Risk off sui mercati: Wall Street traballa, Nasdaq giù con Nvidia. Settembre parte cauto, occhio a ‘questione stagionalità’
È ancora fresco, anzi freschissimo, nella mente degli investitori l’avvio turbolento del mese di agosto. Con il sell-off dei listini globali andato in scena nella seduta del 5 agosto, il Black Monday che ha visto l’indice giapponese Nikkei crollare di oltre il 12%. E anche il mese di settembre, storicamente più debole per i mercati, è iniziato all’insegna della ‘risk aversion’.
Certo, non i ribassi di inizio agosto ma in ogni caso Wall Street ha vacillato, con il Nasdaq che ha ceduto circa il 3,2% trascinato al ribasso da Nvidia che ha perso oltre il 9%. Una spirale ribassista che ha travolto anche il Nikkei che è indietreggiato di oltre il 4%, pur restando sopra la soglia dei 37mila punti.
Tra le commodity, sotto osservazione anche lo scivolone del petrolio, con il Brent che ora viaggia in area 73 dollari al barile e il Wti cerca di mantenere la soglia psicologica dei 70 dollari.
E ancora il Vix é tornato sopra a quota 20.
A mettere sotto pressione i mercati il pessimismo scatenato da alcuni dati cinesi e ancora di più due dati arrivati nel pomeriggio dagli Stati Uniti (l’indice Ism manifatturiero e il Pmi manifatturiero).
Risk off sui mercati
La cronaca sui mercati di ieri ha visto in primo piano Nvidia che ha perso quasi il 10%. Vendite diffuse tra gli indici azionari a Wall Street, col Nasdaq che ha perso oltre il 3% portandosi ai livelli di metà agosto, i discesa anche S&P500 (-2%), Dow Jones (-1,7%), Russell (-3%). Giù anche il Nikkei con un -3,8%.
“Come detto nelle precedenti analisi, la volatilità esplosa ad inizio agosto non sarebbe andata via facilmente, sarebbe stato elemento caratterizzante i mercati nei mesi successivi, cosí come successe nel 2022 dove abbiamo l’alternanza di fasi rialziste e ribassiste su base settimanale che hanno portato i mercati ad un ribasso importante nel lungo periodo. Questa volta la situazione é tecnicamente peggiore con i futuri tagli dei tassi, oramai divenuti una certezza, e l’aumento della disoccupazione Usa che diventa sempre piú probabile a livello statistico”, segnala David Pascucci, analista per XTB.
I dati macro restano in primo piano. Ieri uno dei dati maggiormente attesi, soprattutto dopo la delusione della lettura di luglio, era l’Ism manifatturiero Usa. Il dato ha chiuso il mese di agosto a 47,2 punti dai 46,8 punti di luglio, ma ha deluso il mercato che si attendeva un rialzo a quota 47,5.
“Nonostante il manifatturiero sia una piccola porzione dell’economia Usa (area 15%) l’Ism manufacturing continua a vedersi attribuire una notevole rilevanza, perchè il settore è considerato leading. Poi, il report di luglio aveva deluso enormemente, terminando sotto la più pessimistica delle previsioni, e ai minimi dal covid, con un sottoindice occupazione bassissimo. Questo era stato il primo di una serie di dati brutti che avevano causato la growth scare e affossato i listini“, commenta Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, rimarcando che “i numeri di ieri restano problematici, con un rimbalzino inferiore alle attese, e con un recupero del sottoindice employment (che però resta in contrazione) a cui fa da contraltare un inabissamento dei nuovi ordini”. Il report, aggiunge ancor l’esperto, risulta coerente con il PMI manufacturing, che oggi è stato rivisto di 0.1 al ribasso rispetto alla release flash.
A fare il punto sui mercati anche Mark Haefele, chief investment officer, Ubs Global Wealth Management. “Quando l’indice manifatturiero Ism ha segnalato la continua debolezza del settore industriale e Nvidia e altri titoli a grande capitalizzazione sono finiti sotto pressione, contribuendo allo scivolone del mercato, le azioni statunitensi sono scese e le obbligazioni sono salite. Il movimento di riduzione del rischio si è esteso all’Asia mercoledì mattina, con il Nikkei 225 giapponese in calo e i titoli asiatici dei chip AI che hanno perso il 4,5-7,5%. L’S&P 500 ha subito un calo del 2,1%, il più forte dal 5 agosto, quando i mercati hanno ripreso l’attività dopo la pausa del Labor Day. Questo contesto storico può aiutare a spiegare perché il movimento di martedì potrebbe segnalare un sentimento di rischio più ampio, infatti, si prevede che le azioni saliranno nei prossimi 6-12 mesi, ma non si esclude una nuova volatilità nel breve termine“.
Settembre, un mese storicamente debole. Attenzione anche all’anno elettorale
Potrebbe essere stato un movimento forse un po’ “esagerato” per un report che alla fine è risultato poco sotto attese, secondo Sersale che ricorda però come sia iniziato un mese (settembre, solitamente uno dei più deboli) per i mercati. In un recente commento sui mercati sempre Sersale sottolinea come “si sia parlato parecchio della stagionalità negativa di questo mese, in particolare negli anni elettorali incerti, e degli altri motivi che inducono alla cautela”
“Siamo in un anno elettorale in US, e gli anni elettorali hanno una stagionalità propria, caratterizzata da una fase marcatamente positiva in estate, seguita da 2 mesi, settembre e ottobre, più difficoltosi, e un bel rally finale (nella figura qui sotto le 2 diverse stagionalità, con annesso “win rate” ovvero percentuale di mesi positivi sul totale)”, ricorda ancora Sersale.
Test disoccupazione
Tornando al calendario di questa settimana, si attende sul mercato un piatto forte: ovvero i dati sul mercato del lavoro Usa per il mese di agosto. Domani un primo assaggio con il sondaggio ADP, e il giorno successivo in arrivo le nonfarm payrolls, i salari medi orari e il tasso di disoccupazione. Oggi in uscita anche i Jolts.
In vista dei dati di venerdì, le stime del consensus Bloomberg indicano la creazione di 165 mila nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo ad agosto rispetto ai +114 mila di luglio, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe scendere al 4,2% dal 4,3% della lettura precedente.