Notizie Notizie Italia Stress test Bce-Eba: focus sulle banche italiane. Mps fa il record

Stress test Bce-Eba: focus sulle banche italiane. Mps fa il record

31 Luglio 2023 12:14

Stress test 2023 Bce-Eba: le banche europee, soprattutto le banche italiane, superano l’esame, confermando una solidità a prova di recessione.

Una resilienza, quella degli istituti di credito italiani, che batte perfino il worst scenario peggiore della storia degli stress test, su cui le autorità europee hanno basato la loro simulazione, in termini di erosione del Pil.

Vale la pena ricordare che gli stress test sono stati lanciati sia dall‘Eba, l’Autorità bancaria europea, che dalla Vigilanza della Bce.

Nello specifico, gli stress test dell’Eba hanno coinvolto 70 banche di 16 paesi europei, ovvero il 75% degli asset del settore bancario Ue.

La Bce, si legge nel comunicato con cui la Banca centrale europea ha pubblicato i risultati degli stress test, ha esaminato invece in tutto 98 banche su cui vigila direttamente.

Di queste, 57 rappresentano le banche più importanti dell’area euro e dunque sono state monitorate nella prova di stress test lanciata dall’Eba sulle banche dell’Unione europea.

Le 41 banche rimanenti esaminate dalla Bce sono invece banche di medie dimensioni esentate dagli stress test dell’Eba, ma che sono state messe alla prova dalla Vigilanza dell’Eurotower.

Insieme, le banche esaminate dalla Bce rappresentano l’80% degli attivi totali del settore bancario dell’area dell’euro.

Stress test Bce-Eba 2023-2025: di quanto scenderebbe il CET1 ratio delle banche

Venerdì scorso l’Eba ha pubblicato i risultati dettagliati per i 57 maggiori enti creditizi, mentre la Bce ha diffuso i dati delle 41 banche di medie dimensioni.

Lo stress test ha coperto un periodo di tre anni, compreso tra il 2023 e il 2025.

Dai risultati resi noti dall’Eba, è emerso che le banche europee rimarrebbero ‘resilienti’ anche nel caso in cui lo scenario avverso si concretizzasse e, dunque, l’Unione europea e il mondo intero soffrissero una grave recessione.

L’Autorità bancaria europea ha reso noto in particolare che, nel caso del worst case scenario, l’erosione del capitale delle banche europee sarebbe pari a 459 punti base: il risultato è che, in media, il parametro del CET 1 ratio, scenderebbe al 10,4%.

La Bce ha confermato nella nota che “l’esercizio ha rivelato che tre anni di gravi tensioni economiche ridurrebbero il coefficiente di CET1 delle banche vigilate dalla BCE di 4,8 punti percentuali al 10,4%”.

Nonostante il worst scenario shock presentato, la Bce ha fatto notare che “l’erosione del capitale alla fine dell’orizzonte temporale di tre anni è stata inferiore rispetto alle precedenti prove di stress, principalmente perché nel complesso le banche hanno affrontato l’esercizio in condizioni migliori, con attività di qualità più elevata e una maggiore redditività”.

Tra l’altro, “per alcuni enti la qualità del portafoglio prestiti è migliorata significativamente dal 2021. Questi fattori hanno aiutato le banche a fronteggiare lo scenario avverso, che ipotizzava un prolungato periodo di inflazione elevata e alti tassi di interesse. In molti casi, l’effetto positivo dell’aumento dei tassi sul reddito da interessi ha persino compensato le tensioni sui costi della provvista. Dall’altro lato, in base alle proiezioni, le spese di amministrazione delle banche sarebbero aumentate a causa dell’incremento dell’inflazione”.

Risultati stress test: la sorpresa Mps-Monte dei Paschi di Siena

La buona notizia per le banche italiane è che la loro performance è stata migliore rispetto a quelle francesi e tedesche.

In caso di scenario avverso, le banche italiane presenterebbero infatti un capitale pari, in media, all’11,6%, rispetto a una percentuale compresa tra il 9% e il 10% per le banche francesi e tedesche.

Ma veniamo ai casi specifici che riguardano le banche italiane, e che vedono protagonista, stavolta in senso positivo, anche Mps-Monte dei Paschi di Siena.

Intanto, si legge nel comunicato di Mps, “i risultati – come indicato nella nota da EBA, non considerano, per i vincoli metodologici, i benefici  in termini di maggiori utili e generazione di capitale  della riduzione dei costi del personale per 857 milioni di euro nel periodo 2023-2025, derivanti dall’uscita lo scorso 1° dicembre 2022 di oltre 4.000 persone”.

La banca guidata dal ceo Luigi Lovaglio, controllata dal Tesoro, azionista di maggioranza con una quota del capitale del 64% circa, ha reso noto nello specifico che il suo Common Equity Tier 1 ratio (CET1%) fully loaded al 2025 risultante dallo stress test (variazione rispetto al dato di 15,64% del 31 dicembre 2022) sarebbe pari, nel caso dello scenario di base, al 18,61% (+297bps), che salirebbe al 19,83% (+419bps) fattorizzando l’effetto della riduzione dei costi del personale sopra indicati.

Nello scenario avverso, invece, il parametro di Mps si attesterebbe al 10,13% (-551bps) e all’11,98% (-366bps) fattorizzando l’effetto della riduzione dei costi del personale sopra indicati”.

Mps Monte dei Paschi di Siena ha sottolineato come quelli appena diffusi siano stati i risultati migliori di sempre negli esercizi di Stress Test.

UniCredit e Intesa SanPaolo: cosa è emerso dalle simulazioni

Per quanto riguarda UniCredit, la banca guidata dal ceo Andrea Orcel ha annunciato che, “nonostante lo scenario di stress più severo applicato quest’anno, la riduzione del livello di capitale” si è confermata, nel caso di worst case scenario, “significativamente minore che nei risultati dello stress test del 2021, grazie ad un punto di partenza molto più robusto basato su un miglioramento significativo nella generazione di capitale, una solida qualità dell’attivo e prudenti overlays”.

La banca ha sottolineato che “tutto ciò pone UniCredit in una buona posizione rispetto a potenziali shock macroeconomici”.

Piazza Gae Aulenti ha comunicato per la precisione che, in caso di uno scenario base, UniCredit presenterebbe nel 2025 un CET1r fully loaded al 19,97%, 397 punti base superiore al CET1r fully loaded a fine dicembre 2022, e nel 2025 un CET1r transitional al 19,97%, 329pb in più rispetto al CET1r transitional a fine dicembre 2022.

Nel caso di uno scenario avverso, invece, nel 2025 il CET1r fully loaded di UniCredit sarebbe pari al 12,51%, 349pb in meno rispetto al CET1r fully loaded a fine dicembre 2022 e il CET1r transitional si attesterebbe al 12,51%, 417pb in meno rispetto al CET1r transitional a fine dicembre 2022.

Intesa SanPaolo, banca italiana guidata dal ceo Carlo Messina, ha annunciato anch’essa i risultati degli stress test, rendendo noto che il “coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 ratio (CET1 ratio) fully loaded risultante dallo stress test” sarebbe pari, nel caso dello scenario di base, al 14,02% nel 2023, 14,47% nel 2024, 14,85% nel 2025..

Nello scenario avverso, per gli anni 2023, 2024, 2025, il parametro scenderebbe invece rispettivamente al 10,36% 10,78% 10,85% rispetto al dato di partenza, registrato al 31 dicembre 2022, pari a 13,53%.

“I risultati dello stress test evidenziano la capacità di Intesa Sanpaolo di confermare la propria solidità anche in scenari complessi, grazie al modello di business ben diversificato e resiliente”, si legge nella nota di Intesa SanPaolo.

I numeri di Banco BPM

Banco BPM ha reso noto che, nello scenario di base, il CET 1 ratio fully loaded sarebbe pari a 14,6% al 2023, al 16,5% al 2024 e al 17,4% al 2025).

Nello scenario avverso il CET 1 ratio fully loaded sarebbe pari all’8,5% al 2023, all’8,7% nel 2024 e al 9% nel 2025.

“Entrambi i risultati rispettano ampiamente i requisiti minimi regolamentari sia nello scenario Baseline che Avverso”, si legge nel comunicato della banca italiana guidata dal ceo Giuseppe Castagna.

Banco BPM ha puntualizzato che la banca, “pur in uno scenario Adverse particolarmente peggiorativo rispetto allo scenario adottato nell’esercizio di stress test 2021, ha raggiunto risultati migliori su un orizzonte temporale omogeneo” e ha ricordato che, “in particolare, nel precedente esercizio lo scenario Adverse portava a un CET1 ratio fully loaded post impatti di 7,0% al termine dei 3 anni (9,0% al termine dei 3 anni nell’esercizio 2023, in crescita di 2 punti percentuali)”.

Bper: risultati confermano ‘solidità patrimoniale’

Bper ha messo in evidenza che i risultati degli stress test hanno confermato la propria “solidità patrimoniale”, ricordando il dato di partenza registrato al 31 dicembre 2022 pari al 12,04% in termini di CET 1 ratio fully loaded.

La banca ha reso noto che, nello scenario di base, il CET1 ratio fully loaded del 2025 sarebbe pari al 16,00%, 396bps in più rispetto al dato rilevato al 31 dicembre 2022 e che nello scenario avverso, il CET1 ratio fully loaded nel 2025 sarebbe pari al 7,89%, 415bps in meno rispetto al dato rilevato al 31 dicembre 2022.

Bper ha sottolineato che “tali risultati non risultano confrontabili con quelli dell’omologo esercizio svolto nel 2021 da cui BPER è stata a suo tempo esclusa alla luce degli impatti derivanti dal progetto di acquisizione del ramo d’azienda dal Gruppo Intesa Sanpaolo”.

Ancora, “una parte dei risultati ottenuti tramite il processo di de-risking avvenuto nel corso del primo semestre 2023 non ha potuto essere tenuta in considerazione nell’ambito dell’esercizio in quanto relativa ad eventi non completamente finalizzati al 31 dicembre 2022 (data di riferimento dell’esercizio)”.

E c’è anche la sorpresa FinecoBank

FinecoBank ha annunciato che i risultati dell’esercizio di stress test lanciati dalla Bce hanno confermato la solidità patrimoniale dell’istituto che, con un impatto sui coefficienti patrimoniali inferiore a 300 punti base nello scenario avverso, “colloca il Gruppo tra le prime tre banche italiane sottoposte agli stress test e tra le migliori in Europa”.

Il coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 ratio (CET1 ratio) fully loaded, risultante dallo stress test, sarebbe pari, nello scenario di base contemplato per il 2023 2024 2025, rispettivamente al 23,6%. 26,7% , 29,6%

Nello scenario avverso, il parametro si attesterebbe al 21,2% 22,1% 22,9%, livelli superiori rispetto al dato al 31 dicembre 2022 pari al 20,8%.

FinecoBank ha commentato in una nota che “i risultati dell’esercizio confermano la sostenibilità del business model diversificato, a basso rischio e capital-light di FinecoBank”.