Si apre il World Economic Forum di Davos tra alert coronavirus, downgrade FMI e attenzione al clima
Via alla nuova edizione del World Economic Forum di Davos, che inizia oggi, martedì 21 gennaio, tra gli alert sul rischio contagio del coronavirus, nuovi downgrade sull’economia globale firmati FMI o sulle singole economie (come Moody’s su Hong Kong), nuove e vecchie tensioni geopolitiche (Iran-Usa, Libia), cambiameti climatici. Di tutto e di più per un mondo che porta ancora con sé gli strascichi delle crisi economiche precedenti, tanto che il Fondo Monetario Internazionale, nel suo aggiornamento al World Economic Outlook, si è visto costretto a tagliare le stime sulla crescita economica globale del 2020 dal +3,4% precedentemente previsto al +3,3%. Si tratta comunque di un outlook che certifica il miglioramento rispetto all’anno scorso quando l’economia, secondo l’Fmi, è cresciuta del 2,9%. D’altronde, si legge nel report, il sentiment di mercato è migliorato grazie ai “segnali preliminari” che indicano che il commercio e il settore manifatturiero globale recupereranno terreno. Altri fattori, come gli stimoli monetari ancora in essere, “notizie favorevoli a intermittenza e le trattative commerciali Usa-Cina, oltre all’ansia minore sul caos Brexit, hanno contribuito al sentiment più favorevole presente sui mercati.
Detto questo, l’Fmi non intravede ancora ragioni sufficienti per brindare all’inizio di una nuova fase rosea per l’economia mondiale, visto che ha deciso di rivedere al ribasso anche l’outlook di crescita per il 2021 di -0,2 punti percentuali, al 3,4%, rispetto alle stime precedenti. “Rimangono visibili ancora pochi segnali di svolta nei dati macroeconomici globali”, si legge nell’aggiornamento del World Economic Outlook. “E la nostra preoccupazione immediata è che le economie dei paesi in via di sviluppo non saranno resilienti così come attese. L’Fmi ora crede che la crescita dell’India, per esempio, sarà pari al 5,8% nel 2020, meglio del +4,8% del 2019 ma ben -1,2 punti percentuali al di sotto di quanto stimato a ottobre.
Il Fondo Monetario Internazionale ha spiegato il downgrade del Pil indiano sottolineando che il paese “è rallentato in modo più forte delle attese”, a causa dello stress che ha colpito il suo settore finanziario e per la crescita del credito inferiore. Tagliato l’outlook anche per altri mercati emergenti come Messico, Cile e Sud Africa. L’outlook per l’economia Usa rimane stabile, anche se non particolarmente incoraggiante visto che il Pil è atteso indebolirsi dal 2,3% del 2019 al 2% nel 2020, livello inferiore di 0,1 punti percentuali rispetto all’outlook di ottobre.
Così come il World Economic Forum di quest’anno, che è dedicato al clima, come segnala il nome stesso dell’evento Stakeholders for a Cohesive and Sustainable World anche l’Fmi teme il peggioramento delle condizioni climatiche mondiali e le sue ripercussioni sull’economia mondiale. “I disastri collegati al tempo, come tempeste tropicali, inondazioni, siccità, incendi, si sono tradotti in gravi costi umanitari e in perdite di bestiame in diverse regioni, negli ultimi anni. I cambiamenti climatici, che hanno alimentato la maggiore frequenza e intensità dei disastri legati alle condizioni del tempo, hanno già messo in pericolo la salute e l’economia, e non solo nelle regioni direttamente colpite”. Gli stessi, si legge ancora nel report dell’Fmi, “potrebbero rappresentare una sfida per altre aree che non ne ancora scontato gli effetti diretti, contribuendo ai fenomeni migratori o allo stress finanziario (per esempio, nel settore assicurativo). La continuazione di questi trend potrebbe infliggere perdite maggiori in più paesi”.
In generale, l’FMI ha spiegato il downgrade sottolineando che la mossa riflette “le sorprese negative per l’attività economica in alcune economie dei paesi emergenti, in particolare in India, fattore che ha portato a rivalutare le prospettive di crescita relative ai prossimi due anni. In alcuni casi, questa rivalutazione riflette anche l’impatto dell’aumento delle tensioni sociali”.
Arriva intanto il sondaggio stilato dal World Economic Forum insieme a PWC sulla fiducia dei ceo nel mondo. Dal sondaggio emerge che “peggiora la fiducia sulla crescita globale, anche se il 90% dei CEO italiani è fiducioso sulla crescita aziendale a 3 anni”. In generale, si legge nel report, in tutte le regioni del mondo i CEO sono molto meno fiduciosi nella crescita economica globale. L’incertezza sulla crescita economica, l’eccessiva regolamentazione, le tensioni commerciali e la necessità di upskilling sono i temi chiave emersi a livello globale”. La sorpresa è che invece “cresce rispetto allo scorso anno, la fiducia dei CEO italiani nella crescita del fatturato a 3 anni (90% nel 2020, contro l’84% nel 2019) in controtendenza rispetto al dato globale che però non rappresenta un caso isolato
“Il nuovo decennio si apre con il 53% dei CEO che prevede una riduzione del tasso di crescita economica nel 2020. Un dato in aumento rispetto al 29% del 2019 e al 5% del 2018. Il numero di CEO che prevedono un aumento del tasso di crescita economica si è ridotto dal 42% del 2019 al 22%. Questi sono alcuni dei dati principali che emergono dalla 23a ricerca condotta da PwC su circa 1.600 CEO in 83 paesi del mondo e presentata oggi all’incontro annuale del “World Economic Forum” di Davos (Svizzera)”.
In queste ore, un’altra minaccia per l’economia globale scontata dai mercati prende il nome di coronavirus, tanto che l’Oms ha convocato per la giornata di domani, mercoledì 22 gennaio, una riunione di emergenza per affrontare il caso dell’epidemia esplosa in Cina, che rischia di contagiare altri paesi.
Paura per la possibile trasmissione del virus trasmesso da uomo a uomo dopo che, stando a quanto riportato dal South China Morning Post Zhong Nanshan, direttore del Laboratorio statale per le malattie respiratorie ed esperto della sindrome severa respiratoria acuta (SARS), ha riferito che il contagio da uomo a uomo avrebbe coinvolto due famiglie del Guangdong. Si parla inoltre di un caso confermato a Wuhan.
Allerta a tal proposito anche in Italia, dove è scattata a Fiumicino la procedura di controlli sanitari degli aerei che arrivano dal Wuhan.