale Cdp potrebbe chiedere di entrare nel cda. Un cambio di governance che risponderebbe anche ai desiderata di Vivendi.