Svizzera tiene d’occhio Bce, franco troppo alto. Swiss National Bank sorprenderà mercati con taglio tassi improvviso?
Il più grande gruppo di asset management in Europa, ovvero Amundi Asset Managament, ha chiuso le posizioni long sul franco, dichiarando di essere diventato ora ribassista sulla valuta. E’ quanto ha reso noto a Bloomberg il responsabile globale della divisione forex del colosso, Andrea Koenig. Secondo il gestore la banca centrale svizzera, Swiss National Bank, prima o poi tornerà infattu ad agire, per impedire che la moneta elevetica si apprezzi in modo eccessivo, a danno delle esportazioni svizzere. I rischi per il franco, ha sottolineato Koenig, sono infatti, a suo avviso, al rialzo:
“Il franco si conferma già ora alla stregua di una valuta molto costosa, se si considera quanto bassi sono i tassi di interesse. E non credo che la SNB sia soddisfatta di questi livelli”. E la banca centrale, spiega, “ha ancora il potere di intervenire sulla valuta se lo desidera”.
In particolare, la SNB potrebbe sorprendere i mercati con una mossa inattesa, nel caso in cui il rapporto EUR-CHF, che questa settimana si è indebolito fino a CHF 1,10, raggiungesse la parità.
Già tre giorni fa, prima della riunione di ieri della Bce, i mercati prezzavano un taglio dei tassi di interesse nella riunione di settembre con una probabilità di quasi il 50%, stando a quanto riporta Reuters.
Il commento di Amundi lascia pensare che la SNB potrebbe anche sorprendere i mercati, senza aspettare che arrivi settembre.
C’è da dire che la pressione rialzista del franco svizzero nei confronti dell’euro si è smorzata nelle ultime ore, dopo le novità arrivate ieri dalla riunione del Consiglio direttivo della Bce.
Inizialmente, i bazooka presentati da Mario Draghi – cambiamento della forward guidance , apertura a un taglio dei tassi che potrebbe arrivare a questo punto già a settembre, intenzione di rilanciare il Quantitative easing in caso di bisogno – hanno affossato le quotazioni dell’euro nei confronti delle principali valute. Tuttavia, nel finale, la moneta unica si è addirittura rafforzata, salendo per esempio nei confronti del dollaro per la prima volta in cinque giorni (il rapporto EUR-USD è comunque in flessione dell’1,7% dall’inizio del mese).
L’euro ha recuperato terreno anche sul franco svizzero, fino a 1,1038 franchi, e sullo yen, fino a JPY 121,20.
Le aspettative dei mercati, evidentemente, erano state fin troppo alte, e le parole di Draghi non sono state reputate dovish in modo sufficiente.
Oggi, a metà seduta, l’euro scende dello 0,13% a $1,1131; salendo però nei confronti della sterlina, con il rapporto EUR-GBP +0,13% a GBP 0,8954. La moneta perde nei confronti dello yen, posizionandosi attorno a JPY 120,92, mentre il rapporto EUR-CHF è piatto a CHF 1,1047.
Diversi analisti fanno notare che, a prescindere dalla reazione di ieri alle parole di Draghi, l’outlook sull’euro rimane ribassista, a fronte di un franco svizzero che, nei confronti della moneta unica, è arrivato nelle ultime sessioni a balzare al record degli ultimi due anni.
Un intervento della SNB è più che probabile, se si considera che è stato lo stesso numero uno della banca centrale, Thomas Jordan, a riferire che la banca ha spazio per varare nuovi tagli di interesse, in caso di necessità.
Da segnalare che i tassi svizzeri sono i più bassi tra i paesi avanzati, pari a -0,75%. Nonostante questo, la valuta ha continuato a salire.
Tra i bullish sul franco ci sono gli analisti di JP Morgan Chase, che ritengono che, sebbene la SNB abbia ulteriori margini per reagire anche con un ulteriore taglio dei tassi, comunque non dispone degli stessi spazi di manovra della Bce e della Federal Reserve.
JP Morgan ha così rivisto al rialzo le sue stime sul franco, e ora prevede che la valita si apprezzerà fino a quota 108 nei confronti dell’euro, entro la fine dell’anno, per poi rafforzarsi ulteriormente a CHF 107 entro la metà del 2020. Le precedenti previsioni di JP Morgan sul cambio EUR-CHF per il 2019 e 2020 erano rispettivamente di 1,09 e 1,08.
Ma Thomas Clarke, gestore di William Blair International, la vede più come Amundi. Il franco “è costoso”, ha fatto notare. E, se proprio si vuole scommettere su una valuta rifugio sulla scia del rallentamento economico globale, meglio preferire lo yen. “Le caratteristiche di asset rifugio del franco sono positive, ma non sono tali da portarci ad acquistarlo”. La parola, a questo punto, passa alla Swiss National Bank.