Sterlina paga nuova impasse Brexit, scivola a minimo quattro mesi sul dollaro
Brexit ormai fa rima con impasse e a pagare lo scotto di una tale incertezza sul futuro del Regno Unito è, ovviamente, la sterlina. La speranza che i due principali partiti politici britannici, ovvero Tories e Laburisti, potessero raggiungere un accordo sulla Brexit è naufragata miseramente. Sei settimane di trattative non hanno portato, alla fine, a nulla, tanto che il leader laburista Jeremy Corbyn ha scritto una lettera alla premier Theresa May, nella giornata di oggi, affermando che “i negoziati sono andati fin dove potevano’ e che il suo partito è contrario alla sua proposta di divorzio del paese dal blocco europeo.
Corbyn ha spiegato il fallimento dei negoziati con il fatto che Theresa May è sempre più sola, osteggiata all’interno del suo stesso partito, e con la probabilità di conseguenza che presto venga rimpiazzata. “Le crescenti debolezze e instabilità del suo governo dimostrano che non può esserci fiducia in qualsiasi accordo riuscissimo a raggiungere”, ha scritto Corbyn nella missiva.
La sterlina è così scesa per la nona sessione consecutiva nei confronti dell’euro, soffrendo la fase ribassista più forte di questo secolo.
Nei confronti del dollaro, la valuta UK è scesa a $1,2760, al minimo degli ultimi quattro mesi, a un livello ben inferiore rispetto agli $1,34 testati nel mese di marzo.
Guardando alle altre valute, occhio alla nota degli analisti di Intesa SanPaolo:
“Il dollaro si è rafforzato come cambio effettivo, spingendosi al rialzo più o meno su tutti i fronti. Sul fronte delle guerre commerciali, quella con l’Unione Europea e il Giappone sul tema delle auto è stata rinviata di sei mesi”.
Gli analisti tuttavia precisano: “Si badi che non si tratta necessariamente di una mossa che prelude a un’archiviazione del dossier: piuttosto, la mossa sembra legata al protrarsi del negoziato con la Cina, e a un’impostazione strategica che vuole un solo fronte importante aperto in un dato momento. Volatilità media calcolata sugli ultimi tre mesi ancora sui minimi; su base giornaliera, le escursioni sono aumentate in particolare su BRL e AUD, mentre stanno calando sulle nordiche, oggetto di tensioni la scorsa settimana, sullo JPY e sulla TRY. Il dollaro ha beneficiato di dati buoni (cantieri, Philadelphia Fed e anche sussidi di disoccupazione). Riteniamo che i dati dei prossimi mesi obbligheranno il mercato a rimuovere le ipotesi di taglio dei tassi dal 2019 (da parte della Federal Reserve).
“Sul fronte europeo – conclude la nota di Intesa SanPaolo – i dati sono stati di importanza secondaria, mentre la situazione italiana, per quanto tesa, è restata entro ambiti che non possono avere grandi ripercussioni valutarie. Siamo più convinti della tesi che gli sviluppi sul fronte commerciale siano negativi per l’euro, e che implichino una minore probabilità di rimbalzo nei prossimi mesi”.
Intanto l’euro è poco mosso, viaggia appena sotto la parità attestandosi a $1,1167; dollaro-yen -0,20% a JPY 109,63; sterlina-dollaro -0,33% a $1,2756; euro-sterlina +0,24% a GBP 0,8753; euro-yen -0,26% a JPY 122,43; euro franco svizzero -0,01% a CHF 1,1285.