Tassi Bce: il terzo taglio 2024 è servito. Lagarde e le parole su inflazione e crescita
La Banca centrale europea (Bce) non delude i mercati, ‘regalandogli’ il terzo taglio dei tassi del 2024. Dopo la sforbiciata di giugno e settembre, ecco che arriva anche quella di ottobre che ha preso forma con maggiore forza a inizio mese dopo i deludenti dati sui Pmi della zona euro e il dato flash dell’inflazione a settembre, scesa sotto il target del 2% (oggi è arrivato anche il dato finale con una sorpresa: il Cpi ha rallentato all’1,7%).
Per quanto riguarda i prossimi mesi, il ritmo e l’entità di ulteriori azioni restano aperte. Con i policymaker più dovish che stanno spingendo per tagli rapidi, mentre alcuni falchi del board stanno invitando alla cautela data l’inflazione interna ancora elevata. Ragione per cui le parole di Christine Lagarde nel corso della conferenza stampa di oggi saranno seguite da vicino e soppesate attentamente dai mercati.
“Come ampiamente previsto, la Bce ha effettuato un secondo taglio consecutivo del tasso di deposito di 25 punti base questa ora di pranzo”, commenta Michael Brown, senior research strategist di Pepperstone, sottolineando che adesso verrà prestata “molta attenzione al fatto che Lagarde apra la porta alla prospettiva di tagli più ampi, di 50 punti base, anche se tali mosse “jumbo” sembrano improbabili per ora“.
Lagarde su crescita e inflazione
“Nessun percorso predefinito” nel processo di riduzione dei tassi di interesse. Lo ha ribadito Christine Lagarde, presidente della Bce, nel corso della conferenza stampa in corso in Slovenia. “Ad ogni incontro analizzeremo i dati, dipenderemo da tutti i dati – spiega -. Da qui a dicembre riceveremo altri dati, tutti i dati ci aiuteranno a prendere” la decisione di dicembre.
In termini di crescita, rispondendo a una domanda, Lagarde non ha dubbi e dichiara: “non vediamo una recessione” e siamo sempre attenti “all’impatto che la crescita ha sull’inflazione“.
Le decisioni della Bce, ecco i nuovi tassi
Il consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce. Queste le prime righe del comunicato ufficiale appena pubblicato sul sito dell’Eurotower in cui si spiega che “la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, tasso mediante il quale il consiglio direttivo orienta la politica monetaria, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”. E ancora si legge che: “le ultime informazioni sull’inflazione indicano che il processo disinflazionistico è ben avviato. Le prospettive di inflazione sono inoltre influenzate dalle recenti sorprese al ribasso degli indicatori dell’attività economia. Nel contempo, le condizioni di finanziamento rimangono restrittive”.
I tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 3,25%, al 3,40% e al 3,65%, con effetto dal 23 ottobre 2024.
Questione inflazione e il mantra data dependent
Bce che si sofferma come sempre sul tema inflazione. “Ci si attende che l’inflazione aumenti nei prossimi mesi, per poi diminuire e raggiungere l’obiettivo nel corso del prossimo anno. L’inflazione interna resta elevata, in quanto i salari continuano a crescere a un ritmo sostenuto. Al tempo stesso, le pressioni sul costo del lavoro dovrebbero seguitare ad attenuarsi gradualmente, in un contesto in cui i profitti ne mitigano parzialmente l’impatto sull’inflazione”, spiega la Bce nella nota ufficiale.
L’approccio resterà “data dependent”. Il Consiglio direttivo è determinato ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. “Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine. Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione. In particolare, le decisioni sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
Dalla Bce precisano che “il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Riguardo al Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP), l’Eurosistema non reinveste più tutto il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, riducendo il portafoglio di 7,5 miliardi di euro al mese, in media. Il Consiglio direttivo intende terminare i reinvestimenti nel quadro di tale programma alla fine del 2024”.
Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.
A fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, verranno riesaminate regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria.
Bce taglia ancora, timori su crescita prendono il sopravvento
“La decisione di tagliare i tassi a sole cinque settimane di distanza dall’ultimo taglio e con solo pochissimi dati economici, suggerisce che siano aumentate le preoccupazioni della Bce per le prospettive di crescita dell’eurozona e sul fatto che l’inflazione non raggiunga il target. È interessante notare che il linguaggio ufficiale nella decisione della Bce sia rimasto pressoché invariato rispetto alla riunione di settembre“, segnala Carsten Brzeski, global head of macro di ING.
David Pascucci, analista dei mercati di XTB, sottolinea che: “Il calo recente dell’inflazione è specchio di un’economia in rallentamento ma allo stesso tempo questo dato dovrà essere monitorato al fine di aggiustare l’entità dei prossimi tagli che, con molta probabilità, proseguiranno. I prossimi dati sull’inflazione saranno assolutamente determinanti in quanto ulteriori cali potrebbero portare la Bce ad operare tagli di aggressivi oltre il quarto di punto, pertanto l’attenzione è massima e probabilmente si andrà a monitorare anche l’andamento del tasso di disoccupazione, altro dato macro di assoluta importanza e che al momento mostra dei numeri insolitamente molto positivi per lo scenario attuale”.
Inflazione rivista al ribasso, assist al taglio Bce
E proprio nel giorno della riunione della Bce sono arrivati i dati finali dell’inflazione di settembre, con un rallentamento più forte del previsto che consolida così il secondo taglio consecutivo dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea. L’Eurostat ha comunicato che l’indice dei prezzi al consumo ha mostrato un +1,7% su base annua dal 2,2% di agosto, facendo anche meglio del +1,8% della stima flash e del consensus Bloomberg. Il dato core, ossia al netto delle componenti più volatili, si è attestato al 2,7%, confermando le attese e la lettura flash.