Sterlina appesa al filo Brexit, violente le oscillazioni. L’outlook mentre l’Ue alza la voce con UK
Sterlina in preda alla volatilità, appesa al filo degli sviluppi sulla Brexit. Il mercato sembra accogliere positivamente l’estensione della data del divorzio UK dall’Unione europea da quella fissata al 29 marzo al prossimo 12 aprile. L’estensione è stata accordata dal Consiglio europeo a seguito della riunione di ieri.
La valuta recupera posizionandosi sopra la soglia di $1,31, reduce dal forte sbandamento delle contrattazioni overnight, quando è capitolata fino a $1,3004.
Così Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund, commenta le ultime notizie sulla Brexit, analizzando anche il trend della sterlina:
“Potete decidere per la visione cinica o buonista. In ogni caso il calcio della lattina resta uno sport praticato con un certo successo a Bruxelles. L’assenza di un piano B dai progetti (dichiarati) di Theresa May ha evidentemente costretto l’Europa a proporne uno. Il Primo Ministro inglese ha ribadito, tra lo scetticismo dei delegati europei, la sua convinzione di poter portare a casa una ratifica dell’accordo di uscita già respinto due volte, e con ampio margine, a Westminster. La controproposta, unanime, dei 27 paesi dell’Unione è stata quella di un rinvio incondizionato di due settimane, prontamente accettato oltremanica. Il 2 aprile diventa a questo punto il termine ultimo per l’esecutivo inglese entro il quale incassare un’approvazione parlamentare per un accordo che non verrà più rinegoziato e ricevere un’ulteriore estensione tecnica, per l’implementazione legislativa, fino al 22 maggio. In questa scelta europea ci sta il tentativo di distanziarsi da eventuali responsabilità per un eventuale scenario di no-deal Brexit e al tempo stesso anche lo sfruttamento di margini temporali pragmaticamente utilizzabili”.
“Se UK chiederà un rinvio lungo lo farà accettando di partecipare alle elezioni europee (23-26 maggio) – continua Balsotti – Immagino, pur non conoscendo con precisione i regolamenti, che prendere questa decisione con almeno 6 settimane di anticipo abbia senso. In caso arrivi la (terza) sconfitta per la May l’esito diventa più imprevedibile. Il voto è previsto per settimana prossima ma non esiste ancora una data certa e con il rinvio concesso il tentativo potrebbe slittare ancora. Le presumibili opzioni sono: a) una richiesta (da sottoporre sempre entro il 12 aprile) per un rinvio lungo (almeno nove mesi), che faccio fatica a vedere realizzabile senza essere accompagnata dalle dimissioni di Theresa May e, presumibilmente, da elezioni anticipate; b) un tentativo di compattamento della maggioranza governativa su una proposta di no-deal Brexit (ribattezzato anche kamikaze-Brexit in quanto scelta volontaria e non errore accidentale), come soluzione preferibile a un rinvio lungo con i connessi rischi di elezioni (vittoria di Corbyn) e referendum (vittoria del Remain)”.
Guardando alla sterlina, viene fatto notare che nella sessione della vigilia, “nell’incertezza che ha caratterizzato la giornata con un flusso costante e spesso contrastante di headlines provenienti da Bruxelles”, la valuta “è stata vittima di una significativa volatilità ribassista con perdite superiori all’1% nel momento peggiore. Lo spostamento della scadenza dal 29 marzo al 12 aprile ha evitato guai peggiori. Tutto continua a giocarsi sulle probabilità continuamente cangianti dei tre scenari plausibili: a) accordo-May approvato; b) no-deal Brexit; c) rinvio lungo con il suo probabile corredo di ricorso alle urne. Due settimane in più possono forse ridare speranza ad una ratifica che ieri in giornata sembrava molta e sepolta. D’altro canto la possibilità di un kamikaze-Brexit continua a sembrare bizzarra per quanto le dinamiche politiche ci abbiano fatto vedere cose anche più strane negli ultimi anni. Azzardiamo al momento un a) 25%; b) 25%; c) 50%. Sicuramente saranno da cambiare anche in tempi brevi.
Dice la sua anche Micheal Hewson, responsabile analista dei mercati presso CMC Markets UK:
“La sterlina è finita ieri sull’ottovolante e a un certo punto ha perso oltre l’1% contro il dollaro, mentre gli operatori si preoccupavano per la prospettiva che ad una settimana da oggi il Regno Unito possa lasciare l’UE senza un accordo. Con scarsi segnali di possibili compromessi da entrambe le parti e con la riunione del Consiglio Europeo per cercare di aprire opzioni per soddisfare il desiderio del Regno Unito di estendere l’articolo 50 che sembra piuttosto limitata, la sterlina è scesa fino a un minimo di quattro settimane contro l’euro, prima di rimbalzare, sulla scia degli eventi della notte scorsa a Bruxelles. C’è stata una certa preoccupazione che stia per scadere il tempo nel calendario per promulgare la legislazione necessaria ed ottenere una proroga approvata nel tempo a disposizione, con alcuni che dicono che ogni strumento statutario debba essere presentato lunedì per assicurarsi di ricevere il necessario assenso reale in tempo. Ci sono tuttavia opinioni contrastanti sulla tempistica di questa particolare procedura. Inizialmente l’UE aveva intenzione di offrire un’estensione all’articolo 50 fino al 22 maggio se il Primo Ministro fosse riuscito a ottenere l’approvazione del suo accordo nella Camera dei Comuni al terzo tentativo, altrimenti si sarebbe andati verso un “no-deal”. Dopo il tentativo maldestro di Theresa May, comprensibile da un certo punto di vista, di scaricare la responsabilità dell’accordo sui parlamentari, è altamente improbabile che ciò accada, anzi probabilmente subirà una sconfitta più larga, con un distacco superiore ai 149 voti del secondo turno di votazioni.
“Ciò significa – continua Michael Hewson – che l’UE avrà bisogno di un piano B per acquistare più tempo per raggiungere un risultato diverso da un no-deal, mentre i parlamentari di Westminster hanno bisogno di cooperare insieme. Il piano B concordato ha aggiunto l’opzione di un’estensione più breve al 12 aprile se l’accordo fosse respinto, il che sembra verosimile. Ciò consentirebbe, in teoria, al Parlamento, di esplorare opzioni alternative, compresa la possibilità di rimuovere Theresa May come primo ministro, dato che sembra sempre più isolata. Due settimane fa, i parlamentari hanno votato in modo non vincolante per evitare che il Regno Unito lasci l’UE senza un accordo, eppure siamo qui a una settimana di distanza e questo è esattamente il punto verso cui stiamo andando. Con il compromesso della scorsa notte, i parlamentari dovrebbero essere in grado di modificare codice legislativo per modificare la data di uscita del Regno Unito, anche se si si tratterebbe di un’uscita posticipata”
Hewson individua i livelli chiave dei rapporti di cambio sterlina-dollaro ed euro-sterlina:
BPUSD – ha continuato a scendere ieri scivolando sotto trendline dai minimi di dicembre a 1,2430, prima di trovare supporto nell’area 1,3000, che è dove abbiamo anche la media mobile a 200 giorni. Finchè resta al di sopra di questo supporto chiave, permane intatto il potenziale per un ritorno ai massimi di questa settimana. Sotto 1,3000 si apre la strada verso l’area di 1,2800.
EURGBP: è tornata fino a 0.8720 ieri prima di scivolare verso la zona di 0.8670. Finchè questo livello funge da supporto, è possibile un nuovo test dei massimi. Una mossa al di sotto di 0.8660 riaprirebbe la strada verso il livello di 0.8620.