Telecom: atteso un nuovo rallentamento del business domestico nel 3° trimestre
Telecom Italia si prepara alla prova dei conti. Il cda del big italiano delle tlc guidato da Luigi Gubitosi si riunirà oggi per esaminare i risultati del terzo trimestre del 2019, che verranno illustrati domani a partire dalle 14 nel corso di una conference call con gli analisti. Gli esperti si attendono una nuova contrazione del business domestico sia in termini di ricavi per servizi che di redditività. A Piazza Affari il titolo cede circa mezzo punto percentuale in area 52 centesimi, sottoperformando l’indice Ftse Mib che invece sale dello 0,6%. Da inizio anno Telecom segna il +7%, ma grazie al rally innescato dopo i minimi di agosto il titolo ha recuperato quasi il 20%.
Il consensus dei broker
Telecom Italia ha pubblicato sul proprio sito i dati del consensus sul terzo trimestre 2019 calcolati come media aritmetica delle più recenti stime elaborate da 16 analisti finanziari indipendenti sui key financial data di Telecom Italia. Nel dettaglio, le previsioni indicano una flessione del 3,2% su base annua per i ricavi del gruppo a quota 4,518 miliardi di euro, di cui 3,539 miliardi di domestic (-5,8% a/a). Il margine operativo lordo (Ebitda) organic dovrebbe invece mostrare una contrazione del 4,6% a 1,972 miliardi, mentre l’Ebitda reported è visto a 1,962 miliardi (-4,1%). Altra voce sempre molto seguita per quanto riguarda i conti di Telecom Italia è quella del debito netto che, secondo le stime del consenso, dovrebbe attestarsi in termini adjusted a 24,523 miliardi rispetto ai 24,731 miliardi al 30 giugno 2019 e ai 25,270 miliardi di fine 2018.
Mediobanca (rating Outperform su Telecom Italia con target price a 0,76 euro) si è espressa nei giorni scorsi riguardo ai conti del terzo trimestre: “crediamo che i risultati del terzo trimestre confermeranno la solidità del piano industriale, insieme alla riduzione dell’indebitamento che potrebbe accelerare. I dati di consensus a medio termine potranno essere rivisti, soprattutto se l’andamento della top-line migliorerà l’anno prossimo”.
Secondo gli analisti di Banca Imi (rating Buy con prezzo obiettivo a 0,62 euro) “se venisse confermata la debolezza dell’Ebitda organico domestico nel terzo trimestre 2019, potrebbe essere rivista la guidance dell’intero anno per un ‘low/mid single-digit decrease’. Ciò implicherebbe una redditività piatta nel quarto trimestre. Insieme ai risultati trimestrali, Telecom dovrebbe anche fornire le consuete linee guida strategiche prima della revisione triennale del Business Plan programmato per primo trimestre 2020”.
Attualmente il target price medio indicato dal consensus Bloomberg è di 0,62 euro per azione: si tratta del 17% sopra la valutazione attuale del titolo Telecom Italia. Quanto alla view, 15 sono gli analisti che raccomandano l’acquisto (Buy), pari al 60% del totale, 5 consigliano di mantenere le azioni in portafoglio (Hold) e 5 suggeriscono la vendita (Sell).
Nuovo business plan in arrivo il prossimo anno
In dirittura di arrivo lo strategy day di Telecom Italia. Secondo le ultime indiscrezioni, il cda dovrebbe riunirsi per l’aggiornamento della strategia aziendale in tempi brevi. Il nuovo piano, la cui presentazione è prevista tra febbraio e marzo del prossimo anno, si concentrerà sulla riduzione dell’indebitamento e sul miglioramento della redditività, con l’obiettivo di ripristinare la distribuzione dei dividendi.
Durante la giornata di update della strategy, secondo quanto riferiscono le fonti, si parlerà dell’avanzamento dei progetti straordinari, primo fra tutti l’integrazione con Open Fiber. A tal riguardo Reuters riporta che alcuni fondi infrastrutturali, tra cui Macquarie e Gic, sarebbero stati invitati da Tim a investire in Open Fiber, nell’ambito di un progetto di integrazione fra le due reti in fibra che dovrebbe prendere corpo l’anno prossimo. I fondi infrastrutturali (circa 15, tra cui anche Brookfield e Ardian) starebbero firmando o valutando di firmare un accordo di riservatezza.
Lo scorso giugno Telecom, Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) ed Enel hanno sottoscritto un accordo di confidenzialità volto ad avviare un confronto finalizzato a valutare possibili forme di integrazione delle reti di Tim e Open Fiber, anche attraverso operazioni societarie. Negli ultimi mesi l’ad di Tim, Luigi Gubitosi ha potuto portare avanti i lavori, approfittando di un clima più sereno tra i soci Vivendi (primo azionista con il 23,9% del capitale) ed Elliott (terzo socio con il 9,8% delle quote). Questo grazie anche alla mediazione di Cdp (secondo azionista con il 9,9%), che controlla Open Fiber pariteticamente con Enel e punta alla creazione della rete unica.
Resta da definire la modalità di esecuzione del progetto, ma nel frattempo le parti starebbero convergendo sulla valutazione di Open Fiber, tra i 4 e i 5 miliardi. Si ipotizza anche l’opzione che Telecom e la cordata dei fondi potrebbero acquisire una partecipazione tra il 35% e il 40% ciascuno nella newco derivante dalla fusione di Open Fiber con Flash Fiber (Tim-Fastweb), mentre la restante quota rimarrebbe nelle mani di Cdp.
Il cda di Telecom potrebbe esaminare anche l’idea di separare le attività dei 23 data center e quotarle in un secondo momento su Borsa Italiana. Lo spin off e la successiva Ipo (prevista nel secondo semestre del 2020) consentirebbe al gruppo di ottenere circa un miliardo. In pratica, il piano replicherebbe quello che Telecom ha già effettuato con le sue torri wireless, trasformandole in una nuova società chiamata Inwit e poi quotata su Borsa Italiana nel giugno 2015.