Tassi Bce: arriva il primo taglio del 2025. C’è anche test Pil per Lagarde
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Fonte immagine: iStock
Come la Federal Reserve (Fed) ieri sera, nemmeno la Banca centrale europea (Bce) delude i mercati. Seguendo lo spartito noto, l’istituto centrale guidato da Christine Lagarde ha annunciato il primo taglio dei tassi del 2025, il quinto da quando nel giugno 2024 ha iniziato il percorso di allentamento della politica monetaria.
Il Consiglio direttivo ha deciso oggi di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce.
Si attende, come sempre, l’avvio della conferenza stampa della presidente Christine Lagarde per trovare spunti in vista delle prossime riunioni. Le decisioni future potrebbero, infatti, iniziare a essere più controverse man mano che il tasso di politica monetaria neutrale si farà strada.
Un comunicato stampa che è quasi una copia della dichiarazione di dicembre. “A giudicare dalla dichiarazione di politica monetaria, non ci sono cambiamenti per le indicazioni future. La Bce mantiene il suo approccio riunione per riunione”, commenta a caldo Carsten Brzeski, global head of macro di ING, che avverte: “aspettiamo i commenti della Presidente della Bce Lagarde alla conferenza stampa, a partire dalle 14:45, ma per ora sembra che il percorso della Bce verso la neutralità continuerà e seguiranno altri tagli dei tassi“.
Primo taglio tassi del 2025: la nota ufficiale della Bce
Come da attese, il consiglio direttivo ha deciso di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della Bce. Pertanto, i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale saranno ridotti rispettivamente al 2,75%, al 2,90% e al 3,15%, con effetto dal 5 febbraio 2025.
“Processo disinflazionistico è ben avviato”
Il 2025 è iniziato con un nuovo taglio da parte del consiglio direttivo della Bce che ha deciso di ridurre di 25 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. In particolare, spiega la nota, la decisione di ridurre il tasso sui depositi presso la banca centrale, mediante il quale il Consiglio direttivo orienta la politica monetaria, scaturisce dalla valutazione aggiornata delle prospettive di inflazione, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria.
Dalla Bce sottolineano che “il processo disinflazionistico è ben avviato. L’inflazione ha continuato a evolvere sostanzialmente in linea con le proiezioni dei nostri esperti e dovrebbe tornare all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine nel corso dell’anno. Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo. L’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”.
Inoltre, le recenti riduzioni dei tassi di interesse decise dal Consiglio direttivo rendono gradualmente meno onerosi i nuovi prestiti a imprese e famiglie. Al tempo stesso, aggiungono dall’Eurotower, le condizioni di finanziamento continuano a essere rigide, anche perché la politica monetaria rimane restrittiva e i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere; alcuni prestiti in scadenza sono quindi rinnovati a tassi più elevati. L’economia sta ancora affrontando circostanze avverse, ma l’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti della politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere una crescita della domanda nel corso nel tempo.
Bce: “approccio ancora guidato dai dati”
Con il consiglio direttivo, ribadiscono, che è determinato ad assicurare che l’inflazione si stabilizzi durevolmente sul suo obiettivo del 2% a medio termine. “Per definire l’orientamento di politica monetaria adeguato, seguirà un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono adottate di volta in volta a ogni riunione – aggiungono -. In particolare, le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di interesse saranno basate sulla sua valutazione delle prospettive di inflazione, considerati i nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria, senza vincolarsi a un particolare percorso dei tassi”.
Ulteriori tagli consecutivi fino a giugno: la view di Goldman Sachs Asset Management
“Prevediamo ulteriori tagli consecutivi fino a giugno, dato che l’inflazione continua a scendere e i rischi relativi alla crescita persistono. La BCE potrebbe dover prolungare il proprio ciclo di tagli fino alla seconda metà dell’anno qualora le prospettive di crescita dovessero ulteriormente deteriorarsi”, indica Simon Dangoor, head of fixed Income macro strategies di Goldman Sachs Asset Management.
Pil eurozona: economia stagnante a fine 2024. Un messaggio chiaro per Lagarde & Co.
Prima dell’annuncio, è arrivato un nuovo importante riscontro da parte della Bce: il Pil dell’eurozona per il quarto trimestre che ha deluso le attese. Dopo alcuni trimestri di crescita moderata, la ripresa economica dell’eurozona si è nuovamente fermata.
Nel dettaglio, nel periodo ottobre-dicembre il Pil rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti, mentre il consensus Bloomberg che indicava crescita dello 0,1%. Si tratta della stima flash diffusa oggi dall’Eurostat che arriva dopo i dati di Francia, Germania e Italia diffusi stamattina. Un’economia stagnate, con la contrazione dell’economia francese e di quella tedesca che hanno minato la fiducia di imprese e consumatori. A completare lo scenario l’Italia, dove si registra una crescita nulla, che si contrappone al dinamismo della dell’economia spagnola.
Nell’intero 2024, il Pil dell’eurozona è aumentato dello 0,7%, secondo i dati dell’Eurostat. “L’area euro sta lottando per trovare fattori di crescita poiché le difficoltà del settore manifatturiero in Germania pesano sulla produzione e il sentiment è inasprito dalla minaccia di misure commerciali punitive da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump”, sottolineano da Bloomberg ricordando come a Francoforte l’attenzione resta alta sul fronte inflazione.
“Per il momento, l’economia sembra essere in crisi e non ci aspettiamo che ne esca quest’inverno – commentano da ING -. Le prime indicazioni per il primo trimestre sono che l’economia oscillerà ancora un po’ intorno alla stagnazione. Nel corso di quest’anno, ci aspettiamo che la domanda interna possa stimolare nuovamente di una certa crescita economica”.
In termini di tassi, spiegano, la Bce potrebbe andare anche “leggermente oltre, all’1,75%”.