Stati Uniti: Pil rallenta meno del previsto, attese positive sul trimestre in corso
Nonostante un rallentamento innescato da una minore propensione ai consumi, la crescita statunitense batte le stime nel primo trimestre. Secondo la prima lettura del Bureau of Economic Analysis, nei primi tre mesi il Pil a stelle e strisce ha segnato un rialzo del 2,3% trimestrale (dato annualizzato), al di sotto del 2,9% degli ultimi tre mesi del 2017 ma maggiore dei 2 punti percentuali attesi dagli analisti.
La decelerazione è legata a minori spese in automobili, vestiti e scarpe e a una riduzione degli investimenti nell’edilizia residenziale. Dopo il +4% del quarto trimestre 2018, il dato migliore da tre anni, i consumatori si sono presi una pausa facendo scendere il dato al +1,1%. In aumento invece i prezzi, passati dall’1,7 all’1,8 per cento annuo.
Il bicchiere va considerato mezzo pieno visto che, in genere, i dati relativi i primi tre mesi dell’anno risentono dell’influenza di fattori stagionali e dalla metodologia di calcolo. “Il primo trimestre è tipicamente il peggiore per la crescita statunitense”, ha commentato James Knightley, Chief International Economist di ING.
“Negli ultimi 30 anni, la crescita del secondo trimestre in tutti gli anni di rilevazione è stata in media maggiore dell’1,4% rispetto al primo”. Per il Q2 2018, l’esperto stima un +3,4%. “Le vendite al dettaglio sono risalite a marzo, e indicano che l’economia domestica ha riguadagnato velocità in un contesto in cui il clima di fiducia e il mercato del lavoro sono solidi”.
Non ci dovrebbero essere cambiamenti in ottica Federal Reserve. Il board dell’istituto con sede a Washington la prossima settimana dovrebbe confermare il costo del denaro in quota 150-175 punti base (con una probabilità al 93,3% stando al CME FedWatch Tool) e varare una nuova stretta nel meeting in calendario a metà giugno.
“Pressioni inflazionistiche –continua Knightley – che iniziano a diventare più evidenti e tensioni commerciali in riduzione, dovrebbero sostenere la Fed nel processo di normalizzazione e permetterle di alzare i tassi altre tre volte nel 2018”.