S&P dà tregua all’Italia e spread scende sotto 300, Ftse Mib ruggisce con le banche
Premesse per un corposo rimbalzo oggi per gli asset italiani. La sponda offerta da Standard & Poor’s, che ha confermato il rating sull’Italia al gradino BBB limitandosi ad abbassare l’outlook da stabile a negativo, sta spingendo gli acquisti su BTP e il Ftse Mib si muove di conseguenza con in rally soprattutto le banche.
In avvio di giornata lo spread BTP/Bund è sceso sotto la soglia critica dei 300 punti base con rendimento del BTP decennale sceso in area 3,35%.
Il mercato ha tirato un sospiro di sollievo con l’Italia che evita il secondo declassamento nel giro di una settimana. “Un verdetto che rispecchia l’aspettativa mediana degli osservatori ma che può essere considerato positivo al margine nello scongiurare sviluppi peggiori in tempi brevi”, rimarca Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund.
Banche risalgono, male Leonardo
A Piazza Affari l’indice Ftse Mib segna un progresso dell’1% circa a quota 18.876 punti. Protagoniste soprattutto le banche con rialzo superiore al 3% per Banco BPM e Ubi Banca, molto bene anche le big Unicredit (+2,425) e Intesa Sanpaolo (+1,71%). Tra le maggiori blue chip sui segnala il +1% di Fca alla vigilia della presentazione dei conti trimestrali. Molto male invece Leonardo (-3,35%).
Focus ancora su possibili modifiche manovra
S&P non ha comunque lesinato critiche all’impronta di politica economica e fiscale del nuovo governo considerando le proiezioni di crescita eccessivamente ambiziose. L’agenzia di rating ritiene pertanto che la Manovra non permetterà di mantenere una traiettoria discendente del debito/PIL con il rischio che questo si rifletta sulle banche e di conseguenza provochi minore credito all’economia, penalizzando la crescita.
Oggi si guarda anche alla possibilità che il governo vada parzialmente incontro alle richieste Ue modificando l’obiettivo di deficit. Secondo l’Ansa il governo M5S-Lega potrebbe aprire all’ipotesi di rivedere al ribasso il target sul deficit-Pil deciso per il 2019 dal 2,4% fissato nel NaDef al 2,3-2,2%. Una strategia che al momento convincerebbe di più la Lega rispetto ai 5stelle.