Sui mercati piomba l’alert dell’Ocse, sotto lente anche mosse Fed su possibili tagli tassi
Mentre i mercati sono alla finestra in attesa del potenziale intervento concordato delle banche centrali che, secondo alcune indiscrezioni stampa potrebbe essere annunciato già mercoledì, per contrastare gli effetti del coronavirus a livello economico, piomba in avvio d’ottava l’alert dell’Ocse che parla di “una economia mondiale a rischio”. In particolare, l’Ocse definisce il Covid-19 “il più grande pericolo” per l’economia mondiale dai tempi della crisi finanziaria.
L’Interim Economic Outlook propone due scenari: uno (best case) in cui l’estensione del coronavirus è ampiamente contenuta, e un secondo con una prospettiva con “effetto domino” di contagio. In entrambi i casi, l’Ocse invita i governi ad agire immediatamente per limitare la diffusione del coronavirus, proteggere le persone e le imprese dai suoi effetti e sostenere la domanda nell’economia. Tradotto in numeri, secondo le stime dell’organizzazione con sede a Parigi nel corso del 2020 il Prodotto interno lordo (Pil) mondiale dovrebbe decelerare al ritmo del 2,4% rispetto al già debole +2,9% del 2019, con una modesta ripresa al 3,1% nel 2021.
Presentando l’outlook a Parigi, il capo economista dell’Ocse Laurence Boone ha dichiarato: “Il virus rischia di dare un ulteriore colpo a un’economia globale già indebolita dalle tensioni commerciali e politiche. I governi devono agire immediatamente per contenere l’epidemia, sostenere il sistema sanitario, proteggere le persone, sostenere la domanda e fornire un’ancora di salvezza finanziaria alle famiglie e alle imprese più colpite”.
STIME OCSE: PAESE PER PAESE
Equita mantiene una view prudente sui listini
Archiviato il mese di febbraio, con l’ultima settimana da dimenticare per i listini azionari globali, nel suo report mensile Equita scrive: “Restiamo fortemente sottopeso. Troppo presto per aumentarlo”. Gli esperti si soffermano sulle performance di febbraio: “il mese è stato caratterizzato da mercati azionari globali in decisa flessione (-6,9%) causata dall’incertezza sulle prospettive dell’economia dettata dalla diffusione dell’epidemia di Coronavirus fuori dalla Cina, e in particolare in Italia. La pressione ha riguardato non solo i mercati azionari, ma anche i bond. L’indice US Bloomberg Barclays HY è salito a 461 punti base di spread rispetto ai 360 punti base di una settimana fa”.
Sul coronavirus e sulla sua propagazione in Italia, il Nord del paese “ha visto una rapida escalation dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, con oltre 650 casi e 17 morti in pochi giorni, in un quadro in continua evoluzione. La gran parte dei casi sono stati in Lombardia, che conta il 16% della popolazione italiana, il 22% del PIL e una percentuale superiore in termini di produzione manifatturiera, aumentando le probabilità di avere la seconda contrazione trimestrale consecutiva. Sono aumentate le aspettative di nuovi interventi di politica monetaria da parte delle banche centrali, con il mercato che ora prezza un ulteriore taglio dei tassi della BCE con una probabilità del 96% nell’anno (dal 65% a fine gennaio) e più di 2 tagli dei tassi della Fed nei prossimi 12 mesi (contro l’attesa precedente di un solo taglio)”.
Attese mercato su taglio tassi Fed
Intanto gli operatori si interrogano sulle prossime mosse della Fed, già a partire dal meeting di marzo. Secondo i dati Bloomberg il mercato sconta per il meeting del 18 marzo 2020 una probabilità del 100% di un taglio dei tassi dello 0,25% e circa del 40% per un ulteriore taglio di 25 basis point. A fine anno, dunque per il meeting del 16 dicembre 2020, il mercato stima con una probabilità del 100% un triplo taglio dei tassi, quindi dello 0,75% e del 62% di un ulteriore taglio, quindi per un totale del 1%.
Da notare il fatto che, riguardo alle attese di taglio cumulate per fine anno, il mercato si attendeva fino a metà gennaio 2020 il taglio sicuro di 25 basis point, mentre attualmente sconta come abbiamo visto prima un taglio del 75%, con probabilità del 100%, e con probabilità di oltre il 60% di ulteriori 25 punti base.
Equita e le sue attese sull’azione delle banche centrali
Sempre nel monthly report odierno gli esperti di Equita dedicano ampio spazio al tema delle banche centrali, che è tornato in primo piano. “Abbiamo dei dubbi sul fatto che tagliare i tassi (da una base già molto bassa) o aumentare gli acquisti di titoli con il QE possa questa volta contenere la contrazione degli utili. A nostro avviso serviranno azioni più decise”, sottolineano da Equita. Di fatto, “nonostante la recente correzione, i mercati trattano ancora su multipli elevati (PE 20E S&P500 18x, molto vicino ai massimi degli ultimi due decenni) con un incremento del rischio sugli utili. Lo stock globale di obbligazioni corporate non-finanziarie ha raggiunto un massimo storico di 13,5 trilioni di dollari nel 2019 (OCSE), il doppio in termini reali rispetto al dicembre del 2008; rispetto ai precedenti cicli creditizi, le obbligazioni in circolazione presentano una qualità creditizia complessiva inferiore, requisiti di rimborso più elevati e scadenze più lunghe, amplificando gli effetti negativi di un forte rallentamento economico su imprese e crescita globale. Per questi motivi restiamo ancora fortemente sottopeso rispetto al benchmark nel portafoglio raccomandato (82,6% da 83,4% del mese precedente e verso peso neutro del 95%)”.