Sostenibilità e blue chip italiane: Snam, Pirelli ed Eni in vetta alla top ten sui temi Sdg
Il Ftse Mib è sempre più un listino ad alta sostenibilità. Una sfida, quella degli Sdgs (Sustainable Development Goals), che è stata abbracciata dalle big di Piazza Affari, che sono sempre più impegnate nel perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’agenda dell’Onu. Gli sforzi e il lavoro da parte delle società quotate è stato maggiore rispetto all’anno passato, sebbene ci siano ancora molte aziende che sono rimaste indietro, con una visione poco chiara sul valore degli obiettivi. E’ questa la tendenza messa in luce dall’ultimo Osservatorio SDGs realizzato da Lattanzio Monitoring & Evaluation, società del sistema Lattanzio Kibs, che approfondisce i temi di attualità legati al perseguimento dei 17 Sdg che sono alla base dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile tracciata dell’Onu e che sono stati approvati nel settembre 2015 da più di 150 leader internazionali per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente.
Snam, Pirelli ed Eni sono le tre big del Ftse Mib maggiormente impegnate nel perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Nell’indice aggregato di sostenibilità, per il comparto finanziario, in classifica Unicredit (quarta posizione), Poste Italiane (ottava) e Unipol (nona posizione). Saipem e Telecom Italia conquistano la quinta e sesta posizione, mentre due big del comparto industriale, come Fca e Campari, si aggiudicano rispettivamente il settimo e decimo posto in classifica.
Il punto di partenza è l’analisi di bilanci non finanziari (dichiarazione non finanziaria, bilancio di sostenibilità o bilancio integrato) combinata con la presenza in quattro indici etici (ECPI Euro ESG Equity, Dow Jones Sustainability Index, CDP, ECPI Ethical Euro Equity), grazie alla quale è stata stilata la top tendelle blue chips più ampiamente impegnate sul tema della sostenibilità.
In particolare, se si analizza il posizionamento delle 40 blue chips italiane rispetto ai quattro indici etici considerati emerge come l’85% delle società quotate è incluso almeno in un indice etico. Un risultato raggiunto prevalentemente grazie all’inclusione delle blue chips italiane negli indici ECPI Euro ESG Equity e Dow Jones Sustainability Index”.