Stress test Bce, 51 grandi banche europee vulnerabili a shock tassi: stabilità depositi non è scontata
La Bce rende noti i risultati degli stress test sul rischio di shock sui tassi di interesse. In un mercato che attende con trepidazione la prossima riunione della Bce in occasione della quale, stando a quanto preannunciato dal numero uno Mario Draghi, dovrebbe essere annunciato il tapering del Quantitative easing, la buona notizia è che la maggior parte delle banche dell’Eurozona riuscirebbe a resistere a una stretta monetaria.
Durante la presentazione dell’analisi, che ha preso in considerazione 111 istituti dell’Eurozona sottoposti alla Vigilanza bancaria della Bce, è emerso tuttavia che sarebbero ben 51 le banche che potrebbero, in caso di rialzi di tassi, trovarsi costrette ad accantonare riserve di capitale: si tratta di una percentuale pari all’incirca al 45% rispetto al totale.
In particolare, 12 banche sarebbero preparate a fronteggiare un eventuale shock dei tassi molto bene, 48 banche bene, mentre le 51 rimanenti potrebbero trovarsi costrette a intervenire sul capitale.
Nel caso delle banche italiane, quelle che sono state sottoposte agli stress test (che hanno preso come riferimento i dati relativi ai bilanci del 2016) sono Intesa SanPaolo, UniCredit, Ubi Banca, Bper, Mediobanca, Popolare Sondrio, Carige, Credem, Iccrea.
Particolarmente colpita dalle vendite è – tra quelle considerate dalla Bce negli stress test – Bper Banca -3% circa; Intesa SanPaolo è piatta con una variazione -0,07%, Ubi Banca cede più dell’1%, UniCredit è lievemente positiva e, tra quelle esaminate, la migliore è sicuramente Mediobanca, che sale di quasi 1 punto percentuale. Carige dà una buona prova di resistenza, salendo dello 0,68%, Popolare Sondrio cede quasi -0,70%, Credem arretra di quasi 1 punto percentuale.
La nota che è stata diffusa dalla Bce non ha comunicato i risultati singoli degli stress test. Le informazioni sono state considerate confidenziali, e si potrà sapere qualcosa di più a novembre, quando verranno rese note eventuali conseguenze sulle soglie Srep, ovvero sui requisiti minimi di capitale che le banche devono osservare.
Del rischio che 51 banche possano trovarsi costrette a raccogliere capitali aggiuntivi ha parlato Korbinian Ibel, direttore generale della supervisione macro-prudenziale della Bce, presentando i risultati degli stress test:
“Quello che dobbiamo fare è discutere intensamente con le banche e controllare se siano consapevoli del rischio e se abbiano capitali sufficienti, nel caso in cui la situazione dovesse andar male”.
Secondo Ibel le 51 banche a rischio potrebbero veder aumentare le proprie esigenze di capitale fino a 25 punti base, sebbene ogni banca sia comunque un caso a sé.
Il timore è che le banche dell’Eurozona stiano dando troppo per scontata la stabilità dei depositi, presso di esse, dei loro clienti, senza considerare sia la crescente importanza delle banche online che il rischio di tassi più elevati.
Bisogna considerare che le banche dell’Eurozona hanno 4,5 trilioni di euro di depositi che i clienti potrebbero decidere di ritirare immediatamente, o anche spostare.
Di conseguenza, per Ibel, se le banche hanno iniziato solo ora a capire i rischi associati ai cambiamenti nelle scelte dei clienti, rischiano di incorrere in nuove richieste di capitali aggiuntivi, “in quanto la gestione del rischio non sarebbe appropriata al 100%”.
La stessa nota della Bce diramata stamattina ha sottolineato che, “per la maggior parte delle banche e nel corso dei prossimi tre anni, tassi di interesse più alti si tradurrebbero in un aumento del margine di interesse netto, ma anche in un valore del capitale più basso”.