Ryanair lancia secondo profit warning in appena tre mesi. Colpa prezzi più bassi e incognita Brexit
Per la seconda volta in tre mesi Ryanair lancia un profit warning. Di mezzo c’è anche la Brexit, con tutte le incertezze che il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione europea sta sollevando.
Compagnia aerea irlandese low cost numero uno in Europa, guidata dal controverso amministratore delegato Michael O’Leary, Ryanair ha reso noto di prevedere ora per l’anno fiscale che si chiude il prossimo 31 marzo – escluse le perdite relative alla sua divisione Laudamotion – utili al netto delle tasse compresi tra 1 miliardo e 1,1 miliardi di euro, al di sotto della precedente stima su un range compreso tra 1,1 miliardi e 1,2 miliardi di euro. Ancora prima, il gruppo aveva previsto profitti più alti, compresi tra 1,25 e 1,35 miliardi. Poi, il profit warning di ottobre. E oggi, tre mesi dopo, il nuovo allarme utili.
La ragione del downgrade, ha spiegato il vettore, risiederebbe nei prezzi dei biglietti inferiori a quanto previsto per il secondo semestre dell’anno fiscale.
Ryanair stima ora una flessione delle tariffe pari a -7%, ben superiore al -2% precedentemente stimato, a causa del fenomeno dell’eccesso di capacità nei voli a corto raggio in Europa.
E’ vero comunque che, come fa notare un articolo della Cnbc, i prezzi più bassi sono stati in parte compensati dalla crescita più forte delle attese del traffico dei passeggeri su base annua, atteso in rialzo del 9% a 142 milioni di passeggeri.
Il titolo ha reagito con un calo non eccessivo, pari a -1% circa, sufficiente tuttavia a zavorrarlo al minimo in quasi quattro anni.
Ryanair ha tra l’altro parlato di un outlook difficile per tutto il comparto aereo. Gli investitori hanno così penalizzato anche altri titoli del settore scambiati alla borsa di Londra, come easyJet e IAG, la holding a cui fa capo British Airways.
Così l’AD di Ryanair Michael O’Leary:
“Sebbene disponiamo di una visibilità ragionevole sulle prenotazioni del quarto trimestre (fiscale), non possiamo escludere ulteriori tagli ai prezzi dei biglietti e/o una guidance lievemente inferiore per l’intero anno (dunque la prospettiva di un nuovo downgrade), tenendo conto della possibilità di sviluppi sulla sicurezza o di incertezze legate alla Brexit.