Tassi Fed e Bce: Powell verso uno “stop&go”, Lagarde confeziona nuovo rialzo
Fed e Bce, le due protagoniste della settimana sui mercati. Protagoniste, con due spartiti diversi sul tavolo in tema di politiche monetarie. La prima verso una pausa nel ciclo di rialzo dei tassi, la seconda mantiene i suoi toni da falco e prepara una nuova stretta.
Ancora una volta il dato sull’inflazione sarà cruciale per le decisioni di politica monetaria della Federal Reserve (Fed). Sarà, infatti, l’ultimo fondamentale dato a finire sul tavolo del Fomc, braccio operativo della banca centrale statunitense. A partire da oggi si riunirà il Fomc per le decisioni di politica monetaria che verranno annunciate ufficialmente domani (alle 20 ora italiana, a cui seguirà la conferenza stampa del presidente Jerome Powell). Ancora una volta, come ha detto più volte Powell, verrà ribadito l’approccio “data dependent” e questo sarà fondamentale per capire la traiettoria futura. Non solo Fed, però. Giovedì sale sul palco anche la Banca centrale europea (Bce), con l’annuncio sui tassi a partire dalle 13:45. Se la banca centrale Usa dovrebbe prendere una pausa, lasciando i tassi fermi, l’istituto guidato da Lagarde dovrebbe annunciare una nuova stretta di 25 punti base.
Test inflazione Usa
Nel pomeriggio italiano è atteso il CPI a maggio. Secondo il consensus Bloomberg il dato è atteso in aumento di 0,2% m/m (4,1% a/a), mentre su base core (quindi al netto delle componenti più volatili come alimentari e gas) l’indice dovrebbe essere in rialzo dello 0,4% m/m (5,2% a/a).
Un aumento al ritmo del 4,1% dell’inflazione complessiva rappresenterebbe il rialzo su base annua più lento dall’aprile 2021, ma resterebbe in ogni caso significativamente al di sopra dell’obiettivo del 2% della Federal Reserve. L’istituto guidato da Powell è da tempo entrato in azione sui tassi proprio per raffreddare l’inflazione che era schizzata alle stelle, ma adesso rischia di mandare la seconda economia mondiale in recessione con tassi troppi elevati e saliti troppo velocemente.
Le attese per la Fed: parola agli esperti
I dati macro resteranno un faro per la Fed che secondo le attese del mercato potrebbe concedersi una pausa nel ciclo dei rialzi dei tassi che ha dominato tutte le riunioni, compresa l’ultima del 3 maggio, quando i tassi sui fed funds Usa sono stati rivisti al rialzo di 25 punti base (nuova forchetta compresa tra il 5% e il 5,25%, record dal luglio del 2006). Di fatto, la pausa è ampiamente attesa dai mercati: dallo strumento CME FedWatch, emerge che circa il 75% dei trader scommette su uno stop delle strette nella riunione di giugno. A partire da marzo 2022, la Federal Reserve ha costantemente aumentato i tassi di interesse ad ogni riunione, determinando un aumento cumulativo senza precedenti di 500 punti base.
“Relativamente alla Fed, nonostante il mercato swap prezzi, con una probabilità del 76% circa, uno “stop&go” con possibilità di un rialzo nella successiva riunione di luglio, crediamo che Powell verosimilmente si limiterà a ribadire l’approccio “data dependent””, suggeriscono gli strategist di Mps Capital Services.
Commentando il possibile esito della riunione Fed, anche il team strategie di credito globale di Algebris Investments, ritiene probabile che la Fed mantenga i tassi in pausa questa settimana. “Al di là di questo, ci aspettiamo che le indicazioni lascino aperta la porta a ulteriori rialzi, come avevano fatto inizialmente le banche centrali di Canada e Australia durante la pausa – segnalano ancora gli esperti -. Inoltre, seguiremo con attenzione le nuove proiezioni per valutare la probabilità di ulteriori rialzi”.
Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, sottolinea che “l’obiettivo principale sarà l’imminente annuncio della nuova decisione sui tassi di interesse, accompagnato dal rilascio delle proiezioni economiche e del grafico dotplot”. Nel comunicato rilasciato dopo la riunione di maggio, la Federal Reserve aveva riconosciuto che “l’inflazione rimane elevata”. Nonostante i dati chiave pubblicati a maggio avessero indicato un leggero allentamento delle pressioni inflazionistiche, l’inflazione core rimane ancora troppo persistente, con un mercato del lavoro che continua a essere forte (i non farm payrolls hanno registrato la cifra più alta in quattro mesi, superando di gran lunga i 190.000 previsti).
Diodovich sostiene che la pausa possa essere decisa nel prossimo meeting per monitorare gli effetti delle politiche monetarie restrittive sull’economia reale statunitense. Da IG ritengono tuttavia “molto probabile che nel mese di luglio la Fed possa tornare a rialzare i tassi in caso le pressioni inflazionistiche non dovessero continuare a scendere” ed escludono al tempo stesso che nel corso del 2023 la Fed possa decidere di tagliare il costo del denaro. Con i tassi di interesse che dovrebbero restare al di sopra del 5% almeno fino al primo semestre 2024.
Bce, avanti tutta con i rialzi (per ora)
Avanti tutta nella zona euro con i rialzi dei tassi. Nemmeno i recenti dati macroeconomici deludenti (Eurozona in recessione tecnica), sembrano al momento sufficienti per ambierà il posizionamento “hawkish” (da falco) della Bce. Anzi, secondo alcuni esperti le strette potrebbero arrivare nella riunione di giugno e in quello di luglio. È di questa opinione Filippo Diodovich di IG Italia, secondo il quale l’istituto centrale di Francoforte promuoverà almeno due rialzi dei tassi di interesse di 25 punti base sia a giugno sia a luglio.
Gilles Moëc, AXA Group Chief Economist and Head of AXA IM Research, si attende che la Bce proceda a un rialzo di 25 punti base, mantenendo un orientamento restrittivo per il futuro, ma senza una guidance precisa. “Continuiamo a pensare che luglio sarà il picco della stretta della Banca Centrale Europea, ma riteniamo anche che il Consiglio direttivo non abbia raggiunto un consenso su cosa fare dopo la pausa estiva. Settembre rimane aperto, nonostante l’Eurozona sia entrata in “recessione tecnica””, segnala ancora Moëc. In un recente commento Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di Ubs GWM, si sofferma sul fatto che le indicazioni fornite da vari membri della Bce nelle ultime settimane suggeriscono come ci siano visioni eterogenee e non è chiaro quale sarà il picco dei tassi d’interesse. E avverte: “Il rischio di rialzi eccessivi, o di tassi mantenuti a un livello elevato troppo a lungo, continua ad aleggiare sull’area euro”.
Nell’ultima riunione di maggio, il consiglio direttivo ha deciso di innalzare di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Pertanto, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 3,75%, al 4,00% e al 3,25%, con effetto dal 10 maggio 2023.