Notizie Notizie Mondo Sanzioni Iran: quali aziende europee ci rimetteranno di più?

Sanzioni Iran: quali aziende europee ci rimetteranno di più?

7 Agosto 2018 16:15

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L’entrata in vigore delle sanzioni americane contro l’Iran, dopo la decisione di ritirarsi dall’accordo internazionale sul nucleare, lo scorso maggio, potrebbe avere ricadute su alcune aziende europee, che operano o hanno progetti in corso nel paese mediorientale. Ne è una riprova il fatto che la casa automobilistica tedesca Daimler avrebbe deciso proprio oggi di sospendere le sue attività in Iran. Secondo l’indiscrezione riportata da Bloomberg, il progetto di espansione del gruppo, che comprendeva la produzione e la vendita di camion Mercedes-Benz nel mercato iraniano, è stato stoppato.

E proprio il settore automobilistico potrebbe essere tra quelli più coinvolti dalle sanzioni contro l’Iran. In un approfondito articolo redatto da Afp, si parla che anche Volkswagen potrebbe dover rinunciare al mercato iraniano dopo che solo l’anno scorso aveva annunciato la sua intenzione a tornare a vendere auto nel paese dopo 17 anni di assenza. Stesso discorso per le francesi Renault e Peugeot, che insieme coprono quasi la metà di auto immatricolate in Iran. In particolare, Peugeot si sarebbe già mossa per il suo ritiro, minimizzando l’entità a meno dell’1% del suo fatturato, mentre Renault avrebbe pensato di non abbandonare le sue attività nel paese nonostante il calo registrato nel primo semestre (-10,3%).

Anche l’industria aerospaziale potrebbe soffrire, con l’Iran che cercava di modernizzare una flotta aerea obsoleta. L’europea Airbus aveva già ricevuto ordini da società iraniane per 100 aerei, di cui solo 3 sono stati finora consegnati. Potrebbe essere in bilico anche il contratto ricevuto da Air Iran per 20 aeromobili fabbricati dalla joint venture tra Airbus e Leonardo.

Senza dubbio però quella che viene in mente per prima è l‘industria petrolifera. In Iran il gruppo francese Total aveva avviato con la cinese Cnpc una partnership per investire 5 miliardi di dollari nel giacimento di gas di South Pars nel Golfo Persico. Un progetto che ora potrebbe andare in fumo. Possibili ripercussioni anche per il gigante italiano Eni, il cui contratto per acquistare 2 milioni di barili di petrolio ogni mese scadrà alla fine dell’anno.

Altre aziende italiane potrebbero subire conseguenze dalle sanzioni contro l’Iran. In particolare, il gruppo Ferrovie dello Stato che l’anno scorso ha firmato un accordo per la costruzione di una linea ad alta velocità tra Qom e Arak nel nord dell’Iran, e Fincantieri che ha stretto diversi accordi di cooperazione. E in effetti l’Italia è diventata il più grande partner commerciale europeo dell’Iran, con esportazioni nel paese che sono aumentate del 12,5% nel 2017 a 1,7 miliardi di euro.

Per quanto riguarda il turismo, le compagnie aeree, come Lufthansa e British Airways che avevano ripreso i voli diretti verso Teheran, potrebbero essere penalizzate. Mentre nell’ambito alberghiero, le aziende europee più presenti sarebbero la francese AccorHotels e la spagnola Melia Hotels.

Nell’industria, conseguenze potrebbero vedersi soprattutto per la tedesca Siemens che nel 2016 ha avviato un progetto con l’iraniana Mapna nelle turbine a gas e nei generatori per le centrali elettriche, mentre solo lo scorso gennaio ha firmato un contratto riguiardante la fornitura di compressori per il gas naturale. Ma certamente non sarebbe la sola.

Nel farmaceutico, la francese Sanofi, che è presente ormai da una dozzina di anni nel paese mediorientale, sta continuando regolarmente le sue attività ma sta valutando i potenziali impatti derivanti dalle sanzioni.