Tassi e banche centrali: i due rischi principali da monitorare nel 2023
Il 2022 sta per concludersi e si tracciano le prime previsioni su quello che potrebbe succedere nel 2023. Come afferma Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income di Candriam, sebbene un calo dell’inflazione sia opinione generale, si prevede “che questa rimarrà ben al di sopra dell’obiettivo del 2%, costringendo le banche centrali a mantenere alti i tassi più a lungo”. Ma in questo contesto, la grande incognita per il 2023, dice l’esperto, sarà quella di prevedere il terminal rate per le diverse zone.
Per Forest, “la banca centrale statunitense potrebbe effettuare altri due rialzi dei tassi nel 2023 e stabilizzare il costo del denaro intorno al 5,25%. La gestione del terminal rate sarà un esercizio delicato, poiché il cuscinetto di risparmi delle famiglie maschera gli effetti ritardati dell’aumento dei tassi a lungo termine sull’economia”. Guardando all’eurozona invece, la BCE “dovrà alzare i tassi mentre la FED avrà già raggiunto il suo tasso terminale: un gioco di equilibri per evitare un apprezzamento troppo forte dell’euro”.
Al di là di queste previsioni sui tassi, nel 2023 saranno due i rischi principali da monitorare continua. “Il rischio di perdere la propria indipendenza. La parabola di Liz Truss nel Regno Unito ha evidenziato i pericoli di una potenziale collusione tra politica fiscale e monetaria. E la storia potrebbe ripetersi. Il rischio di un irrigidimento sbagliato. Troppi rialzi dei tassi potrebbero destabilizzare il sistema finanziario attraverso i fondi pensione o il mercato immobiliare. Sebbene un tale errore sia stato finora evitato, sarà necessario alzare la guardia contro questo rischio nel il prossimo anno. La stretta monetaria dovrebbe terminare nel 2023 e si spera che non si concluda in una marcia al supplizio” conclude.