Tassi, Bce sta cambiando già idea? Lagarde ci ripensa, focus su spread e tassi BTP
Un rialzo dei tassi sufficiente a sfiammare l’inflazione ma non tale da provocare una crisi dei debiti sovrani 2.0 nel bel mezzo di una guerra e della crisi energetica che ne è derivata, e non tale da innescare una ulteriore speculazione contro i BTP italiani, già vulnerabili in vista delle elezioni politiche del prossimo 25 settembre. Il lavoro della Bce di Christine Lagarde si fa sempre più faticoso, mentre il mondo degli hedge fund, così come riportato qualche giorno fa dal Financial Times, non si sta facendo grandi problemi a piazzare la scommessa short più imponente dal 2008 contro i BTP e la carta italiana.
I fondi speculativi non perdonano certo all’Italia il peccato del debito pubblico, che rimane fin troppo elevato.
Scatta il countdown al verdetto della Bce: il Consiglio direttivo dell’Eurotower si riunirà domani giovedì 8 settembre a Francoforte, per annunciare un rialzo dei tassi dell’area euro che, secondo le aspettative di fino a qualche giorno fa, dovrebbe essere di 75 punti base.
D’altronde, a fronte di un tasso di inflazione che nell’Eurozona è stato pari al 9,1% nel mese di agosto, e con le previsioni di una corsa dei prezzi al ritmo superiore a +10% nei prossimi mesi, una stretta jumbo di 75 punti base è sicuramente una possibilità. Possibilità che per i mercati era diventata quasi una certezza dopo i discorsi che alcuni esponenti della Bce avevano proferito nei loro interventi al simposio di Jackson Hole.
Bce verso maxi rialzo tassi? Rumor: Lagarde non è più convinta
Questa certezza si sta però smorzando, visto che la stessa numero uno dell’Eurotower Christine Lagarde starebbe mettendo in discussione l’opportunità di procedere a una mega rialzo dei tassi.
Nelle ultime ore sono circolate di fatto indiscrezioni secondo cui Lagarde starebbe proponendo ai membri falchi della Bce di alzare i tassi non di 75 punti base ma, in un contesto di panico gas scatenato dallo stop dei flussi di gas dalla Russia all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, e sulla scia dei vari alert sull’arrivo di una recessione, di 50 punti base.
Nel commento giornaliero ai mercati firmato da Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia, i rumor vengono confermati:
“Hanno cominciato a circolare indiscrezioni di un report di Market News recante l’indicazione che la Lagarde propenderebbe per un rialzo da 50 bps giovedì, e sarebbe in grado di portarsi dietro il Governing Council”. Questi rumor hanno avuto anche un effetto sui mercati, fa notare Sersale:
“Poiché negli ultimi giorni molte case avevano sposato la tesi dei 75 bps, e il consenso si era spostato, queste news hanno causato un discreto repricing, con i bonds Eurozone core e periferia in rally mood, e il sentiment in generale ben supportato” (riferimento alla sessione di ieri).
Erano giorni che i trader puntavano non solo su una Fed più hawkish, ma anche su una Bce più aggressiva sui tassi, pronta ad alzarli fino a +75 punti base nella giornata di domani.
Bloomberg aveva reso noto che le scommesse su una Bce erano così hawkish che i trader, fino a qualche ora prima della diffusione delle indiscrezioni, stavano scommettendo su un rialzo dei tassi nell’area euro pari a +241 punti base entro il luglio 2023, il doppio rispetto a quanto era atteso appena un mese fa.
Ma la domanda è: è davvero il caso di lanciare un forte bazooka anti-inflazione a rischio di scatenare, in vista appunto delle elezioni politiche italiane, nuove speculazioni contro i BTP? O sarebbe il caso di muoversi più lentamente nella lotta contro il boom dei prezzi per proteggere in generale tutta l’economia dell’Eurozona dal rischio di una recessione ancora più violenta di quella temuta, cercando al contempo di tenere a bada i fondi speculativi contro i debiti sovrani? Ad aumentare non sono infatti certo soltanto i tassi sui BTP.
Ma con Bce meno hawkish rischio sell euro e inflazione più alta
Il dilemma di Lagarde non è di poco conto: anche perché, nello scegliere la via più dovish, Lagarde potrebbe innescare nuovi sell off sull’euro che, dopo l’annuncio di Gazprom sullo stop del gasdotto Nord Stream 1, ha già bucato pochi giorni fa la soglia di $0,99 per la prima volta dal 2002. E un euro più debole farebbe da assist alle stesse pressioni inflazionistiche che l’Europa vuole scacciare, visto che si tradurrebbe in un aumento ulteriore dei prezzi di quelle materie prime che sono già schizzati a causa della guerra tra la Russia e l’Ucraina.
In un momento in cui la carta italiana sconta anche le elezioni politiche che tendono sempre ad alimentare le preoccupazioni sul rischio Italia, non manca chi paventa una tempesta perfetta per i titoli di stato del made in Italy.
L’alert arriva dagli analisti di Vanda Research, che in un tweet spiegano in modo molto semplice il motivo alla base del loro outlook di una ‘Perfect Storm”.
“Intravediamo la formazione di una ‘tempesta perfetta’ per i bond italiani. Un aumento dei tassi oltre alle attese da parte della Bce e le elezioni in Italia attese per il prossimo mese sono entrambi ostacoli per i mercati dei BTP”, scrivevano una settimana fa.
D’altronde, un vero e proprio scudo salva BTP non c’è, nonostante l’annuncio di fine luglio della Banca centrale europea.
Va ricordato che, lo scorso 21 luglio, proprio nel giorno delle dimissioni del presidente del Consiglio Mario Draghi, in un’Italia scossa dalla crisi di governo, la Bce di Christine Lagarde ha annunciato il tanto atteso scudo anti-frammentazione dell’area euro, noto in Italia come scudo anti-spread o salva BTP.
Lo scudo è stato battezzato TPI (Transmission Protection Instrument).
Madame Lagarde è stata chiara: l’attivazione del TPI sarà a discrezione del Consiglio direttivo della Bce in quanto “Non saremo ostaggio di nessuno“.
E questo lo sanno bene gli investitori che puntano sui BTP, e lo sanno bene in generale i mercati, che hanno assistito pochi giorni fa all’impennata dei tassi dei BTP a 10 anni oltre il 4% per la prima volta dal 15 giugno e a uno spread BTP-Bund che si è infiammato anch’esso, oscillando attorno a quota 240 punti base.
A tal proposito il recente report “Italy: Center right coalition ahead in the run up to the elections” stilato da Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS GWM in Italia e Thomas Wacker, CFA, Head CIO Credit, UBS Switzerland AG”, ha messo in evidenza le soglie pericolo da attenzionare per lo spread BTP-Bund, ricordando che, “alla luce della svolta della Bce di politica monetaria, inclusa la fine degli acquisti netti di bond e il forte aumento dei tassi di interesse, i premi sul rischio per i bond italiani hanno più che raddoppiato il loro valore dai minimi testati durante la pandemia”.
A pochi giorni dalle elezioni politiche 2022, si riaccende, per ovvi motivi, anche l’attenzione sul doom loop e sul trend della spesa per gli interessi.
Tornando a cosa annuncerà la Bce domani, in una nota riportata dalla Cnbc il capo economista di Berenberg Holger Schmieding ha fatto notare che l’adozione di strette monetarie più forti all’inizio (del percorso di normalizzazione dei tassi) è una strategia che “può avere un impatto più forte sulle aspettative sull’inflazione rispetto a un approccio graduale”. E che, di conseguenza, “un rialzo di 75 punti base potrebbe avere senso”.
Detto questo, Schmieding ha lanciato anche un avvertimento:
“Sebbene sia largamente prezzato, (il rialzo) potrebbe comunque esacerbare le tensioni sui mercati dei bond”.
Sylvain Broyer, Chief Economist EMEA di S&P Global Ratings, in vista del meeting di domani della BCE, ha scritto invece chiaramente che Christine Lagarde & Co devono fare di più sui tassi. Anzi, “molto di più”:
“La BCE deve fare molto di più sui tassi, poiché le prospettive di inflazione a breve termine continuano a deteriorarsi, mentre l’attività e il mercato del lavoro rimangono abbastanza resistenti. Come minimo, per tornare in territorio neutrale, la politica monetaria dovrebbe aumentare il tasso di deposito di 100 punti base rispetto a quello attuale. Due membri del Consiglio direttivo della BCE hanno dato risposte pubbliche diverse alla domanda su quale sia la velocità giusta per tornare alla normalità. Uno di loro predilige la determinazione alla cautela, il che sarebbe in linea con un aumento di 75 punti base questa settimana. L’altro, preoccupato per le condizioni di finanziamento – forse comprensibilmente, visto che la curva dei rendimenti a termine si è invertita – ritiene che una serie di passi multipli (cioè piccoli) sia la prassi migliore. Un modo per conciliare le due posizioni sarebbe quello di allargare il corridoio dei tassi d’interesse. Lo spread tra il tasso di deposito e il tasso di prestito marginale è piuttosto ridotto. Aumentare il tasso di deposito di 50 punti base la prossima settimana, incrementando al contempo il tasso repo e il tasso di rifinanziamento marginale di 75 punti base, potrebbe contribuire a normalizzare ulteriormente le condizioni monetarie senza sconvolgere eccessivamente le condizioni di finanziamento”. (Lna)