Spread Btp-Bund osservato speciale post NaDef: perché l’Italia torna nel mirino dei mercati
L’attenzione resta alta sul fronte dei titoli di stato globali, europei e italiani. Nessuno escluso insomma. E nelle ultime ore l’Italia è finita nel mirino, soprattutto dopo l’accelerazione di ieri dello spread BTP-Bund che ha varcato la soglia psicologica dei 200 punti base in scia ai numeri della NaDef (oggi il differenziale sta rientrando e viaggia in area 193 punti base). Una giornata in cui sono schizzati in alto anche i rendimenti a dieci anni che hanno raggiunto soglie psicologiche importanti (3% sul Bund e 5% sul Btp). Ma cosa sta alimentando la nuova corsa dello spread?
I numeri Nadef sotto la lente, soprattutto il deficit
Partiamo dalla cronaca recente. Nella serata di mercoledì (a mercati chiusi) sono arrivati i numeri della Nadef (Nota di aggiornamento del Def), la cornice macroeconomica della Legge di Bilancio. E proprio le indicazioni sul futuro dei conti pubblici italiani hanno riportato sotto pressione gli investitori internazionali che per alcuni, come il “Financial Times” che parla da tempo della fine della luna di miele tra il Governo Meloni e i mercati, hanno riacceso la spia del “rischio Italia”. In particolare, non è stata digerita la questione deficit. Nella nota di Palazzo Chigi si legge che “nello scenario programmatico il deficit è del 5,3 per cento nel 2023 (rispetto all’obiettivo del 4,5% dichiarato lo scorso aprile) e del 4,3 per cento nel 2024. Riguardo alle proiezioni per il 2025 e il 2026 il documento prevede rispettivamente il 3,6 per cento e il 2,9 per cento.
I commenti
“La NaDef anticipata a sommi capi dal comunicato sul sito del Governo ci porta alla conclusione che per ora l’unica vera sorpresa è quella del debito alto e del deficit ragionevole che tende a rientrare sotto il 3% (solo) nel 2026. Per il debito, l’unico dato messo a disposizione è il rapporto di 140,1% rispetto al PIL per il 2024. Il maggior deficit tra quello programmatico a 4,3% per il 2024 e il 3,6% quello tendenziale su un PIL di oltre 2mila miliardi di euro porta ai 14 miliardi di maggior fabbisogno annuo di cui parla la stampa, e che finanzieranno in buona parte la manovra 2024 di circa 25 miliardi”, commenta Gianni Piazzoli, Chief Investment Officer di Vontobel Wealth Management SIM.
“I numeri contenuti nella nota di aggiornamento del documento economico e finanziario (NaDef), che traccia il quadro macro del prossimo bilancio italiano, non hanno offerto grandi sorprese rispetto a quanto trapelato la settimana scorsa“, afferma Paolo Pizzoli, senior economist di ING, aggiungendo che nella sostanza “il governo ha fatto il punto sul deterioramento del contesto economico, ridimensionando le previsioni di crescita e rendendo esplicito l’impatto del cosiddetto credito d’imposta ‘superbonus’ sul deficit e sul debito futuro”. Al momento, rimarca l’economista, “la stabilizzazione del debito sembra essere la preoccupazione principale, e giustamente, dato che non sappiamo ancora quale regola fiscale sarà in vigore a partire da gennaio 2024″. Infine, Pizzoli ricorda che entro fine ottobre il governo italiano dovrà presentare a Bruxelles la bozza di bilancio. “Gli sviluppi nei negoziati sulla riforma del patto di stabilità potrebbero contribuire a ridurre l’incertezza di fondo”, conclude.
Sottosegretario Freni: “nessuna preoccupazione per lo spread. Soglia critica è 340-350”
Un rialzo, quello dello spread, che non sembra preoccupare Federico Freni, sottosegretario all’Economia, che nel corso del programma a 24 Mattino su Radio 24, ha dichiarato che “200 punti di spread con un calo a 194-196, non e’ affatto un tasso preoccupante. Personalmente la reazione dei mercati non la vedo né preoccupante, né scomposta e aggiungo io che la Nadef è soltanto la cornice nella quale reinserire la legge di bilancio”. E ha aggiunto: “Mi preoccuperò quando lo spread dovesse salire, ma non credo che avverrà, sopra una soglia di guardia. Io credo che una soglia di guardia dello spread possa essere il massimo della serie storica toccato negli ultimi 4 anni, quindi 340/350 che è il massimo dal 2018 ad oggi”.
Non c’è solo la questione Italia
Ma non c’è solo la questione Italia perchè da settimane i rendimenti dei titoli di stato della zona euro e globali sono sotto pressione. Guardando, in particolare, allo scenario europeo, glia strategist di Mps Capital Services che fanno notare come ieri “gli operatori hanno dato poco rilevanza ai segnali di rallentamento maggiore delle attese dell’inflazione in Germania ed i timori di tassi più elevati più a lunghi hanno prevalso. Questa mattina il clima che si respira sembra essere diverso, grazie alle sorprese giunte dai dati sull’inflazione di Olanda e Francia che stanno portando a forti acquisti sui bond dell’Eurozona con lo spread BTP-Bund che sta in parte rientrando”. Intanto stamattina l’inflazione della zona euro è calata oltre le attese a settembre.
BTP-Bund, grafici a confronto
(Analisi a cura di Simone Borghi)
La figura è composta da due grafici: in alto abbiamo il rendimento del Btp decennale (linea bianca) e sotto l’andamento del Bund tedesco (linea arancio). Come possiamo vedere entrambi i titoli di stato si trovano su nuovi massimi relativi: il Btp ha toccato ieri un picco al 4,88% (top dal 2022) e il Bund ha quasi sfiorato il 3% (2,92%, massimi dal 2011). L’accelerazione al rialzo per entrambi si è verificata agli inizi di settembre, complice il rinnovarsi della paura di tassi di interesse più alti per un periodo di tempo più lungo.
Passando, invece, al grafico in basso dello spread Btp-Bund possiamo osservare che si troviamo non molto distante dai picchi di marzo, ma ancora ben lontano dai massimi del 2023 a 212 punti base toccati proprio a inizio anno. Mentre due anni fa esatti (29 settembre 2022) lo spread ha raggiunto un massimo a 250 bp. Guardando più nel breve periodo la tendenza è rialzista e il trend è in atto dal minimo di metà giugno e dalla seconda metà di questo mese ha accelerato ulteriormente.