Saudi Aramco: Ipo record ormai un miraggio? Fonti WSJ: ‘non si farà più’
I dubbi sulla tempistica dell’Ipo tra le più attese al mondo, quella record del colosso petrolifero saudita Saudi Aramco, erano noti da tempo. Nelle ultime ore, il Wall Street Journal ha riferito tuttavia indiscrezioni esplosive, secondo cui il progetto dello sbarco in Borsa sarebbe addirittura stato stracciato.
L’Ipo del gigante, ha scritto il quotidiano finanziario americano, potrebbe non farsi più.
“Tutti sono quasi certi che (l’Ipo) non ci sarà”, ha riportato al Wall Street Journal un dirigente senior di Aramco, optando per l’anonimato.
I rumor segnalano che l’ipotesi che il collocamento avvenga verso la fine del 2018 è stata già scartata. D’altronde, era stato lo stesso ministro petrolifero dell’Arabia Saudita a dire, lo scorso mese, che sarebbe stato “bello” se l’evento si fosse verificato nel 2019.
Il ministro aveva anche aggiunto come, in ogni caso, il timing non fosse una questione cruciale.
Allo stato attuale delle cose, i funzionari sauditi non avrebbero neanche scelto la borsa su cui far sbarcare il colosso: la scelta è tra i listini di New York, Londra e Hong Kong.
La riluttanza si spiegherebbe con un motivo ben preciso. Il Wall Street Journal scrive, di fatto, che “i funzionari sauditi hanno riferito di essere arrivati alla conclusione che una Ipo presso una piattaforma azionaria così grande come sono quelle di New York, Londra e Hong Kong, comporterebbe troppi rischi legali, esponendo per esempio Aramco alle cause dei suoi azionisti”.
Un altro ostacolo sarebbe rappresentato dal fatto che è difficile che il gigante possa riuscire a essere valutato tanto quanto l’Arabia Saudita chiede, ovvero $2 trilioni.
Nessun commento è stato rilasciato dalla diretta interessata sull’operazione con cui dovrebbe essere collocato sul mercato il 5% del suo capitale.
Controllato dallo stato saudita, Aramco è il principale produttore di petrolio al mondo. Attraverso il suo sbarco in Borsa, Riyadh sperava di raccogliere decine di miliardi di dollari per finanziare le sue casse e andare così avanti nel processo di diversificazione economica su cui ha deciso di puntare.
A questo punto la decisione finale spetta al principe saudita Mohammed, figlio del Re Salman, sempre più presente nell’arena internazionale della finanza.
Di mezzo, tra gli ostacoli, ci sarebbe anche la tragedia dell’11 settembre. Diverse sono di fatto le famiglie delle vittime dell’11 settembre che hanno fatto causa all’Arabia Saudita, accusandola di essere rimasta coivolta nel finanziamento del gruppo dei terroristi responsabili della tragedia, in cui hanno perso la vita più di 3.000 persone.
Lo scorso marzo, intervistato nel corso della trasmisisone “Mornings with Maria” di FOX Business, il ministro delle finanze saudita Mohammed Al-Jadaan aveva commentato il rischio di nuove cause legate all’11 settembre, affermando che il paese rimaneva concentrato sull’Ipo.
“Non rilascerò commenti sui dettagli, ma stiamo cercando di esaminare tutte le opzioni, facendo andare avanti una due diligence accurata..Questa è la società più grande al mondo, significa molto per il nostro paese, è più della metà del nostro Pil, per cui intendiamo procedere con cautela”.