Sondaggio Reuters: rischio recessione fino al 40% anche per Italia. Rialzo tassi Bce si allontana
Aumenta il rischio che la recessione colpisca l’Eurozona tra un anno e diminuisce contestualmente la convinzione che la Bce proceda al primo rialzo dei tassi nel terzo trimestre del 2019. E’ quanto emerge da un sondaggio di Reuters condotto tra il 4 e il 7 dicembre.
Tra le domande poste agli economisti: visto il rallentamento evidente dei fondamentali economici, con tanto di contrazione del Pil in diversi paesi, quali saranno le prossime mosse della banca centrale guidata da Mario Draghi?
Di certo, ed è lo stesso articolo di Reuters a precisarlo, le incognite sulla Brexit e sul braccio di ferro tra l’Italia e l’Unione europea sulla manovra del governo M5S-Lega non depongono a favore dei falchi.
Il prossimo appuntamento con la Bce cade questa settimana, il prossimo giovedì 13 dicembre, quando il Consiglio direttivo si riunirà per annunciare alle 13.45 ora italiana la decisione sui tassi. Prenderà poi la parola, come di consueto alle 14.30, il numero uno Draghi, in quella che sarà la sua ultima conferenza stampa del 2018.
In occasione del meeting, la Bce comunicherà anche i suoi aggiornamenti sulle previsioni di crescita e di inflazione dell’Eurozona.
Tornando al sondaggio di Reuters, sul rischio recessione nell’area euro, la probabilità che si verifichi tra un anno sale dal 15% del sondaggio del mese scorso al 20%, mentre quella che si presenti tra due anni si attesta al 30%, rispetto al 25% precedente.
C’è poi Vanden Houte di ING, responsabile economista di ING, che ritiene che il rischio di recessione entro la fine del 2020 sia pari al 40%. Detto questo, lo stesso analista afferma che è troppo presto per preoccuparsi, visto che la disoccupazione (in Eurozona) sta continuando a scendere e se si considera anche il sollievo che i consumatori avvertiranno nella propensione a spendere, in un contesto di prezzi del petrolio più bassi.
Sulla base di questi presupposti, la prima stretta monetaria della Bce dopo anni di politica monetaria ultra-accomodante, corredata da strumenti straordinari come il Quantitative easing e la politica di tassi anche sotto lo zero (come è nel caso del tasso sui depositi presso la Bce, abbassato fino al -0,40%), è attesa ora dalla maggioranza degli economisti per il primo trimestre del 2020, quando in precedenza le stime erano di un rialzo dei tassi entro il quarto trimestre del 2019.
Così Vanden Houte, sulla possibilità che, come preannunciato dalla Bce, il rialzo dei tassi di rifinanziamento avvenga entro il 2019:
“Direi che abbiamo forti dubbi...esiste una vera chance che il prossimo anno non ci sia neanche un rialzo dei tassi. L’unica cosa che vedo per i prossimi anni è un processo di normalizzazione, volto ad abolire i tassi di interesse negativi”.
Idem Juergen Michels, responsabile economista presso BayernLB, altro partecipante al sondaggio di Reuters:
“Con i tassi reali di crescita destinati a essere inferiori al tasso potenziale, a partire dal 2019 andando in avanti, è improbabile che il target di inflazione di medio termine della Bce venga centrato in modo sostenibile”.
Gli economisti sono unanimi, inoltre, nel ritenere che esista una bassa probabilità che il Consiglio direttivo della Bce estenda il suo programma di Quantitative easing da più di 2,6 trilioni di euro al di là di questo mese. Sulla fine del Quantitative easing, dunque, gli economisti ritengono che il dado sia stato ormai tratto.
Il maggior pessimismo degli economisti è tutto nelle previsioni sul Pil e sull”inflazione. Il tasso di inflazione, che la Bce considera ottimale a un valore appena inferiore al 2%, viene stimato per il 2019 all’1,7%, e in ulteriore flessione all’1,6% nel 2020. Il Pil dell’Eurozona dovrebbe secondo gli esperti rimbalzare dello 0,4% nel trimestre corrente su base trimestrale (il quarto), ma rallentare poi nel 2019, su base annua, a +1,6% (taglio rispetto a +1,7% del precedente sondaggio), e scendere ulteriormente all’1,5% nel 2020.