Notizie Notizie Mondo Stati Uniti: stagione trimestrali alle battute finali, ancora difficile interpretare effetti riforma fiscale

Stati Uniti: stagione trimestrali alle battute finali, ancora difficile interpretare effetti riforma fiscale

23 Febbraio 2018 12:33

La stagione delle trimestrali americane sta lentamente volgendo al termine. Ieri, tra le big di Wall Street, ad alzare il velo sui risultati finanziari Hewlett Packard Enterprise. La società tecnologica americana guidata da Antonio Neri, che ha preso il posto di Meg Whitman, ha archiviato il primo trimestre dell’esercizio fiscale 2018 con ricavi in rialzo dell’11% a 7,7 miliardi di dollari, con un utile per azione di 34 centesimi di dollaro. “Abbiamo visto una crescita in ciascuno dei nostri segmenti di business grazie alle migliori condizioni di mercato”, ha affermato Neri che si è soffermato anche sul capitolo “riforma fiscale”. “Data la recente riforma fiscale negli Stati Uniti, che permetterà un accesso più facile al cash all’estero, stiamo aumentando il nostro impegno nei confronti degli azionisti e i nostri investimenti nel personale”, ha dichiarato Neri rimarcando che il gruppo punta a restituire 7 miliardi di dollari agli azionisti entro l’esercizio fiscale 2019 sotto forma di un piano di buy back e dividendi”.

Trimestrali Usa: difficile interpretare i dati per gli effetti della riforma fiscale
Sulla questione riforma fiscale di Trump e gli effetti sul fronte trimestrali si è incentrata nella recente analisi “Il punto della settimana sui mercati” di Olivier De Berranger, chief investment officer di La Financière de l’Echiquier. Negli Stati Uniti la stagione delle trimestrali, partita nel mese di gennaio con le big del comparto bancario, sta giungendo al termine con 400 tra le società del S&P500 che hanno già pubblicato i loro risultati. “Nonostante la maturità del ciclo economico sull’altra sponda dell’Atlantico, le aziende americane hanno ampiamente battuto il consensus” sottolinea De Berranger, ricordando che il fatturato ha superato le attese nel 78% dei casi e il tasso di sorprese positive ha superato le aspettative nell’80% dei casi.

Detto questo, per l’esperto, “l’interpretazione di questi risultati si rivela delicata a causa soprattutto della riforma fiscale che interferisce nella lettura dei dati sotto il profilo contabile. La riforma, poi, ha sortito un impatto negativo sui bilanci di molte società. In effetti, i tagli fiscali annunciati sono stati in parte compensati dalla cancellazione di alcuni crediti d’imposta che hanno così costretto molte società a fare accantonamenti. Tra l’altro, sono in molte ad aver già contabilizzato l’imposta sugli utili all’estero che saranno rimpatriati all’inizio di quest’anno”.

Il punto, rimarca Olivier De Berranger, è che la riforma fiscale ha spinto gli analisti a rivedere in maniera massiccia al rialzo le stime per il 2018, portando il rapporto tra revisioni al rialzo e al ribasso a un massimo storico. Soprattutto, solleva una questione fondamentale: tra risparmi fiscali e rimpatrio degli utili, le aziende potranno disporre di un’ingente riserva finanziaria. Come utilizzarla? Le possibilità sono quattro: aumenti salariali, ridistribuzione agli azionisti, miglioramento dei bilanci (rimborso del debito) e investimenti. Se, in gran parte, gli aumenti salariali ci sono stati, l’incertezza permane sugli altri punti.

È stato a lungo privilegiato il ritorno agli azionisti, in particolare attraverso il buyback. Anche se ipotizzabili, altre ridistribuzioni degli utili potrebbero non essere massicce. Qualche azienda ha annunciato di voler investire di più negli Stati Uniti, come ExxonMobil, JP Morgan o Apple, che intende aprire un secondo campus. Quest’ultima si è del resto dichiarata poco incline al pagamento di un dividendo straordinario ma intenzionata piuttosto a riscattare una quota importante del suo debito obbligazionario (100 miliardi di dollari). Anche altre società potrebbero prediligere questa soluzione.
“La comunicazione aziendale è ancora poco chiara. Se la fiducia traspare dai discorsi del management, gli annunci concreti sono piuttosto rari. Ed è forse questa prudenza a spiegare i rischi di surriscaldamento indotti dall’introduzione di un piano di stimolo fiscale in un’economia ai punti massimi del ciclo. Con gli effetti degli annunci ormai alle spalle sembra che per i capi d’azienda americani sia urgente aspettare”, conclude chief investment officer di La Financière de l’Echiquier.