Stati Uniti: occhi puntati a Washington per la nomina di Powell alla Fed. $ debole su ritardo riforma fiscale
Occhi puntati oggi su Washington in attesa che venga ufficializzata la nomina di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve (Fed) e in scia alla notizia che l’annuncio sulla tanto attesa riforma fiscale di Donald Trump è stato posticipato di un giorno. Un ritardo che mette sotto pressione il dollaro: poco dopo l’avvio delle Borse europee, il Dollar Index (indice che misura l’andamento del biglietto verde in relazione a un paniere composto da altre sei valute) cede lo 0,15% a 94,56, mentre il cambio euro/dollaro tratta in area 1,1638 (+0,16%).
Non si sarebbero quasi più dubbi. Secondo le ultimissime indiscrezioni riportate da “The Wall Street Journal“, sarà Powell, tra gli attuali governatori della Fed, a diventare il prossimo numero uno della Banca centrale statunitense, prendendo il posto di Janet Yellen il cui mandato scadrà nel febbraio 2018. La decisione che verrà annunciata oggi dal presidente americano Donald Trump non sembra impensierire i mercati. Anzi, il numero uno della Casa bianca ha optato per un candidato che portasse avanti un discorso di continuità. Scegliendo Powell, 64 anni e componente del board della Federal Reserve, Trump vuole proprio mixare il cambiamento di leadership e una continuità con l’operato di Janet Yellen, che sta percorrendo un graduale cammino di normalizzazione della politica monetaria. La “colomba” Powell sembrerebbe aver avuto la meglio sull’economista John Taylor, un candidato decisamente più “hawkish” (falco) che avrebbe probabilmente portato avanti un percorso più serrato di stretta sui tassi.
“Sullo sfondo intanto sta arrivando alla conclusione la lunga telenovela della nomina da parte della Casa Bianca del successore di Janet Yellen. Jerome Powell sembra ormai cosa fatta, anche se con Trump le sorprese sono sempre dietro l’angolo”, afferma Alessandro Balsotti, head of asset management JCI Capital Limited, sottolineando, tuttavia, che “l’interessante incognita potrebbe essere se l’emerito professore di Stanford John Taylor possa già essere servito in coppia fissa come vice governatore designato“. “In ogni caso – aggiunge l’esperto – la nomina di Powell sembra essere sostanzialmente già nei prezzi per cui non mi aspetterei un grosso impatto (discesa del dollaro e salita dell’azionario, date le sue credenziali di ‘moderata colomba aperta alla deregulation’) quando all’ora di cena il presidente esprimerà tutto il suo entusiasmo per il ‘great guy’ destinato a guidare la Fed per i prossimi 4 anni”.
Intanto sul fronte tassi, ieri la Fed non ha riserbato sorprese dell’ultima ora. I tassi sono stati, infatti, confermati nella forchetta compresa tra l’1% e l’1,25%. Secondo quanto riportato Bloomberg, i futures sui fed funds continuano a scommettere (probabilità dell’85%) su una stretta nella riunione di dicembre (sarebbe il terzo rialzo del 2017 dopo quello di marzo e giugno). Al termine della riunione din due giorni il Fomc – braccio di politica monetaria della Fed – ha affermato che “le condizioni economiche evolveranno in un modo tale da avallare incrementi graduali dei tassi sui fed funds”.