Salini Impregilo: il maxi-polo nazionale sarà una public company con un nuovo nome
Grandi passi avanti nella creazione del maxi-polo delle costruzioni italiane con al centro Salini Impregilo che ora mira a un portafoglio ordini di 60 miliardi con commesse in tutto il mondo. I negoziati sono a buon punto e i vertici stanno lavorando agli ultimi dettagli.
Lo ha detto Pietro Salini, amministratore delegato di Salini Impregilo, nell’intervista concessa al Corriere della Sera, precisando che in questi giorni si sta visionando anche il piano industriale della nuova società, definitiva non come un’operazione di salvataggio ma come un progetto per il sistema-paese.
Per finanziare questo progetto serviranno, citano alcune fonti, 600 milioni, di cui 300 in carico a Cassa depositi (Cdp). Nell’intervista l’ad Salini ha chiarito che le cifre più o meno potrebbero essere queste, ma devono essere viste in un’ottica di un progetto industriale che mira alla creazione di un gruppo affidabile, con un rating quasi investment grade, per garantire un futuro ad oltre 30 mila persone che ora rischiano di perdere il lavoro.
La nuova realtà sarà, secondo quanto dichiarato da Pietro Salini, una public company con le migliori pratiche di corporate governance che potrebbe non portare il nome di Salini Impregilo. Inoltre, la famiglia Salini sarebbe disposta a diluirsi sotto la quota di maggioranza, pur restando azionista di controllo.
Cdp vorrebbe diventare secondo azionista
Sempre Il Corriere della Sera, pochi giorni fa, ha rivelato che la Cdp starebbe valutando un intervento di 300 milioni di euro, per ricapitalizzare Salini-Impregilo e costruire il maxi-polo delle costruzioni. In questo modo, secondo il quotidiano, la Cdp diventerebbe il secondo socio di Salini-Impregilo con una partecipazione vicina al 25%.
Il ruolo delle banche in questo progetto sarebbe quello di mettere sul tavolo circa 150 milioni, se non fosse il mercato a sottoscrivere questo importo. Gli istituti di credito più coinvolti sarebbero Intesa Sanpaolo e Unicredit, che metterebbero a disposizione 50 milioni ciascuna. Altri 50 milioni arriverebbero da Bnp Paribas (che controlla Bnl) e Banco Bpm. Il quotidiano sottolinea che al momento nessuna banca avrebbe ancora deliberato l’operazione. Dei restanti 150 milioni, 100 milioni potrebbe garantirli come linea di credito Morgan Stanley, mentre gli ultimi 50 li metterebbe Salini Costruttori, diminuendo la partecipazione al 45%, sotto la quota di controllo.
Prima intesa sulla governance tra Cdp e Salini
Sul futuro assetto del Progetto Italia, ossia la realizzazione del maxi-polo delle costruzioni che passa dal salvataggio di Astaldi e che è stato promosso da Salini Impregilo, potenzialmente in asse con Cdp, si è espresso qualche giorno fa anche Il Sole 24 Ore, facendo riferimento a una prima bozza di massima.
In particolare, scrive il quotidiano di Confindustria, si sarebbe stabilito che a Salini Impregilo continuerà a fare capo la nomina dell’amministratore delegato e del general manager, mentre Cdp potrà esprimere il presidente. Candidato, quest’ultimo, che dovrà però emergere da una lista alternativa rispetto a quella dell’azionista di maggioranza (Salini) e che la Cassa dovrà presentare in assemblea per sottoporla al voto del mercato.
Il ruolo di amministratore delegato sarebbe riservato al numero uno di Salini-Impregilo, Pietro Salini, precisa Il Sole 24 Ore. Ci sarebbero ancora alcuni temi di discussione, in particolare sulla ripartizione dei posti in consiglio di amministrazione e su chi guiderebbe il comitato all’interno del board, che avrebbe poteri di indirizzo strategico e gestionali non consueti e forse non facilmente conciliabili con le regole di governance che il mercato richiede a una società quotata in Borsa.