Tassa extraprofitti: Mef corregge il tiro, banche in recupero
Seduta di rimbalzo nel day after all’introduzione della nuova tassa del governo Meloni sugli extraprofitti bancari. Piazza Affari e il comparto bancario, che ieri ha perso circa 10 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato, in seguito al sell-off scatenato dall’inatteso annuncio sulla tassazione, recupera terreno.
Nel dettaglio l’indice Milanese, il Ftse Mib segna un rialzo dell’1,8% tornando sopra la soglia dei 28.000 a 28.447. Mentre le banche recuperano parte delle perdite di ieri con Bper in rialzo del 2,9%, Banco BPM (+ 3,3%) a 4,13 euro. Bene anche le due big del panorama bancario italiano, Unicredit (+3,7%) e Intesa Sanpaolo (+2,9%).
Il Mef corregge il tiro
Dopo il bagno di sangue, che ha travolto il Ftse Mib, ancora nel primo pomeriggio di ieri, il governo ha iniziato a correggere il tiro, pubblicando in una nota le nuove soglie di crescita del margine di interesse superate le quali scatterebbe la tassa.
Il nuovo testo pubblicato ieri da Palazzo Chigi, conferma che la tassa, o prelievo, del 40% scatterà nel caso in cui il margine di interesse (NII) del 2022 dovesse “eccedere per almeno il 5%” il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale ad “almeno il 10%” confrontando il 2023 col 2021.
Mentre, sempre ieri in tarda serata il ministero dell’Economia (Mef) tramite una nota, ha poi aggiunto informazioni sul tetto massimo del prelievo, che non potrà superare lo 0,1% del totale dell’attivo degli istituti bancari.
“La misura, ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti, prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1% del totale dell’attivo”. Questo nella versione finale elaborata nella nota del Mef.
Mentre la versione precedente specificava che l’importo dell’imposta non potrà comunque essere superiore al 25% del valore del patrimonio netto al 2022. Il contributo dovrà essere versato entro il 30 giugno 2024 in base all’attivo delle banche.
Banca d’Italia a maggio ha rilevato attivi aggregati per 3.952 miliardi, il tetto posto dal Tesoro, nel complesso, limita dunque a 3,95 miliardi la tassa sugli extraprofitti, che difatti diventa sugli extramargini (NII).
Gli economisti, “una tassa stile Sovietico”
L’economista Lorenzo Codogno, visiting professor alla London School of Economics e fondatore di LCC Macro Advisors, ha descritto su X (ex Twitter) in un lungo thread, la mossa lanciata dal governo Meloni come una tassa stile sovietico.
Codogno fa notare che “In seguito ad una mossa anti-mercato, dell’attuale governo rispetto a molti dei precedenti governi, si è potenziata l’ulteriore svolta populista da parte dell’attuale amministrazione.”
D’altronde, “le banche sono un target facile per i populisti”, ha continuato Codogno, e un attacco contro di loro può solo far guadagnare un sostegno politico”.
Inoltre, l’economista evidenzia il fatto che l’esecutivo ignori la necessità di assicurare una “competizione stabile e un quadro fiscale tali da attrarre investimenti rischia, rischiando così di produrre danni permanenti all’attrattività dell’economia italiana, oltre a provocare uno spostamento della disponibilità del credito, specialmente nella parte più alta dello spettro dei rischi”, ovvero a discapito delle “piccole e medie imprese, colonna portante dell’economia italiana”.