Notizie Notizie Mondo Sterlina sconta proposta elezioni anticipate di Boris Johnson. Euro debole post Bce, non ci sono ragioni per esultare

Sterlina sconta proposta elezioni anticipate di Boris Johnson. Euro debole post Bce, non ci sono ragioni per esultare

25 Ottobre 2019 11:30

La sterlina continua a rimanere osservata speciale, ostaggio degli ultimi sviluppi sulla Brexit che tuttavia non danno ancora indicazioni chiare. La valuta britannica rimane debole nei confronti di dollaro ed euro. Nella settimana che si avvia alla conclusione, il cambio GBP-USD ha ceduto l’1,14%, soffrendo la perdita più forte dal 27 settembre.

La sterlina ha perso lo 0,42% sull’euro, sempre su base settimanale. Così l’Ufficio Studi di Intesa SanPaolo, riferendosi al trend della sessione della vigilia:

“La sterlina ha corretto sia contro dollaro da 1,29 a 1,27 GBP/USD sia contro euro da 0,8598 a 0,8677 EUR/GBP all’aumentare dell’incertezza sul fronte politico domestico, dopo che Johnson ha annunciato di voler andare a elezioni anticipate il 12 dicembre. L’opposizione laburista infatti ha ribadito che non intende appoggiare la proposta di elezioni anticipate se non si avrà garanzia che verrà evitata un’uscita dall’UE senza accordo. Il parlamento sarà chiamato a decidere sulle elezioni lunedì. Oggi intanto ci sarà un altro incontro UE per decidere sul rinvio di Brexit, ma non è garantito che la decisione arrivi entro oggi. Ulteriori fonti menzionano tra le opzioni quella di un’estensione flessibile (la cosiddetta flextension), in cui si lascerebbe al Regno Unito il tempo di completare il processo di ratifica del Withdrawal Agreement, concedendo di uscire una volta ottenuta l’approvazione del parlamento, ma comunque entro una data prestabilita per il termine ultimo (ipoteticamente il 31 gennaio 2020). Sviluppi favorevoli che riducano l’incertezza e sblocchino lo stallo permetterebbero alla sterlina di riprendersi dalla correzione di ieri”.

A tal proposito, intervistato dalla Cnbc Osamu Takashima, responsabile della divisione di Forex Stategy presso Citigroup Global Markets Japan a Tokyo, ha affermato:

“Siamo costruttivi sulla sterlina nel medio periodo, e questo perché non intravediamo grandi chance di elezioni anticipate. La mia personale preoccupazione è che, una volta che l’incertezza politica si dissolverà, gli investitori si focalizzeranno maggiormente sull’economia del Regno Unito, che si sta indebolendo. E questo potrebbe essere negativo per la sterlina”. 

Così Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades:

“Per il secondo giorno consecutivo la sterlina è in calo contro le altre valute. Contro il dollaro Usa scambia a 1,2830, in calo quindi di oltre l’1,5% dal picco di 1,30 raggiunto all’inizio della settimana. L’ultima svolta politica che ha messo sotto pressione la sterlina ha qualcosa di surreale: Boris Johnson chiede infatti elezioni anticipate, per le quali avrà bisogno del sostegno dei parlamentari laburisti mentre Jeremy Corbyn, leader laburista, ha affermato di essere pronto a nuove elezioni ma solo se i Tories gli daranno la garanzia che il no-deal (ossia l’uscita disordinata dall’Ue) non sarà più un’opzione. Tuttavia, l’UE garantirà una nuova proroga solo se la parte britannica presenterà un piano definito. E’ una situazione assurda, con i mercati che stanno reagendo vendendo di nuovo la sterlina”.

Da segnalare che la sterlina era salita a inizio settimana, esattamente nella sessione di lunedì, al record in più di cinque mesi e mezzo, oltre quota $1,30, dopo che Westminster era riuscita a bloccare, sabato scorso, la votazione del Withdrawal Agreement, accordo sulla Brexit concordato giorni prima tra Boris Johnson e Bruxelles, impedendo praticamente un’uscita del Regno Unito dal blocco europeo nella data prefissata del 31 ottobre.

La valuta ha poi perso terreno dopo l’annuncio di ieri del premier, che ora punta al ritorno alle urne.

Così hanno riferito gli analisti di Nomura ai clienti: “Se le elezioni siano positive per la sterlina? Credo di no. La campagna elettorale sarà costellata da oscillazioni nei risultati dei sondaggi, e gli investitori potrebbero frenare i flussi in entrata, in attesa dei risultati definitivi (del voto). E’ per questo che siamo long sul rapporto EUR/GBP“.

Cosa si può prevedere, invece, per l’euro, considerata l’imminente uscita di scena di Mario Draghi dalla presidenza della Banca centrale europea, e all’indomani dell’ ultima riunione del Consiglio direttivo della Bce da lui presieduto? C’è da dire che, in questi giorni concitati in cui si sta cercando di capire cosa accadrà al Regno Unito, non solo la sterlina, ma anche l’euro sta scontando le incertezze sulla Brexit. Tanto che ieri la moneta unica era scesa nei confronti del dollaro, ancora prima che Mario Draghi prendesse la parola, a seguito della richiesta di Johnson di tornare al voto.

L’euro ha poi scontato anche alcune dichiarazioni di Draghi, che ha parlato del permanere di rischi al ribasso sull’ economia dell’Eurozona.

“Credevamo che Draghi sarebbe stato più ottimista del solito nel suo ultimo meeting, non pensavamo che avrebbe concluso il suo mandato con un tono pessimistico”, ha detto alla Cnbc Thierry Wizman, strategist della divisione di tassi di interesse globali e di valute presso Macquarie Group. “Abbiamo poi assistito a un certo ottimismo, durante la conferenza stampa, attorno alle 9 ET (le 15 ora italiana), quando l’euro ha puntato verso l’alto. Ma poi è tornato preda dei sell, anche perchè non c’erano notizie che avallassero una sua ripresa”.

Di fatto la nota degli analisti di Intesa SanPaolo rileva che “l’euro ha corretto da un massimo di 1,1162 a un minimo di 1,1091 EUR/USD principalmente per correlazione positiva con la sterlina, ma aveva reagito negativamente anche in mattinata ai PMI dell’area risultati più deboli delle attese. La riunione BCE come previsto ha lasciato invariati i termini di policy confermando la sostanziale permanenza di rischi verso il basso sullo scenario”.