Scossa forex da BoE: verso taglio tassi anche con accordo Brexit. Terza settimana di ribassi per la sterlina
Oggi è stata una dichiarazione rilasciata da Michael Saunders, esponente esterno della Commissione di politica monetaria della Bank of England, a provocare un nuovo brusco dietrofront della sterlina. Saunders – e le parole hanno fatto ancora più effetto se si considera che il banchiere è considerato un falco, dunque non proprio un fan della politica monetaria accomodante – ha detto che “è piuttosto plausibile che la prossima mossa della BoE sia di un taglio dei tassi, anche nel caso in cui si riuscisse a evitare il no-deal Brexit”.
Dunque, anche nel caso in cui, a questo punto si può dire per il rotto della cuffia, il Regno Unito di Boris Johnson riuscisse a siglare un accordo con Bruxelles tale da garantire una Brexit ordinata, ovvero un divorzio UK dal blocco europeo non necessariamente drammatico.
Questo, ha spiegato lo stesso Saunders, perchè “è probabile che le incertezze continuino a zavorrare la crescita UK al di sotto del suo potenziale ancora per un po’ di tempo”. Cosa che sarà ancora più vera, “soprattutto se la crescita globale continuerà a essere debole. In uno scenario del genere – che non è quello di un no-deal Brexit ma di un’incertezza ostinatamente alta -, sarebbe probabilmente appropriato mantenere una politica monetaria espansiva, e forse renderla più accomodante”.
L’impostazione dovish delle parole dell’esponente della Bank of England ha avuto un effetto immediato sulla sterlina, che ha ceduto più dello 0,4% nei confronti del dollaro, fino a $1,228, perdendo anche sull’euro fino a €1,1257.
Opposta, come sempre, la reazione dell’indice azionario Ftse 100, che ha toccato invece i livelli massimi dalla fine di luglio (testati poco prima del sell off di agosto), a quota 7.420 punti, in rialzo di 70 punti o +0,95% in giornata.
Nel commentare il trend della sterlina Artur Baluszynski, responsabile della divisione di ricerca presso Henderson Rowe, ha detto:
“Anche se non dovesse esserci un no-deal Brexit, gli ultimi tre anni hanno fatto abbastanza danni all’economia del Regno Unito per giustificare un approccio di “tassi più bassi per un periodo di tempo più lungo”.
BANK OF ENGLAND SOLLEVANO INTERROGATIVO: QUANTO STA MALE L’ECONOMIA UK?
La domanda che viene spontanea è: quanto deve essere messa male l’economia UK per portare la banca centrale a orientarsi verso un taglio dei tassi anche in caso di accordo sulla Brexit? Per avere un’idea dei fondamentali del Regno Unito, si può far riferimento all’outlook di Barclays che, nel suo report “Time to Play Defense”, comunica di prevedere un forte deprezzamento della sterlina, che “accompagnerà le fasi iniziali di un no-deal Brexit, e una ripresa parziale entro la fine del 2020, grazie al ritorno degli investimenti e ai buyer che ragionano in un’ottica di lungo termine”.
Secondo gli esperti del colosso bancario britannico, il Regno Unito farà fronte a un Hard Brexit, che si verificherà tuttavia tre mesi più tardi rispetto alle precedenti previsioni, ovvero nel primo trimestre del 2020, portando l’economia UK in recessione. Il risultato è che, per il 2019, la crescita del Regno Unito è prevista a un ritmo di crescita dell’1,2%, e per il 2020 si prevede una contrazione del Pil su base annua dello 0,1%.
Occhio all’outlook del Pil del secondo trimestre del 2020, per cui Barclays prevede una contrazione del 2%, dopo il +0,7% del primo trimestre.
Così commenta intanto Ricardo Evangelista, analista senior di ActivTrades, le dichiarazioni di Michael Saunders: “La sterlina si appresta a concludere la terza settimana di ribassi, dopo le nuove tensioni legate alla Brexit in parlamento e, soprattutto, nessuna certezza in merito a quello che sarà l’esito complessivo della vicenda. L’effetto negativo che questa incertezza relativa alla Brexit sta avendo sulla sterlina è stato ampliato da una dichiarazione di uno dei vertici della Banca d’Inghilterra. Michael Saunders, infatti, ha affermato che anche se si eviterà una Brexit senza accordi, la BoE potrebbe ancora guardare ad un taglio dei tassi. Questo ha generato una perdita di valore del pound, infatti Saunders è noto come un falco, ma la sua posizione qui è stata molto accomodante, con conseguenti perdite immediate dello 0,4% per la sterlina rispetto al dollaro USA. Gli investitori vedono dunque altri rischi ribassisti per la divisa di Sua Maestà sia per la Brexit che per la posizione più accomodante della banca centrale”.
CAOS BREXIT: STERLINA VERSO PARITA’ SU EURO E DOLLARO?
I cali della sterlina stanno ovviamente portando diversi analisti (ma anche consumatori) a chiedersi quanto margine di ribasso abbia ancora la valuta britannica, considerando che la moneta continua a oscillare anche sulla scia degli eventi e delle dichiarazioni bellicose del premier Boris Johnson.
Tra l’altro, è importante ricordare che è stata la stessa Bank of England ad affermare l’anno scorso che la sterlina avrebbe potuto toccare la parità sia nei confronti del dollaro che dell’euro. E, all’inizio di settembre, Scott Thiel, responsabile della divisione di reddito fisso di BlackRock, ha detto di considerare possibile una discesa della sterlina fino a un rapporto 1 a 1 con l’euro. Così anche diversi altri analisti secondo cui, in caso di no-deal Brexit il prossimo 31 ottobre, il rapporto toccherebbe la parità mentre, nei confronti del dollaro, la sterlina scenderebbe fino a $1,05.