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Tassa extraprofitti banche, settimana chiave per potenziali modifiche

11 Settembre 2023 16:16

Si apre una settimana cruciale per la tassa sugli extraprofitti. Alias, la misura che continua ad accendere il dibattito politico e non solo. Dopo avere tenuto banco per tutto il mese di agosto, la discussione sulla misura sulle banche italiane, contenuta nel decreto asset di inizio agosto e rivendicata con forza dalla premier Meloni, entra nel vivo. A cominciare da domani, 12 settembre, quando prenderanno il via numerose audizioni in Parlamento per discutere del provvedimento. La seconda data da cerchiare in rosso sul calendario in settimana è quella del 13 settembre, ultimo giorno utile per la presentazione di ordini del giorno ed emendamenti al cosiddetto decreto asset.

Intanto anche oggi si inseguono nuovi rumors sulle possibili revisioni della tanto discussa tassa, con i titoli del comparto bancario si stanno mettendo in mostra a Piazza Affari. Tra tutti spiccano i rialzi di Intesa Sanpaolo e Mps, tra le prime del listino con guadagni rispettivamente del 2,6% e del 2 per cento.

Tassa extra-profitti, i tempi stringono: domani le audizioni, entro il 13/09 gli emendamenti

Il Senato è pronto per passare al setaccio il decreto asset, con la prospettiva che vengono apportate alcune modifiche (soprattutto alla tassa sugli extra-profitti). Già domani sono in calendario le audizioni alle Commissioni Ambiente e Industria del Senato. Tra gli interventi più attesi c’è quello dell’Associazione bancaria italiana (Abi) ma anche quello di Assopopolari e Federcasse.

Le nuove indiscrezioni, ecco in che direzione vanno

Potrebbe esserci un piano del Governo Meloni per ridisegnare la tassa sugli extraprofitti delle banche, anche per evitare il rischio incostituzionalità del prelievo. Vanno in questa direzione le indiscrezioni riportate nel fine settimana in un articolo a firma di Mario Sensini, in cui ricorda che la partita verrà chiusa tra un mese (scadenza del decreto).
“Il Governo sta valutando di cambiare radicalmente la base imponibile della tassa – si legge sul quotidiano di via Solferino -. Non più il margine di interesse, che rappresenta una parte della attività, ma tutto l’attivo medio ponderato, in modo da trattare tutte le banche allo stesso modo”. Nelle scorse settimane avevano tenuto banco le potenziali modifiche messe sul piatto dal segretario di Forza Italia, Antonio Tajani.

I dubbi sollevati dai tecnici del Senato

Sono poi arrivati negli ultimi giorni anche i dubbi sulla costituzionalità del provvedimento da parte del servizio Bilancio del Senato, che ha messo in evidenza la questione nella nota di lettura dedicata alla “Conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”. Il tema viene approfondito nell’Articolo 26 (Imposta straordinaria calcolata su incremento margine interesse): “L’articolo 26 istituisce un’imposta straordinaria, per l’anno 2023, sui margini di interesse (cd. extraprofitti) delle banche operanti nel territorio dello Stato. Essa è determinata applicando un’aliquota del 40% sulla differenza del margine di interesse degli istituti di credito, legato all’esercizio tipico dell’attività bancaria, rispetto all’esercizio antecedente al 2022”.

Ma si puntualizza: “Va poi preso in considerazione un possibile rischio legato all’eventuale incompatibilità costituzionale (in particolare con gli articoli 3 e 53, qualora non si tenga adeguatamente conto della effettiva capacità contributiva dei soggetti passivi del prelievo o si creino distorsioni fiscali irragionevoli) della disposizione, che potrebbe essere dichiarata dopo l’avvenuto introito e la conseguente spesa delle somme in 55 questione, il che determinerebbe un peggioramento dei saldi corrispondente alle risorse che dovessero essere restituite alle banche per effetto della dichiarazione di illegittimità costituzionale”.

Enria, ecco cosa dice sulla tassa degli extraprofitti

“Non commenterò singoli paesi”. Sulla questione si esprime così Andrea Enria, numero uno della Vigilanza bancaria della Bce, rispondendo a una domanda relativa alla proposta italiana di tassare gli extraprofitti delle banche, nel corso di una intervista a Bloomberg News. “In generale, come abbiamo già detto, esprimendo il nostro parere sulla legge spagnola, c’è il timore che una tassa una tantum, che potrebbe durare anche per un tempo relativamente lungo, possa colpire un istituto in un momento specifico di transizione”, ha spiegato Enria aggiungendo che “se si applicano tasse che colpiscono i margini di interesse senza considerare gli accantonamenti e i costi, si potrebbero influenzare negativamente gli incentivi alle banche ad accantonare”.