Spread azzoppa banche: in tre mesi persi 11 mld di capitalizzazione. E per Goldman Sachs Italia è Plutone, pianeta in fuga da Ue
Lo spread continua a fare danni. La platea nutrita dei sovranisti potrà continuare a enunciare frasi anti-Soros, prendendosela con i vari squali della finanza, ma i “numerini” tanto derisi da Matteo Salvini & Co hanno un impatto diretto sulle tasche dei quegli italiani che, stando a quanto ha detto il vicepremier leghista nel pieno della campagna elettorale pre-elezioni europee, contano più dello spread.
A ricordarlo sono studi e report vari che vengono pubblicati quotidianamente da strategist ed economisti.
Tra gli ultimi, vale la pena menzionare l’articolo pubblicato oggi nell’inserto del Corriere della Sera L’Economia (firmato da Stefano Righi) e un rapporto tanto originale quanto riservato di Goldman Sachs, diramato dal Sole 24 Ore.
Entrambi mettono in evidenza come l’Italia del governo M5S-Lega si stia confermando sempre di più eccezione negativa dell’Europa. E questo non solo per il suo debito pubblico enorme ma, anche, per l’ostinazione del suo governo a non voler far nulla di incisivo per risolvere questo problema annoso.
Eppure, gli effetti sono evidenti in modo quasi disarmante. Lo si evince leggendo l’articolo :“La lezione di Visco. Banche, effetto spread. In tre mesi bruciati 11 miliardi” del Corriere economia.
“Dal primo marzo al 31 maggio le banche italiane hanno perso pesantemente sul listino azionario (italiano): 11 miliardi in meno di capitalizzazione per i sei istituti considerati (da 80,5 miliardi di euro a 69,5 miliardi)”.
Il riferimento è a Intesa Sanpaolo (nel periodo titolo -14,01%); Mediobanca (-5,12%); Banco BPM -22,14%, UniCredit -15,03%, Ubi Banca -11,56%, Bper -8,45%.
L’articolo spiega cosa sono esattamente quei numerini tanto derisi e sbeffeggiati dai sovranisti del governo M5S-Lega – rimarcando intanto che lo spread, “che è la definizione più completa e corretta del termine numerini, è la misura della fiducia che l’Italia riscuote sui mercati internazionali, quello dei capitali in primis”.
E sottolineando che sono proprio questi numerini che stanno portando le aziende italiane a pagare per finanziare le loro attività il 2,8% in più rispetto ai concorrenti tedeschi, e “addirittura l’1,9% in più rispetto ai concorrenti spagnoli e lo 0,5% in più rispetto alle imprese portoghesi”.
“I numerini significano questo e come si evince c’è poco da ridere se un Paese già povero di materie prime e con qualche grave problema perennemente irrisolto (modeste infrastrutture, corruzione, evasione fiscale, Visco dixit) si trova a dover pagare molto di più per potersi finanziare“.
L’articolo insiste inoltre sul fatto che il problema non riguarda certo solo il mondo delle imprese, dunque dei privati. Tutt’altro: l’emissione di bond sovrani da parte dello Stato – i cui costi dipendono proprio dalla dinamica dei tassi e dello spread – – è “strettamente connessa con l’attività stessa del governo, che emette carta sui mercati internazionali, soprattutto Btp, per finanziare il pagamento degli stipendi dei propri dipendenti e, più in generale, per il funzionamento dell’intera macchina statale, dai ministeri alle scuole”.
Insomma, questi numerini, è il succo del discorso, contano eccome, a dispetto di quanto dicano i vari Salvini & Co.
Il punto è che la dinamica di queste cifre sta allontando sempre di più l’Italia dagli altri pianeti del sistema solare europeo. E’ quanto scrivono gli analisti di Goldman Sachs nel report pubblicato da Il Sole 24 Ore:
“La Grecia sta diventando Nettuno, mentre l’Italia si sta muovendo verso l’estremità del sistema solare, tutta sola, diventando il pianeta più lontano. Non un bel posto dove stare, soprattutto se si ha un debito come quello italiano”.
L’Italia è Plutone per una serie di record negativi che la consacrano pianeta in fuga dal Sole europeo: è l’unica tra i pianeti che ha visto salire i tassi sui titoli di stato dal primo gennaio 2018, sia dei BTP a cinque anni (rialzo dallo 0,68% all’1,84%), che dei BTP a 10 anni (dall’1,97% al 2,67%).
In tutti gli altri ‘pianeti’ dell’Ue i rendimenti dei bond sovrani sono, infatti, scesi.
Un’infografica mostra gli spread relativi ai vari paesi Ue nei cerchi gialli (Italia a 288): per ogni pianeta, vengono indicati poi i tassi decennali e a cinque anni.
Il Sole 24 Ore mette in evidenza il paradosso Italia-Plutone, ricordando come qui si stia parlando ancora della terza economia dell’Europa, di un grande paese-pianeta esportatore, che ha visto il proprio avanzo commerciale balzare dai 31 miliardi del 2010 a 89 miliardi del 2018 al netto delle risorse energetiche. Notevole è inoltre la sua ricchezza privata, “pari a 9.743 miliardi (di cui la fetta immobiliare è pari a 5.246 miliardi)”.
Insomma – scrive il quotidiano di Confindustria – “l’Italia non è certo Plutone in economia”.
Dunque, qual è il motivo per cui i mercati la vedono così? “Perchè chi investe in titoli di Stato, cioè presta soldi all’Italia, ha due grandi preoccupazioni. Uno, l’aumento del debito pubblico e la mancanza di volontà politica di ridurlo. Due: le insinuazioni no-euro di una parte della maggioranza di governo”.